Cose che succedono | Storia

Una donna canadese ha restituito reperti rubati a Pompei sostenendo che le hanno portato sfortuna

Mentre era in luna di miele in Italia, il 29 giugno del 1964, una turista canadese rubò dagli scavi di Pompei un reperto archeologico. All’epoca ventenne, la donna – identificata solo come Nicole – ha consegnato il pacco ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli: un’antefissa in terracotta della fine del I secolo d.C., che ornava la copertura del quadriportico dei teatri, parti di un’anfora e un pezzo di ceramica. «Teneteveli, portano sfortuna», avrebbe detto in lacrime al momento della riconsegna, alludendo al fatto che i reperti sarebbero maledetti, la causa dei tumori al seno avuti nel corso della vita e delle numerose problematiche finanziarie affrontate dalla famiglia.

«Ecco, finalmente, ora posso dormire tranquilla, mi sono liberata da un peso che con l’età era divenuto sempre più insopportabile per la mia coscienza, grazie a tutti», ha aggiunto. Come spiega il Guardian, l’ormai ultra settantenne dopo il pentimento, ha preso contatti con la Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia alla quale ha segnalato il possesso degli oggetti e la sua intenzione di riportarli in Italia. La Soprintendenza ha subito avvertito i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli fornendo anche i primi riscontri circa l’effettiva appartenenza dei reperti al sito archeologico. Ne sono seguite indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che hanno permesso di identificare la donna e di contattarla per convincerla a restituire il frammento pompeiano e definire le modalità della sua consegna. La donna si è recata negli uffici del Nucleo TPC di Castel Sant’Elmo e ha restituito tutto. «Siamo tutte bravi persone, e non voglio trasmettere questa maledizione alla mia famiglia o ai miei figli», ha continuato. Come in un film della saga di The Librarian, sul bibliotecario che deve proteggere una collezione di potenti e pericolosi reperti mitico-leggendari.

Ma Nicole non è stata l’unica a pentirsi, o ad alludere al fatto che simili oggetti possano davvero essere maledetti. Nel pacco consegnato infatti, erano presenti anche alcune pietre raccolte dal sito nel 2005, e una lettera scritta da una coppia, sempre canadese: «Li abbiamo presi senza pensare al dolore e alla sofferenza che queste povere anime hanno vissuto durante l’eruzione del Vesuvio e la loro terribile morte», hanno scritto. «Siamo spiacenti, perdonaci per aver fatto questa scelta terribile. Possano le loro anime riposare in pace».