Cose che succedono | Coronavirus

Come non odiare le persone con cui stai condividendo la quarantena

La quarantena è un’esperienza difficile per tutti, per le persone sole ma anche per chi vive con la famiglia, i bambini, i genitori o semplicemente con il proprio partner. L’isolamento forzato può essere duro per molti, serissimi, motivi – per chi soffre di disturbi mentali, per chi combatte con una dipendenza, per chi è costretto in casa con persone di cui ha paura, come un compagno violento – ma anche se ci si ama o ci si vuole bene, non è affatto scontato superare indenni questo periodo. Wired Us ha compilato una lista di consigli, basandosi su alcune ricerche in materia.

Uno studio pubblicato su Lancet, ad esempio, rileva che è perfettamente normale sentirsi «annoiati, frustrati, soli, arrabbiati e stressati. Agli umani non piace essere privati della loro routine, in particolare quando i cambiamenti li lasciano intrappolati». Secondo Samantha Brooks, che ha studiato l’impatto psicologico della quarantena presso il King’s College di Londra, «le persone in stato di blocco diventano estremamente fissate con la possibilità di contrarre la malattia e catastrofizzano qualsiasi disturbo minore che assomigli anche solo vagamente a un sintomo». Basta sentir tossire il coinquilino che spolvera per dichiararsi malati e, fatto ancora più preoccupante, «ci sono alcune prove che le persone in quarantena hanno maggiori probabilità di segnalare sintomi di depressione, ansia e stress post-traumatico», continua Brooks. Nei periodi di lungo isolamento, poi, il cervello potrebbe essere soggetto ad alterazioni delle onde cerebrali, come spiega a Wired Lawrence Palinkas, che studia l’adattamento psicosociale in ambienti estremi presso l’Università della California del Sud: «In condizioni di confinamento, il cervello e il comportamento di una persona iniziano a mostrare qualcosa di simile al letargo degli animali durante i mesi invernali». È un fenomeno che si osserva, ad esempio, durante le spedizioni in luoghi remoti come l’Antartide.

Per ovviare a questi problemi, soprattutto se si vive in spazi ristretti con un’altra persona, il primo suggerimento è quello di non puntare all’armonia perfetta. Se ci sono dei conflitti, meglio cercare di affrontarli con un minimo di consapevolezza di sé, come spiega la mediatrice Elaine Yarborough. Qualora dovesse scoppiare un litigio è consigliabile perciò «pensare attentamente a ciò che desideri e ciò che senti, invece di lasciarsi andare ai commenti arrabbiati che in quel momento ti andrebbe di fare. Se la disputa riguarda qualcosa di irrisolto, o se stai soffrendo perché non puoi uscire, parlane chiaramente». Un altro punto importante è non aver paura di chiedere spazio per sé, qualora ce ne fosse di disponibile, anche se si è abituati a dividerselo: una quarantena non è una domenica normale in cui ci si ritrova a non fare nulla sul divano. Lo psicologo della Columbia University Peter Coleman suggerisce di stabilire come dividersi il tempo e lo spazio, e di ritagliarsi dei momenti ben precisi per controllare cosa sta facendo l’altro, per assicurarsi che vada tutto più o meno bene. Questo aiuta a non sentirsi continuamente osservati.

L’altra cosa da fare è distrarsi: uscire dalla stanza dove c’è l’altra persona, andare in bagno a colorare i capelli o semplicemente a lavarli, fare un po’ di allenamento, leggere un libro, prendersi del tempo per fare tutte quelle piccole cose che non abbiamo mai il tempo di fare. Fa bene anche riconoscere e ripetersi che la situazione è strana e difficile. Ad alcuni potrà succedere di realizzare che la persona che hanno accanto non è quella giusta per loro, ma in generale gli psicologi consigliano di non vivere in simbiosi. I social media sono utili, in questo momento, per sentire tutti gli amici e i parenti che ci mancano o per distrarci, con la consapevolezza che per far funzionare una relazione ci vuole molto impegno e auto controllo, ancor di più in quarantena.