Hype ↓
14:18 giovedì 18 dicembre 2025
Miss Finlandia ha perso il suo titolo dopo aver fatto il gesto degli “occhi a mandorla” ma in compenso è diventata un idolo dell’estrema destra Il gesto è stato imitato anche da due parlamentari del partito di governo Veri finlandesi, nonostante il Primo ministro lo abbia condannato.
In un editoriale su Politico, Pedro Sánchez ha definito la crisi abitativa «la più grande emergenza di questa epoca» E ha invitato tutti i Paesi dell'Ue a iniziare a trattare il diritto alla casa come quello alla sanità e all'istruzione.
La Romania spenderà un miliardo di euro per costruire Dracula Land, un enorme parco giochi a tema vampiri Il parco verrà costruito vicino a Bucarest e l'intenzione è di competere addirittura con Disneyland Paris.
Tra i 12 film nella shortlist dell’Oscar al Miglior film internazionale ce ne sono tre che parlano di Palestina È invece rimasto fuori dalla lista Familia: il film di Francesco Costabile, purtroppo, non ha passato neanche la prima selezione dell’Academy.
I sostenitori di Trump sono andati sotto l’ultimo post Instagram di Romy Reiner a festeggiare la morte del padre A fomentare ulteriormente il loro odio è stata la breve didascalia del post che contiene una frase contro Trump.
La Spagna introdurrà un abbonamento mensile di 60 euro per viaggiare con tutti i mezzi pubblici in tutto il Paese È il secondo Paese in Europa che prende un'iniziativa simile: prima c'era stata la Germania, il cui abbonamento mensile costa anche meno.
Amazon installerà nei Kindle una AI che ti spiega i libri se non li hai capiti
 La nuova funzione si chiama "Ask This Book” e servirà ai lettori confusi, distratti o non proprio sveglissimi.
Il distributore americano Neon ha organizzato una proiezione per soli manager di No Other Choice di Park Chan-wook, che è un film su un uomo che uccide manager Con tanto di lettera indirizzata a tutti i Ceo delle aziende Fortune 500, invitati a vedere il film il 17 dicembre a New York alle ore 17 locali.

Alessandro Michele, Valentino e gli ultras della moda

La discussione online su sfilate, designer e persino red carpet si è ormai trasformata nell’ennesimo motivo di polarizzazione.

20 Giugno 2024

Leggendo le reazioni alla prima collezione di Alessandro Michele per Valentino, uscita a sorpresa lunedì 17 giugno, la prima cosa che si notava erano le diverse fazioni, attivatesi immediatamente online su svariati fusi orari, mentre gli addetti ai lavori erano alle prese con un lunedì che doveva essere di sfilate a Milano. Invece la Valentino Spring 2025 Collection era già qui nella forma di un elaborato lookbook, intitolato “Avant les Débuts”, con nientemeno che 171 look: Alessandro Michele, il più cinematografico dei direttori creativi, era finalmente tornato. Inizia la gara a pubblicare screenshot e commenti, a produrre meme come se fosse il 2017 e non li avessimo già visti tutti, a pronunciarsi su riferimenti, rimandi e ispirazioni, mentre cominciano a emergere le due, prevedibili, visioni polarizzate, che potremmo riassumere con: non è Valentino è Gucciiii!1!! Invece è Valentino la Sfilata biancaaa!1!!

La monumentalità della collezione, e in particolare la ricchezza di look, styling e dettagli, ha riportato alla memoria, breve e affetta dalla scarsa capacità di concentrazione che affligge tutti in quest’epoca – “My ADHD can’t handle this”, ha commentato un utente su X – il periodo di Alessandro Michele da Gucci (di cui è stato Direttore creativo dal 2015 al 2022). Qualcuno ci prova a inserire degli elementi di discussione in più, a rendere più sfaccettata la discussione e improvvisamente chi sui social “segue” la moda scopre che Valentino non è sempre stato quello riduzionista ed essenziale di Pierpaolo Piccioli, che anche quando era da Gucci, archivista com’è, Michele ha sempre guardato a un certo mondo di cui Valentino ha fatto parte, un mondo che conosce (l’omaggio alla Sfilata Bianca del 1968 è magistrale) e che nonostante l’infelice decisione di uscire nel giorno in cui sfilava la seconda collezione maschile di Sabato De Sarno per Gucci, la strada di questo nuovo Valentino è appena iniziata, e lo dimostra il lavoro già fatto sugli accessori, di cui il marchio aveva un gran bisogno. “Avant les Débuts” (letteralmente “prima degli inizi”) è il primo passo verso lo show del prossimo ottobre.

Tutte queste informazioni scorrono nelle nostre timeline, spesso accavallandosi fra loro, mentre i commenti subiscono sin da subito quella curva al ribasso che prende ogni discussione social: le fazioni non si incontrano, si scontrano solamente come nel Twitter calcio, ognuno mette via il telefono rimanendo della propria opinione, formatasi nei due minuti che il deficit di attenzione ci concede. Recentemente si è molto scritto di questa deriva della community che commenta le cose di moda online, considerando come, negli ultimi anni, certi designer si siano attirati commenti e attacchi di una cattiveria inaudita e ingiustificata. Da 1granary si sono chiesti che cosa renda un direttore creativo un “target facile” – spoiler: spesso basta essere una donna – non solo da parte della critica specializzata, ma anche degli utenti social, che hanno falciato senza pietà (e il più delle volte senza competenze) le collezioni di Virginie Viard, Maria Grazia Chiuri, Seán McGirr e Sabato De Sarno tra gli altri, fino ad arrivare al nuovo Valentino. Quanto incide sulle vendite un’attenzione di questo tipo? Quanto serve, a un marchio, questa cassa di risonanza?

Per carità, non è niente di nuovo: già nel 2018, il precursore dei polarizzatori Hedi Slimane veniva accolto con una bagarre considerevole al suo debutto da Celine, dove era arrivato dopo l’esperienza da Saint Laurent. Sebbene si parli di preistoria nella cronologia di internet, un paio di cose erano già chiare all’epoca: intanto la confusione e l’assenza di memoria storica dei social media, con moltissimi utenti che denunciavano come il nuovo Celine di Slimane assomigliasse al Saint Laurent di Vaccarello, senza sapere che quel Saint Laurent lì era frutto del lavoro di Slimane. Quindi la scoperta dell’esistenza di diverse nicchie, in cui internet già allora iniziava a frammentarsi: dovremmo forse definirle camere dell’eco, piccoli o grandi teatri digitali dove il pensiero rimbomba sempre uguale, corroborato dall’algoritmo, e “scoprire” un punto di vista differente diventa, nella pratica, impossibile. Lungi dall’essere, questa, una lamentela contro l’apertura dei temi di moda a un pubblico ampio (anche se a volte, più volte, certi commenti su X sfiorano il surreale), è singolare come oggi la moda, che per natura sta dentro le cose, sia incapace di sopravvivere alla sua stessa onnipresenza. È un monito per il futuro, che però è già qui: come torniamo a parlare davvero delle cose che ci interessano?

Articoli Suggeriti
Nonostante si rifiuti di ammetterlo, la moda ha un grosso problema di precarietà e sfruttamento del lavoro

Le segnalazioni sullo studio di Dilara Findikoglu evidenziano le contraddizioni della moda contemporanea: il divario tra estetica politica e pratiche operative, la retorica del sacrificio creativo e una precarietà sistemica spesso mascherata da valore culturale.

Se anche Demna si fa prendere dalla nostalgia allora per la moda è davvero finita

La nuova collezione Gucci fa emergere un fenomeno già ovunque: l’industria della moda sta guardando sempre più al passato, spesso a scapito di innovazione, immaginazione e persino salute collettiva.

Leggi anche ↓
Nonostante si rifiuti di ammetterlo, la moda ha un grosso problema di precarietà e sfruttamento del lavoro

Le segnalazioni sullo studio di Dilara Findikoglu evidenziano le contraddizioni della moda contemporanea: il divario tra estetica politica e pratiche operative, la retorica del sacrificio creativo e una precarietà sistemica spesso mascherata da valore culturale.

Se anche Demna si fa prendere dalla nostalgia allora per la moda è davvero finita

La nuova collezione Gucci fa emergere un fenomeno già ovunque: l’industria della moda sta guardando sempre più al passato, spesso a scapito di innovazione, immaginazione e persino salute collettiva.

Dario Vitale lascia Versace, appena nove mesi dopo esserne diventato direttore creativo

Era stato nominato chief creative officer del brand, appena acquisito dal gruppo Prada, a marzo di quest'anno.

La moda è diventata imbarazzante?  

Premi di cui a nessuno fuori da quelle stanze importa molto, un generico e sempre più spiccato distacco dalla realtà, gli evidenti problemi con i corpi delle donne: come un sistema intero sta affrontando questi anni difficili (spoiler: abbastanza male).

Anche stavolta il premio di Designer of the Year l’ha vinto Jonathan Anderson

È la terza volta consecutiva, stavolta ha battuto Glenn Martens, Miuccia Prada, Rick Owens, Martin Rose e Willy Chavarria.

Il nuovo progetto creativo di Maison Valentino realizzato con l’AI è la dimostrazione che analogico e digitale possono convivere

Per farlo, il brand ha reclutato nove artisti digitali che hanno trasportato la borsa DeVain in universi alternativi