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Il vero re dell’estate cinematografica potrebbe non essere Pedro Pascal Tre film in contemporanea nelle sale statunitensi è l’impressionante risultato raggiunto da Pascal…e da un inaspettato rivale.
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James Cameron ha detto che il suo film su Hiroshima sarà il più difficile mai realizzato Il regista di Titanic e Avatar ha spiegato che sarà una sfida tecnica ma anche umana e che potrebbe anche «non essere all'altezza del compito».
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Perché non ci ricordiamo di quando eravamo bambini

30 Giugno 2014


Un recente studio pubblicato sulla rivista Science tenta di spiegare, per la prima volta, perché gli esseri umani non sono in grado di ricordare, se non in maniera molto vaga, la loro vita da bambini. La ricerca spiega che questa sorta di amnesia infantile è dovuta alla neurogenesi, ossia a quel processo per cui nascono e si sviluppano nuove cellule nervose. La loro formazione invaderebbe i circuiti che, fino a quel momento, garantivano la conservazione dei ricordi nel cervello del bambino. La teoria del paper diventa ancora più probabile se si considera che la neurogenesi avviene principalmente nell’ipotalamo, quella parte del sistema nervoso centrale che ha a che fare con la memoria e l’apprendimento.

Per dare supporto scientifico alle loro ipotesi, gli studiosi hanno condotto degli esperimenti sugli animali, in particolare sui roditori. Prima di tutto hanno generato dei ricordi nel cervello di alcuni animali, creando delle associazioni tra un certo luogo e una lieve scossa elettrica. Hanno poi manipolato la neurogenesi delle specie considerate e si sono accorti che, potenziandola, i topi ricordavano meno del solito; al contrario, riducendola la loro memoria si rafforzava.

Infine, i ricercatori hanno deciso di condurre l’esperimento anche su altri animali che, alla nascita, sono più maturi dei roditori: il porcellino d’India e il degu, che è originario del Cile e somiglia a un grosso gerbillo. Entrambe queste specie sono caratterizzate da bassi livelli di neurogenesi e, infatti, non perdono la loro memoria infantile. Nello studio, solo quando i riceracotori acceleravano la loro formazione di neuroni gli animali perdevano la loro capacità di ricordare.

Secondo Mazen Kheirbek, studioso di processi neurologici presso la Columbia University, la perdita dei ricordi non deve essere etichettata come qualcosa di necessariamente negativo: «Dimenticare è importante per la memoria», ha detto intervistato da Vox, «dobbiamo imparare a selezionare i ricordi, a liberarci di molte cose e a trattenere solo gli eventi importanti». Infine, sostiene Kheirbek, «l’amnesia infantile potrebbe essere dovuta non solo alla neurogenesi, ma più specificatamente alla crescita dell’apprendimento e assimilazione degli eventi dovuta alla comparsa di nuovi neuroni».

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