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Come le New Balance sono diventate scarpe “trumpiane”

All’indomani della vittoria elettorale di Donald Trump, tra i liberal inconsolabili c’è stato chi è sceso in strada a protestare e chi ha detto “vado in Canada”. Poi c’è chi ha dato fuoco a un paio di New Balance. Il marchio di sneakers è infatti percepito da alcuni come un brand “trumpiano” e il risultato è che la società è oggetto di una campagna di attacchi sui social media da parte di democratici delusi.

La faccenda è iniziata quando un rappresentante della società è stato intervistato dal Wall Street Journal per un pezzo sugli accordi di libero scambio, che di fatto abbassano le tasse sulle importazioni, perseguiti dall’amministrazione Obama. New Balance mantiene fabbriche negli Usa, cosa di cui fa motivo d’orgoglio, e dunque si oppone agli accordi, che, sostiene, favorirebbero i suoi concorrenti che producono in Paesi con manodopera a basso costo.

La società ha criticato l’amministrazione Obama per avere dimenticato i lavoratori americani con la sua politica pro-globalizzazione. Inoltre ha detto che Trump, che in campagna elettorale ha fatto dichiarazioni contro il mercato globale, «va nella direzione giusta». Le dichiarazioni sono state twittate dalla giornalista Sara Germano e poi riprese da SoleCollector, un sito di nicchia specializzato in calzature sportive, che ha dichiarato: «New Balance è la prima società d’abbigliamento a sostenere apertamente Trump».

Da lì, il messaggio passato è che il brand è “pro-Trump” e la notizia è diventata virale. In un articolo su BuzzFeed, un portavoce della compagnia ha specificato che non hanno alcuna posizione ufficiale sul futuro presidente: i commenti erano riferiti allo specifico degli accordi. Sempre il Wall Street Journal ha definito la società «la prima compagnia a soffrire del backlash anti-Trump». Al di là della campagna negativa sui social, resta tutto da vedere se l’incidente avrà ripercussioni economiche.