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17:42 mercoledì 31 dicembre 2026
Martin Scorsese ha scritto un editoriale sul New York Times in cui spiega perché Misery è il miglior film di Rob Reiner In un commosso editoriale, Scorsese ha individuato nel thriller del 1990 l’apice della filmografia del collega, ricordando la loro amicizia.
Dopo il documentario su Diddy arriverà un documentario sui figli di Diddy che parlando di Diddy Justin e Christian Combs racconteranno il rapporto col padre in una docuserie che uscirà nel 2026 e di cui è già disponibile il trailer.
La crisi climatica sta portando alla velocissima formazione del primo deserto del Brasile La regione del Sertão sta passando da arida a desertica nell'arco di una generazione: un cambiamento potenzialmente irreversibile.
L’episodio di Stranger Things in cui Will fa coming out è diventato quello peggio recensito di tutta la serie E da solo ha abbassato la valutazione di tutta la quinta stagione, nettamente la meno apprezzata dal pubblico, almeno fino a questo punto.
Il progetto europeo di rilanciare i treni notturni sta andando malissimo Uno dei capisaldi del Green Deal europeo sulla mobilità, la rinascita dei treni notturni, si è arenato tra burocrazia infinita e alti costi.
Un’azienda in Svezia dà ai suoi lavoratori un bonus in busta paga da spendere in attività con gli amici per combattere la solitudine Il progetto, che per ora è solo un'iniziativa privata, prevede un’ora al mese di ferie e un bonus di 100 euro per incentivare la socialità.
Diverse celebrity hanno cancellato i loro tributi a Brigitte Bardot dopo aver scoperto che era di estrema destra Chapell Roan e altre star hanno omaggiato Bardot sui social per poi ritirare tutto una volta scoperte le sue idee su immigrazione, omosessuali e femminismo.
È morta la donna che restaurò così male un dipinto di Cristo da renderlo prima un meme, poi un’attrazione turistica Nel 2012, l'allora 81enne Cecilia Giménez trasformò l’"Ecce Homo" di Borja in Potato Jesus, diventando una delle più amate meme star di sempre.

Punta-Tacco

Risuolare il classico per sfuggire al nuovo: economia del risparmio (e dell'insoddisfazione da saldi) e calzolai come nuovi lussi.

22 Gennaio 2013

Al grido di “lampo e tacco express” i calzolai hanno rinfrescato le mura delle loro botteghe. Lasciate le insegne d’epoca ai rigattieri che acquistano la scritta “Calzolaio” da mettere in esposizione insieme ai set di bocce e ai soprammobili in mogano, i ciabattini di professione si sono reinventati una collocazione nel tessuto urbano – cambiando nella forma e, di rimando, nella sostanza. Onde trasmettere un’immagine di maggiore efficienza niente più tolle di colla in vista, né tanto meno sandwich di tacchi mangiati dal tempo: al contrario, tutto è disposto con cura e ordine per convincere i clienti che il concetto di “nuovo e pulito” può esistere anche in una bottega che storicamente è descritta come obitorio delle calzature vecchie e malconce.

Parallelamente, si riducono notevolmente i tempi di intervento sulle scarpe, passati dal desueto «torni martedì prossimo» al « pronto in otto ore» – del resto la buona mano non basta più quando le mura a fianco ospitano sarti cinesi che assicurano orli e pinces in una manciata di ore. Ma se i calzolai hanno portato il loro lavoro artigianale a tempi record non è soltanto per un’ostinata gara territoriali: il punto è che sul mercato la domanda non è scesa e non si è mai smesso di avere scarpe da risuolare. Anzi. Per quanto cerchino di contrarre i tempi di riparazione gli artigiani sanno di avervi in pugno per un semplice motivo: il tempo che ci si ostina a cercare e rimpiazzare un paio di scarpe è maggiore dell’attesa di farle risuolare da un calzolaio.

Difficile oggi trovare un calzolaio che non inviti a godere di un servizio rapido, spesso non ci sono più alternative slow che includono nel costo un servizio meno d’urgenza. Basta scorrere il listino prezzi, che stagione dopo stagione vola alle stelle: quaranta euro diventa una cifra abbordabile per avere indietro le scarpe che avevamo acquistato due anni fa. Se sui sandali e mocassini da barca l’intervento richiesto è minimo – scollatura delle suole, cinturini da cambiare – è in pieno inverno che i calzolai vanno fieri del loro essere celeri e professionali, capaci di salvare in corner le suole di stivali introvabili e stringate su misura. La quantità di scarpe che raggiunge febbraio in condizioni pessime è alta e spesso molte di queste sono state graziate all’ultimo dal finire nei sacchi della Caritas soltanto perché si sperava che nei giorni di saldi sarebbe comparsa la soluzione alle vostre suole bucate.

Non è l’emotività delle persone a fare crescere questo volume d’affari: è il fattore pratico. Si mettono i reperti in un grande sacchetto che poi, quasi si fosse davanti al banco dei pegni, si svuota sul bancone dei calzolai. La speranza che colle, stringhe e plantari possano salvare quelle calzature fa dimenticare il prezzo astronomico di una risolatura (anche quaranta euro). Al costo poi si deve aggiungere la sfacciataggine di alcuni artigiani che salvano le scarpe con scelte che farebbero impallidire un qualunque couturier: ovvero tacchi in vibram su stivali in pitone, gomma zigrinata per mocassini di vitello spazzolato e poi grasso passato ad appiattire (per sempre) il camoscio di un polacchino segnato dalla pioggia. Non è una bestemmia, è manutenzione. Ci sono scarpe nate per sopportare il cedere del tempo – e non per forza sono Dr.Martens con carrarmato in gomma, ma desert boot, il desert boot Clarks, che dalla sua comparsa alla fiera del tessile di Chicago del 1950 a oggi non ha avuto dubbi sullo stato delle sue suole bitorzolute in caucciù birmano.

Ma non sempre la soluzione pratica è funzionale alla linea: meglio allora affidarsi al sempre più ritrovato “pacchetto cliente,” ovvero coccole versione servizi che le maison di moda specializzate in accessori (borse, cinture, scarpe, capi che cedono per primi avendo meno ricambi rispetto ai vestiti) offrono a chi acquista scarpe da tutti giorni dal prezzo considerevole. Church’s confeziona calzature dalla linea chiara, da trattare con creme e, nel caso, interventi mirati e non miracolosi. Quindi niente vibram non richiesto e meglio rimandarle in azienda per il tagliando invernale piuttosto che vedersi recapitare una stringata coda di rondine e nuova suola anti-infortunistica.

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