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Secondo il Guardian questo è il nuovo capo dell’Isis

Gli agenti di due diversi servizi di intelligence hanno definito l’identità del nuovo leader dell’Isis: si tratta di Amir Mohammed Abdul Rahman al-Mawli al-Salbi, che secondo una indiscrezione del Guardian sarebbe stato investito del nuovo ruolo a seguito del raid che lo scorso ottobre ha portato alla morte del precedente capo, Abu Bakr al-Baghdadi. Salbi è stato tra i fondatori dell’organizzazione e ha supervisionato svariate operazioni in giro per il mondo. Il suo profilo, ricostruito da agenti locali e delle forze occidentali, è stato collocato al cuore dei processi decisionali dell’Isis, e descritto come un «veterano incallito» al pari di Baghdadi, inflessibile nella sua fedeltà all’organizzazione.
Noto anche con il nome di battaglia di ‘Haji Abdullah’, Salbi è considerato anche uno dei più influenti ideologi tra gli ormai impoveriti ranghi dell’Isis. Nato da una famiglia turkmeno-irachena della città di Tal Afar, è uno dei pochi non-arabi tra i piani alti. In questo senso, la sua scalata al vertice dell’organizzazione è stata favorita dal suo background accademico: Salbi ha infatti una laurea in Sharia, il diritto islamico, conseguita all’Università di Mosul. Si pensa, inoltre, che abbia almeno un figlio.
La sua posizione è al momento sconosciuta, scrive sempre il Guardian. Le ricerche delle autorità si sono estese fino alla Turchia, dove vive il fratello Adel, esponente di un partito politico minore. I servizi di intelligence ritengono che il nuovo leader dell’Isis possa aver mantenuto un rapporto stretto con il fratello almeno fino a quando quest’ultimo è stato investito della nuova carica, ma non hanno informazioni dettagliate sui suoi spostamenti. Si crede, in ogni caso, che abbia evitato la provincia di Idlib, dove si trovava il quartier generale di Baghdadi e dove è stato condotto il raid americano, per spostarsi più plausibilmente intorno a Mosul. La città irachena è stata infatti un rifugio sicuro per gli ultimi capi del gruppo, che lì hanno provato a riunirsi in piccole comunità e piano piano riorganizzarsi dopo cinque anni di guerra.

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