Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
A Kurri Kurri si è tenuto il primo festival del mullet

Una parrucchiera di Kurri Kurri, nel New South Wales, si è ispirata all’acconciatura più amata dagli australiani per organizzare il Mulletfest, il primo festival del look anni Ottanta. Il mullet – capelli corti davanti, sopra e ai lati e lasciati lunghi dietro – è quel bizzarro taglio che ci ricorda tanto McGyver o David Bowie, che già lo sfoggiava negli anni Settanta. Indistintamente portato da donne o uomini (ma preferito da questi ultimi), è rimasto una leggenda in Australia, dove alcune famiglie lo portano da decenni. Non è il primo festival locale che celebra la cultura vintage: a pochi chilometri da Kurri Kurri si tiene già l’Elvis Festival e l’Abba Festival. Ma l’hype per il Mulletfest è nuovo: al pub del Chelmsford Hotel c’è stato un serio fermento per il festival, mentre la BBC ha intervistato qualcuno dei fan. «Non è uno stile di capelli, è uno stile di vita», dice un entusiasta.
Tra gli ospiti è arrivato persino John Farnham, celebre cantante rock australiano. Il contest, raccontato dal Guardian, è cominciato la mattina al Chelmsford Hotel. Chi non ha partecipato alla gara si è potuto ubriacare con i bikers del posto o comprare la t-shirt che funziona come un misura-mullet. Se ne sono visti di tutti i tipi (e di tutte le età): surfisti, motociclisti, veterani con i dreadlocks, punk, hipster. Ogni tanto qualcuno tirava fuori un pettine, qualcun altro scuoteva la testa per far vedere la sua creazione. Un barista di Newcastle (conosciuto come Mullet Lord) ha elencato i requisiti dei mullet che sono stati valutati: lunghezza, densità, doppie punte, attrattività, cura. Alla fine a vincere è stato Shane «Shagger» Hanrahan di Denman, accolto da un ovazione generale. Il suo mullet ha 32 anni.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.