Hype ↓
08:16 mercoledì 10 dicembre 2025
David Byrne ha fatto una playlist di Natale per chi odia le canzoni di Natale Canzoni tristi, canzoni in spagnolo, canzoni su quanto il Natale sia noioso o deprimente: David Byrne in versione Grinch musicale.
Per impedire a Netflix di acquisire Warner Bros., Paramount ha chiesto aiuto ad Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi e pure al genero di Trump Lo studio avrebbe chiesto aiuto a tutti, dal governo USA ai Paesi del Golfo, per lanciare la sua controfferta da 108 miliardi di dollari.
Sempre più persone si uniscono agli scream club, cioè dei gruppi in cui invece di andare dallo psicologo ci si mette a urlare in pubblico Nati negli Stati Uniti e arrivati adesso anche in Europa, a quanto pare sono un efficace (e soprattutto gratuito) strumento di gestione dello stress.
Dopo il furto dei gioielli, ora il Louvre è nei guai a causa delle infiltrazioni di acqua e degli scioperi dei dipendenti Le infiltrazioni hanno danneggiato 400 documenti della biblioteca del Dipartimento delle antichità egizie, confermando i problemi che hanno portato i lavoratori allo sciopero.
Le cose più interessanti dei Golden Globe 2026 sono The Rock, i film d’animazione e i podcast Più delle candidature per film e serie tv, queste categorie raccontano come sta cambiando l’industria dell'intrattenimento oggi.
Quentin Tarantino ha detto che Paul Dano è un attore scarso e i colleghi di Paul Dano hanno detto che Quentin Tarantino farebbe meglio a starsene zitto Tarantino lo ha accusato di aver “rovinato” Il petroliere, definendolo «un tipo debole e poco interessante».
Già quattro Paesi hanno annunciato il boicottaggio dell’Eurovision 2026 dopo la conferma della partecipazione di Israele Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia hanno annunciato la loro intenzione di boicottare questa edizione se davvero a Israele verrà permesso di partecipare.
Pantone è stata accusata di sostenere il suprematismo bianco perché ha scelto per la prima volta il bianco come colore dell’anno L'azienda ha spiegato che dietro la scelta non c'è nessuna intenzione politica né sociale, ma ormai è troppo tardi, la polemica è esplosa.

L’occidente non sarà più come prima?

La vittoria di Trump ha dimostrato lo scollamento tra establishment e popolo. E, forse, che i big data sono un'illusione.

09 Novembre 2016

Poi tutto è andato storto per Hillary Clinton e la via stretta di Donald Trump per la Casa Bianca si è aperta, grandiosa e impensabile, e Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. L’inversione è avvenuta quando gli Stati più o meno sicuri per Hillary – quelli per cui si diceva: ma figurati se li perde – sono risultati incredibilmente faticosi. Dall’Hilton di midtown a New York hanno iniziato ad alzarsi boati festanti, mentre al Javits Center il pubblico di Hillary cantava e si teneva la mano e sperava e non ci credeva. E così, piano ma con un movimento costante, la vittoria di Trump si è concretizzata.

Ora inizierà l’analisi per capire dove la cosiddetta “Hillary coalition” è collassata, le donne e la loro freddezza sono già le prime indiziate con buona pace per la battaglia dei sessi e del soffitto di cristallo che si spacca (è rimasto intatto, dolorosamente intatto: il Javits tutto di vetro resterà nell’immaginario come il simbolo di un’occasione perduta, malissimo), ma anche i neri, soprattutto in Pennsylvania, elettorato portante di Hillary e dei democratici.

Ha vinto Trump

Trump ha invece dimostrato che la protesta è una cosa vera, e seria (oltre che i big data sono la più grande illusione del mondo). Lo scollamento tra establishment e popolo che già aveva determinato la vittoria della Brexit è una realtà occidentale, così come lo scollamento tra metropoli e aree industriali e agrarie e anche quello tra anziani e giovani. La rabbia poi, regina di questo scossone occidentale, è diventata il traino unico del voto. Gli americani dicono che si è trattato di un’elezione “fact free”, e questa immunità alla verità dei fatti si è rivelata un’arma formidabile nelle mani di Trump: bastava guardare le facce dei commentatori sui network americani per avere la rappresentazione di questo scontro condotto in punta di penna senza alcuna comprensione delle sensazioni dell’elettorato. Il primo a non comprendere è stato il Partito repubblicano che ha condotto una campagna di dissociazione straordinaria – intellettuale, ideologica, personale – che ora dovrà essere gestita soltanto con la compiacenza e la mano tesa di Trump. I repubblicani si ritrovano con la maggioranza al Congresso e con un presidente che hanno disconosciuto, e questo è solo uno dei tanti paradossi che l’America dovrà risolvere.

Finora molto di quello che è stato detto dal prossimo presidente non era stato preso sul serio, un po’ perché lui non è mai stato bravo ad articolare il suo pensiero e un po’ perché si pensava che fosse irrilevante conoscerlo a fondo. Ora invece è tutto quel che conta e il passaggio dalla campagna elettorale e dall’azione di governo sarà fondamentale. S’apre la cosiddetta fase della transizione, e ancora il team trumpiano deve prendere forma: Trump ha sempre detto di fidarsi soltanto di se stesso, mentre oggi anche per lui arriva l’ora della collaborazione. Nel suo primo discorso da presidente, commosso, ha parlato di unità, di un’unica America e del desiderio di ascoltare chi si è sentito solo e trascurato (nota: anche il primo discorso di Theresa May, premier inglese, è stato così: l’ascolto della rabbia, la mano tesa ai dimenticati). Per la prima volta Trump non ha parlato soltanto della «politica dura e pessima», ma dell’unità e del sogno americano, con la promessa di non deludere nessuno (e di raddoppiare il Pil).

Quel che ci interessa di più, abitando dall’altra parte dell’Atlantico, è la politica estera. Sappiamo che Trump vuole smantellare la Nato – o almeno vuole mettere fine alla “beneficenza” che l’America fa all’Alleanza – e che predilige l’asse con Vladimir Putin e con i movimenti europei che fanno da ponte tra occidente e oriente (Nigel Farage, ex leader degli indipendentisti dell’Ukip britannico, è al momento forse il leader che meglio conosce Trump). Sappiamo anche che il processo già complesso di accordi commerciali globali subirà una battuta d’arresto molto lunga. E l’allarmismo di chi diceva che l’ordine mondiale liberale è compromesso ora non sembra più esagerato. Non si tratta di ripensare il rapporto con gli Stati Uniti, come dicono molti europei: è tutto l’occidente che non sarà più come prima.

Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.