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Perché è così difficile non toccarsi la faccia
Nonostante rivedere le sequenze di Face Off con Nicolas Cage che spalma la sua mano sulla faccia di chiunque possa in questo momento causarci moti di ribrezzo, la verità è che smettere di toccarsi il volto, e soprattutto occhi, naso e bocca, come consigliano gli esperti durante l’emergenza Coronavirus sembra quasi impossibile anche per i medici, che secondo uno studio condotto su un campione di studenti di medicina, si toccherebbero la faccia almeno 23 volte in un’ora. E se questo impulso a sfiorarci continuamente la faccia derivasse da un gesto primordiale?
Come riporta Wired, una ricerca recente che ha studiato i comportamenti dei feti di 15 donne dalla 24esima alla 36esima settimana di gravidanza, ha osservato che, quando le donne riferivano di sentirsi stressate o fumavano, i feti si toccavano il viso più frequentemente. «Sebbene tale scoperta non sia statisticamente significativa, l’idea che lo stress alimenti questo genere di impulso che abbiamo da sempre di toccarci la faccia è una cosa su cui molti esperti concordano», scrive Roxanne Khamsi. Motivo per cui durante settimane di caos e incertezza come queste, proprio quando ci viene detto di evitare di strofinarci gli occhi, metterci le mani in faccia ci sembra quasi necessario. Da uno studio svolto in Germania, che aveva analizzato l’attività cerebrale di 10 giovani adulti mentre venivano sottoposti a suoni diversi, è emerso infatti che più il rumore si faceva fastidioso, più le persone si sfioravano il viso. Chiaramente questo comportamento non è limitato agli umani, ma avviene anche per il mondo animale, su cui molti hanno basato le proprie ricerche. È il caso di un articolo del 1984, che suggeriva che tra i primati, gorilla, oranghi, scimpanzé, la mano sinistra era più incline a toccare il viso rispetto alla mano destra.
L’argomento offre numerosi spunti di riflessione: uno psichiatra che nel 1970 ha scritto un saggio a proposito di un paziente che aveva l’abitudine di toccarsi il viso, in particolare intorno alla bocca, notò che «le azioni bocca-mano sono le stesse che facciamo durante il primo mese della nostra infanzia, come per creare un’associazione con il processo di alimentazione». Il dato arriva inoltre anche da ricerche odierne, che hanno sviluppato strumenti per misurare le onde cerebrali dei neonati quando si toccano il viso, concludendo che il gesto sia una sorta di veicolo sensoriale legato al bisogno di essere allattati.

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