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Charli xcx sarà produttrice e protagonista del nuovo film di Takashi Miike Chiusa ufficialmente la brat summer, la cantante ha deciso di dedicarsi al cinema.
A Parigi hanno dimostrato che la migliore arma contro l’inquinamento è la pedonalizzazione 100 strade chiuse al traffico in 10 anni, inquinamento calato del 50 per cento.
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.

Come insegnare a una macchina che un pupazzo di neve non è un pedone

03 Giugno 2019

L’intelligenza artificiale deve fare esperienza per svilupparsi, partendo dalle abilità cognitive di un bambino di 18 mesi. Lo pensano i ricercatori dall’agenzia governativa Usa (Darpa), che punta a rivoluzionare il modo in cui le macchine vengono istruite. Perché? Per insegnare a distinguere un pedone da un pupazzo di neve, spiega Melanie Mitchell, professoressa di scienze computazionali alla Portland State University su Aeon. Dai 9 ai 15 mesi, infatti, i neonati possono capire cosa un’altra persona è in grado o meno di vedere. A 18 mesi, invece, possono riconoscere quando qualcuno chiede aiuto.

All’intelligenza artificiale, però, manca il buon senso dei bambini. E questo è uno dei principali ostacoli all’affermazione delle macchine con guida autonoma, commenta la professoressa. «Se sei in auto e vedi qualcosa in mezzo alla strada, cosa fai?» Si chiede Mitchell. «Dipende da cos’è», risponde. «Se si tratta ad esempio di piccioni non faremo nulla, perché sappiamo già che voleranno». Ma questa decisione è frutto di un mix di conoscenze e intuito umano, che ad oggi nessuna macchina riesce ad imitare perfettamente. Alcune però possono impararlo.

I sistemi di AI più intelligenti usano reti neuronali: algoritmi allenati a riconoscere schemi, basati su collezioni di dati umani raccolti ed etichettati. Questi sistemi però hanno mostrato i loro limiti. Se riuscissimo, invece, a trattare le macchine con modelli educativi simili a quelli umani, potremmo sviluppare gradualmente il buon senso di un’intelligenza artificiale. E a 18 anni, potremmo dargli in mano le chiavi della macchina.

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