Attualità

Yosemite, un sogno su cui si può camminare

Perché il parco californiano è il luogo della vacanza assoluta: una storia di vastità, perfezione e di orsi che scassinano automobili.

di Francesco Longo

Questo articolo fa parte di “Studio estate”, serie di ritratti di personaggi e di luoghi da scoprire e riscoprire durante le vacanze d’agosto. Potete leggere gli altri articoli della stessa serie qui

Giugno 2017: Alex Honnold scala per la prima volta la parete del Capitan in free solo, cioè senza chiodi e senza corda. È una svolta nella storia dell’arrampicata, forse l’impresa più grande di sempre. Secondo il suo amico e compagno di scalate, Tommy Caldwell «la sua salita per il mondo dell’arrampicata è paragonabile ai primi passi di Neil Armstrong sulla Luna». Il profilo del Capitan e quello dell’Half Dome disegnano il volto perfetto del parco nazionale Yosemite, in California, rendendolo leggendario. Nel 1870 l’Half Dome è ancora considerato “assolutamente inaccessibile”; oggi compare nello sfondo di default di un sistema operativo di Apple e su milioni di capi firmati nel logo North Face.

Come la Luna, Yosemite è un sogno su cui si può camminare, ed è molto probabile che dopo averlo visitato lo si userà come mezzo di paragone per qualsiasi altro paesaggio. Yosemite è vastità e perfezione: le dimensioni ubriacano la vista e per trovare qualcosa di umano altrettanto curato bisogna chiudersi in una cattedrale. Le attività del parco seducono insieme surfisti e scalatori, l’atmosfera concentra l’eroismo dell’alpinismo e la leggerezza californiana.

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L’umidità dell’oceano sbatte sulle vette innevate della catena della Sierra Nevada, e le cime profumano di salsedine. D’inverno le strade sono chiuse al traffico per mesi a causa delle nevicate abbondanti che isolano gran parte del territorio. Durante l’estate i turisti in bermuda e scarpe da trekking si riparano dal sole cocente, percorrono i sentieri che si irradiano dalla valle verso le montagne alte fino a quattromila metri, arrampicandosi con mountain bike o a piedi, con lo zaino in spalla. Cime di granito, sequoie millenarie e ruscelli vivono sotto la sorveglianza dei ranger, consacrati a controllare i ritmi della natura, custodi dell’anima selvaggia del luogo: ancora oggi il 95 per cento del parco è pura wilderness. L’idea di proteggere il territorio americano non sarebbe nata senza il desiderio di tutelare questi pendii.

Il fantasma che si aggira per il parco infatti è quello di John Miur – magro e con una barba imponente – che arriva nella valle dello Yosemite nel 1868 ed è sconvolto dalla bellezza di questo paradiso. L’anno dopo trascorre tutta l’estate a lavorare nella valle e a elaborare teorie su cosa abbia dato forma a questa meraviglia: un terremoto o i ghiacciai? Tra i suoi libri, La mia prima estate sulla Sierra si può leggere come una lettera d’amore di un uomo che ha trovato la pace contemplando fili d’erba, minuscoli insetti alati, acqua che scorre. Anni dopo, Miur si accampa nella valle con il presidente americano Theodore Roosevelt. Poi comincia la sua battaglia per salvaguardare il miracolo a cielo aperto che non vuole vedere alterato e Yosemite diventa prima parco nazionale, il 25 settembre 1890, e poi Patrimonio dell’umanità Unesco, nel 1984.

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In media il parco attira quattro milioni di persone all’anno, con il record di presenze raggiunto nel 2016, quando per la prima volta, arrivano in cinque milioni per ammirare dirupi, farsi accecare dal verde di prati sconfinati coperti di fiori, ascoltare il formicolare del bosco, scattarsi foto sotto sequoie giganti.

Chi campeggia qualche notte in uno dei celebri campeggi (Camp IV, Wawona Campground, Tuolumne Meadows Campground) resta inevitabilmente posseduto dalla certezza di aver scoperto il luogo della vacanza assoluta. Ideale per amanti della montagna estrema, ideale per bambini in cerca di avventure alla loro portata, ideale per innamorati a caccia di romanticismo, ideale per uomini e donne alla ricerca di solitudine e concentrazione così come per comitive che amano la condivisione della vita da campeggio.

Nulla si avvicina di più alla quintessenza della vacanza come accendere il fuoco in uno dei campeggi ad alta quota di Yosemite: Yosemite Creek, White Wolf, o Bridalveil Creek. Dal tramonto in poi, in ogni piazzola qualcuno cuoce salsicce o hamburger, e stappa birre. Il fumo dei bracieri sale verso grandi cieli presto assediati da stelle, stelle che vengono rimirate ogni notte finché il freddo non spinge tutti a prepararsi a dormire. Anche nelle notti d’agosto infatti la temperatura – che nella valle supera i trenta gradi – scende in quota fino a cinque o sei gradi sopra lo zero. Scordarsi acqua calda e corrente elettrica, anche nei bagni. Nel buio profondo, resinoso, le poche ombre in giro vagano tra le tende con torce fissate sulla fronte. Alla fine, stesi nei sacchi a pelo, a contatto con la terra o sul retro di monumentali pick up o nei camper immensi, le giornate si concludono decifrando i mille scricchiolii della foresta, e con la mente che corre a immaginare l’arrivo di orsi, di animali inauditi, di mostri preistorici.

Half Dome monolith Yosemite

Gli orsi, in realtà, non vivono solo nella fantasia di chi dorme in tenda. Il regolamento del parco nazionale vieta di tenere cibo in tenda o in macchina e ogni alimento, dentifricio compreso, va depositato nei food locker, armadi sollevati da terra, a disposizione di ogni piazzola, con la maniglia a prova di orso (la multa per i trasgressori è fino a cinquemila dollari). «Una specialità dell’orso bruno – scrive Reinahard Karl nel libro Yosemite – è quella di scassinare le automobili, rompere i finestrini e spazzare cioccolata, carne in scatola e pane e burro. Prima del letargo gli va bene tutto. Orsi scassinatori di automobili sono una specialità dello Yosemite, perché altrove questo comportamento degli orsi non è mai stato osservato». Sui cartelli con il decalogo da seguire in caso di incontro ravvicinato con l’Orso nero americano, sono memorabili i suggerimenti che invitano a spaventarlo, a mostrarsi più grandi per intimidirlo (per esempio sollevando uno zaino sulla testa), e l’ultima raccomandazione, da adottare se nessun rimedio precedente ha dissuaso l’orso: «Fight back».

Yosemite è un territorio di storie. Si è svolta qui una parte cruciale della controcultura americana e dell’arrampicata sportiva. Negli anni Sessanta la valle si riempie di ragazzi con capelli lunghi e barbe, tanta droga imbevuta di filosofia di vita, al punto che qualcuno si lamentò che in giro si incontravano più hippie che orsi. Il cuore del parco allora è Camp IV, un vero e proprio centro hippie. Poi gli hippie vengono allontanati e rimangono solo  scalatori.

sequoia yosemite

Molti film e documentari raccontano sorprendenti rivalità tra chi arrampica i picchi di granito, sfide durate anni. Valley Uprising del 2014, per esempio, restituisce con efficacia il clima di quegli agitatissimi anni nella valle. Famosi marchi di abbigliamento tecnico come Patagonia, North Face o Black Diamond sono stati concepiti all’ombra dell’Half Dome e di El Capitan. Tra le tante vicende, una delle più affascinanti riguarda l’aereo che precipitò nel parco con un carico di marijuana messicana. È pieno inverno quando l’aereo cade, in un lago, e i primi a scoprirlo sono escursionisti, che avvertono i ranger. Cominciano le ricerche ma presto il lago si ghiaccia e tutto viene rimandato al disgelo. La voce però si diffonde e i ragazzi che vivono lì affittano attrezzature da immersione e recuperano la droga. Riescono a smerciarla e quei soldi cambiano il loro stile di vita.

Per ammirare il parco nel suo splendore bisogna salire fino a Glacier Point, a 2100 metri. Dall’alto si vede bene come Yosemite mescoli l’immaginario di tutti i boschi veri e di quelli inventati, di tutte le montagne autentiche e di carta, di animali reali e mitici. A Glacier Point si sente la voce del vento che spinge il suono di alcuni dei nomi più suggestivi del mondo, i nomi che sono l’essenza stessa di Yosemite: Mirror Lake, Eagle Peek, Mariposa Grove, Olmsted Point, Clouds Rest, Tenaya Lake, White Wolf.

 

Vari scorci del parco Yosemite, inclusi il monolito Half Dome e una sequoia gigante.