Attualità

Ogni meme può accompagnare solo

E così pensate che la vita dei fenomeni virali d'Internet sia uno spasso. Preparatevi invece a ben altro, a furti d'identità e pericoli che, dicono gli studiosi, potrebbero finire per essere «eterni».

di Pietro Minto

Cominciamo con la brutta notizia: i brand hanno scoperto i meme, i fenomeni supervirali di Internet. Lo si capisce dalle sempre più numerose iniziative su Twitter e altri social network in occasione di eventi speciali, per esempio il tweet lanciato dal sito porno Pornhub in occasione dello scorso Martin Luther King Day in cui si consigliava di guardare solo filmati della categoria “ebony” per celebrare il grande attivista per i diritti civili.

Ma ci sono altre avvisaglie di questa tresca tra le industrie tradizionali e la fugace fama online. Avvisaglie come il caso di #AlextFromTarget.

Tutto è cominciato due domeniche fa, quando su Twitter ha cominciato a diffondersi la foto di un ragazzino americano, di nome Alex, alla cassa di un negozio della catena Target. Alex, secondo molte teenager statunitensi, è molto carino, quel fascino tutto One Direction che merita un retweet; o un tweet tutto dedicato; e poi una dichiarazione d’amore, altri retweet; e così via. In poche ore l’account del giovane ha conquistato 300 mila follower, arrivando questa settimana a più di 730 mila. Alex Lee è diventato così un classico meme, spontaneo e incontrollabile, una condizione di purezza che ha mantenuto per poco più di 24 ore. Fino almeno al giorno dopo, lunedì 3 novembre, quando il Ceo della società d’intrattenimento Breakr ha spiegato che si trattava di una messa in scena, un esperimento sul potere persuasorio delle «fangirls». Poco dopo si è invece scoperto che lo stesso annuncio dell’azienda era una messa in scena fatta per acquisire visibilità: l’integrità del giovane Alex era stata salvata. Oppure no? Ovviamente no, come sedicenne ha prontamente spiegato al New York Times: «negli ultimi giorni non sono praticamente mai uscito di casa» ha detto, aggiugendo inoltre di «aver paura di stare con altre persone»: parte del pericolo proviene dalle citate «fangirls», scatenatissime e già ossessionate, minaccia che però si accompagna ad altre più serie, del tipo: «ti troverò e ti ucciderò».

Personalmente non augurerei a nessuno di diventare un meme. I precedenti nel campo degli esseri umani trasformati in oggetti vernacolari di internet sembrano dimostrare che la meme-ification è uno sconvolgimento totale, un furto d’identità ancora più profondo e pericoloso quando colpisce un minorenne. Avete presente il meme del giovane che batte a macchina su una panchina del parco? Allora forse dovreste leggere la sua versione dei fatti, in cui racconta come si sia ritrovato d’un tratto a fare da parafulmine per l’odio di migliaia di estranei su Internet, colpevole di essere un “hipster”, un dannato alternativo per cui un laptop non è abbastanza e ha bisogno di una Olivetti per far colpo sulle sue coetanee più velleitarie. In realtà C. D. Hermelin, ossia l’umano dietro il meme, usava una macchina da scrivere per comporre raccontini personalizzati ai passanti in cambio di qualche spicciolo. E anche se il caso di Alex è profondamente diverso dal nostro hispter typewriter (il primo è adorato, il secondo sfottuto): i due hanno vissuto le stesse, solite fase della vita da meme: la prima prevede un buon numero di benefit sociali ed economici – vieni invitato in televisione, c’è chi ti riconosce per strada, la tua vita sessuale imbizzarisce – la seconda segue inevitabile e sadica il picco improvviso e immeritato verso l’iperuranio. È il backlash, ovvero il rinculo: la caduta. #AlexFromTarget – che, ecco, non ha più un nome: ha un hashtag molto trending – è soltanto un ragazzino. Come reagirà alla caduta?

Nel corso degli anni, prima della sua scomparsa, Mosconi tentò varie volte di eliminare quel video, dalla cui macabra ombra era inseguito in ogni istante della sua vita.

Prendiamo un altro esempio di meme umano: Germano Mosconi, giornalista sportivo veronese noto per aver raccontato con sentimento il trionfo del Verona in Serie A nella mitica stagione 1984-1985 e aver fondato il Gardasee Zeitung, quotidiano in lingua tedesca pensato per i turisti che ogni anno scendono dalla Germania per villeggiare sul lago di Garda. Ma forse non è per queste imprese che conoscete Mosconi, forse lo abbiamo incontrato tutti in quella compilation di bestemmie e indicazioni su come chiudere quella cazzo di porta che un vostro amico vi ha linkato tempo fa. Negli anni prima della sua scomparsa, Mosconi tentò varie volte di eliminare da Youtube quel video dalla cui macabra ombra era inseguito in ogni istante della sua vita, offrendoci la migliore rappresentazione della “maledizione del meme”: tutti si interessano a te, ricevi anche più inviti in televisione e magari c’è chi ti propone un programma trash tutto tuo, e tutto questo può anche piacerti, forse; ma presto ti accorgi che il pubblico vuol vedere il meme, non l’umano. E il meme si è sostiuito a te, è condanna e piacere, una gabbia ben arredata.

Secondo uno studio di Klaas Chielens, i meme vengono veicolati da host (i portatori) e vettori. I secondi, a differenza dei primi, non sono coscienti, «incapaci di riflettere sul meme che trasportano» (si tratta perlopiù di «libri, muri su cui qualcuno ha scritto un messaggio e quasi tutti gli oggetti inanimati») mentre gli host hanno un rapporto più consapevole con il meme che ospitano. È anche possibile che un umano sia un vettore ma si tratta di una condizione passeggera poiché basta un barlume di coscienza per renderli subito host. Pensate di non conoscere nemmeno un “vettore” incapace di riflettere sul meme che trasporta? Vi sbagliate, ne conoscete almeno uno.

William Solo è un motociclista ligure amante delle Harley Davidson, un omone molto muscoloso dal pizzetto pignolo: nell’estate del 2013 Solo si è recato a Lugano per un raduno di motociclisti. C’era la ressa, altra gente muscolosa, pure TeleTicino a riprendere il tutto. Il giornalista lo intervista chiedendogli ragguagli sulle moto elaborate, lui risponde a tentoni, concludendo il suo intervento con la frase: «può accompagnare solo». Poco dopo, la partenza del raduno, TeleTicino a riprendere, una ressa tutt’attorno alla strada e la caduta goffa del nostro eroe.

Il fatto che qualcuno abbia aggiunto una musica irresistibile al tonfo di William ha probabilmente aiutato la clip a raggiungere La Viralità, il club Millemiglia del web, ma William Solo sarebbe probabilmente diventato meme anche senza colonna sonora, grazie al suo «accompagnare solo», tormentone perfetto da abbinare a un macho. Il nostro motociclista non ha però digerito la mutazione in oggetto di ridicolo, difendendo il proprio status di adone e accusando il pubblico («Mi prendono in giro perché invidiano i miei muscoli» recita un virgolettato troppo bello per non essere vero). A differenza di #AlexFromTarget la prima fase di Solo è stata una reazione aggressiva tipica dei vettori (illogica e superficiale, non riflessiva), pronta a sfumare in una drastica accettazione, la seconda fase. Forse ad incentivare il centauro a una riflessione sul meme da lui scaturito potrebbe essere stata la possibilità di sfruttare economicamente l’incidente: a TeleTicino ha raccontato di fare parte di «un’agenzia» che gli procura serate in discoteca in cui viene pagato per fare il meme (serate nelle quali sfoggia fasce muscolari, coccola cloni della Signora Silvani, offre la mascella appuntita agli astanti trovando il tempo per farsi fotografare con un piatto di quelle che sembrano bistecchine, come da foto seguente).

Non succede solo alle persone comuni. Anche gli illustri scienziati possono diventare meme. È successo per esempio a Neil deGrasse Tyson, luminare statunitense già definito «l’astrofisico più sexy del mondo». DeGrasse è un personaggio singolare, estroverso e simpatico, capace di raccontare con semplicità argomenti molto complessi. Da quest’anno ha anche una trasmissione tutta sua, Cosmos, andata in onda in Italia su National Geographic. Ma deGrasse Tyson non è noto al pubblico mainstream per essere stato una delle menti a decidere il declassamento di Plutone a pianeta nano, no: da tempo è diventato un meme accompagnato dalla frase «Watch out guys, we’re dealing with a badass over here». Un fermo immagine “rubato” a un video in cui lo scienziato discuteva in realtà di Isaac Newton offrendo il dovuto rispetto al genio della fisica e subito diventata una maschera da usare online per sfottere un utente arrogante ma dagli argomenti di marzapane: “Occhio ragazzi, qui abbiamo a che fare con uno duro!”.

«Ho capito che quell’immagine era diventata qualcosa di diverso da me, di altro, qualcosa che continuerà a vivere». (Neil deGrasse Tyson)

Quando l’ex direttore di The Verge Joshua Topolsky gli ha chiesto come si sentisse ad essere una faccia accessoria al web, Tyson ha spiegato che «all’inizio è stato davvero strano, […] mi aveva un po’ inquietato ma poi ho capito che era una celebrazione». E poi, da bravo astrofisico, la netta riflessione sul meme: «Ho capito che quell’immagine era diventata qualcosa di diverso da me, di altro, qualcosa che continuerà a vivere». Pare sia proprio così: Seth Godin è uno scrittore e imprenditore statunitense che ha analizzato la natura dei meme concludendo che ogni «meme è virtualmente immortale» e la vita memica dipende soprattutto dalla velocità con cui si diffonde (velocity) e dalle modalità di replicamento che esso offre. Mosconi è quindi probabilmente immortale e così anche William Solo. Ma #AlexFromTarget potrebbe salvarsi e guadagnare un precoce oblio: arriviamo così alla terza e ultima fase che si registra solo nei meme mortali: il sipario.

Negli ultimi mesi il centauro William Solo, smaltita la sbornia di successo, ha provato a uscire dal vortice proponendosi come simbolo di successo sulla base del fatto che lui, certo, è caduto in moto ma l’ha controllata magistralmente. Con grazia. Altro che fail, quindi! È un eroe! Purtroppo per le ambizioni del nostro, l’eroismo è umano e ai meme di internet non è concesso: finalmente abbiamo capito cosa intendeva quando diceva «può accompagnare solo».

 

Immagine: un primo piano del centauro William Solo (Youtube); uno dei primi tweet su #AlexFromTarget; William Solo a una festa (YouTube)