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Marco Bellocchio girerà un film su Sergio Marchionne Le riprese inizieranno nel 2026 e si svolgeranno in Italia, Stati Uniti e Canada, i tre Paesi della vita di Marchionne.
Il responsabile per la Salute della Florida ha detto che eliminerà tutte le vaccinazioni obbligatorie Non solo quelle legate al Covid ma anche quelle che riguardano le fasce più giovani, dal morbillo all’epatite B.
Lena Dunham ha annunciato la data di uscita del suo nuovo libro, Famesick Un memoir scritto nell'arco di sette anni che parla di «malattia, dipendenza e sofferenza amorosa».
A Broadway è arrivato il musical dell’Italian Brainrot e durante la prima ovviamente è successo di tutto Tung Tung Tung Tung Tung Tung Tung Tung Tung Sahur è stato arrestato, il pubblico l'ha presa male, la protesta è arrivata fino a Times Square.
Drake ha girato un lungometraggio in cui se ne va in giro per i luoghi di culto di Milano C'è anche la Bocciofila Caccialanza di via Padova, dove incontra Sfera Ebbasta.
Trump vuole cambiare il nome del ministero della Difesa americano in ministero della Guerra Non il più rasserenante dei messaggi per il mondo, il fatto che il segretario alla Difesa Pete Hegseth diventi segretario alla Guerra. 
Un quadro trafugato dai nazisti è stato ritrovato in Argentina grazie a un annuncio immobiliare È il "Ritratto di signora” del pittore italiano Giuseppe Ghislandi, meglio conosciuto come Fra Galgario.

Stessa spiaggia stesso mare

Bagni Diana vs Bolkenstein: come le liberalizzazioni cambieranno le estati italiane

31 Luglio 2012

Questo portfolio della fotografa Giovanna Silva e il seguente articolo sono stati pubblicati sul numero 9 di Studio, in edicola:

«Per quest’anno non cambiare stessa spiaggia stesso mare», recitava un famoso motivetto estivo dei primi anni Sessanta. Il successo partorito dal connubio Mina-Mogol ben descriveva un immaginario romanticamente nazionalpopolare, fatto di estati passate sotto l’ombrellone, i lettini e le sdraio tutti uguali, con i logo “Bagni Diana” bene in vista e i vecchi bagnini – Mimmo, Pino e Gigi – che sono sempre gli stessi dalle prime vacanze con i genitori e il salvagente a paperella, ai primi amori estivi fino alla patente.

Una realtà squisitamente italiana che rischia di scomparire a causa di una normativa dell’Unione europea – o così almeno la vedono i professionisti del campo, scesi in piazza contro una riforma, varata in ottemperanza della direttiva Bolkestein, che liberalizzerà il settore balneare.
I sostenitori del libero mercato lo vedono come un cambiamento dovuto, necessario a correggere una anomalia tutta italiota e a garantire la libera concorrenza, come negli altri Paesi europei, a favore della trasparenza e della qualità del servizio. Ma per loro, i gestori dei Bagni Diana e dei Bagni Nettuno, è una riforma che mette a repentaglio la sostenibilità economica delle loro attività e che, in definitiva, potrebbe fare scomparire la spiaggia così come la conosciamo. E così la riforma degli stabilimenti balneari si è trasformata in un piccolo scontro culturale.

Alla fine del 2015 scadranno gli appalti – rinnovati dopo una lunga trattativa tra gerenti e autorità, volta a fare coincidere la data per la maggioranza dei lidi nazionali – per le concessioni demaniali. Dal primo gennaio 2016 la gestione delle spiagge sarà assegnata con gare d’appalto, pubbliche, trasparenti e, soprattutto, aperte a tutti – senza distinzione di nazionalità, né diritti di prelazione che favoriscano gli assegnatari precedenti. «Finora il settore è stato gestito come una giungla, spesso le concessioni venivano assegnate praticamente in automatico ai gestori precedenti, in parte per forza di inerzia, in parte perché i sindaci, a caccia di voti, volevano accontentare i loro cittadini», dice Carlo Stagnaro dell’Istituto Bruno Leoni (nonché residente di una città assai interessata dalla riforma, Sestri Levante). «Adesso questo non sarà più possibile, a favore della competitività, che tende a tradursi in una qualità maggiore e servizi migliori», sostiene Stagnaro.
Dal suo punto di vista, è anche una questione di principio: «Ad oggi c’è una sistematica sottovalorizzazione dei possedimenti demaniali, i comuni fanno pagare 1 quello che varrebbe 10: se ci scandalizziamo perché un politico affitta un appartamento a un prezzo di favore, perché non ci scandalizziamo per questo?»

Diametralmente opposta la prospettiva di Pietro Gentili, segretario generale del Sindacato italiano balneari (Sib): «Già oggi per un gestore ammortizzare i costi è molto difficile», dice. «Se i prezzi aumenteranno e il rinnovo della concessione non sarà certo, ci saranno meno incentivi a investire nelle strutture, tutto a discapito della qualità».

Ma, soprattutto, la riforma rischia di fare scomparire quella che Gentili descrive come la specificità dei lidi italiani: «Qui da noi gli stabilimenti sono a gestione famigliare, le famiglie scelgono una spiaggia, piuttosto che un’altra, perché conoscono il bagnino da anni, c’è un rapporto di fiducia e si sentono coccolati». Se invece la gestione sarà affidata a chi offre più soldi, sostiene, gli appalti finiranno nelle mani delle grandi imprese, che non hanno interessa a mantenere un rapporto personale con il cliente. «La nostra è una battaglia contro l’industrializzazione delle spiagge».

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