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Anche il Vaticano ha recensito entusiasticamente il nuovo album di Rosalía José Tolentino de Mendonça, prefetto per il Dicastero per la Cultura e l’educazione del Vaticano, ha definito Lux «una risposta a un bisogno profondo nella cultura contemporanea».
La nuova funzione di geolocalizzazione di X si sta rivelando un serio problema per i politici Non è facile spiegare come mai i più entusiasti sostenitori di Donald Trump postino dall'India o dalla Nigeria, per esempio.
Gli Oasis hanno detto che adesso che il reunion tour è finito si prenderanno una pausa di riflessione Ovviamente, sono già partite le indiscrezioni: si separano di nuovo? Faranno un nuovo tour? Stanno lavorando a un nuovo album?
Il Grande Museo Egizio di Giza ha appena aperto ma ha già un grave problema di overtourism A nulla è servito il limite di 20 mila biglietti disponibili al giorno: i turisti sono già troppi e il Museo adesso deve trovare una soluzione.
È morto Jimmy Cliff, l’uomo che ha fatto scoprire il reggae al mondo Aveva 81 anni e senza di lui non sarebbe esistito il reggae per come lo conosciamo oggi. Anche Bob Marley deve a lui il suo successo.
Gli elettori di Ompundja, Namibia, sono così contenti del consigliere regionale Adolf Hitler Uunona che lo rieleggeranno Si vota il 26 novembre e il politico dallo sfortunato nome è praticamente certo di essere rieletto nel consiglio regionale dell'Oshana.
Edoardo e Angelo Zegna: la quarta generazione della famiglia Zegna diventa Co-Ceo del brand Ermenegildo Zegna, nipote del fondatore del marchio, si sofferma sull'importanza come leader del guardare avanti impegnandosi a formare la prossima generazione di leadership
Dopo la vittoria del Booker, le vendite di Nella carne di David Szalay sono aumentate del 1400 per cento  Nel gergo dell'industria letteraria si parla ormai di Booker bounce, una sorta di garanzia di successo commerciale per chi vince il premio.

Il governo iraniano vuole costringere la famiglia di Mahsa Amini a fare un’intervista per scagionare la polizia

21 Settembre 2022

Lo scorso venerdì in un ospedale di Tehran è morta Mahsa Amini, una ventiduenne di Saqqez, città capoluogo dell’omonima provincia del Kurdistan iracheno. Amini era stata presa in custodia dagli agenti della famigerata Gasht-e Ershad, una sorta di “buoncostume” iraniana, un’unità delle forze dell’ordine che si occupa di mantenere l’ordine pubblico nelle strade delle città assicurandosi che le donne non portino i vestiti sbagliati e che si pettinino i capelli alla maniera giusta. Secondo gli agenti della Gasht-e Ershad, Amini violava entrambe queste fondamentali norme di pubblica sicurezza, ragione per la quale è stata arrestata e condotta in una centrale di polizia, dalla quale è uscita diversi giorni dopo per essere accompagnata presso l’ospedale nel quale è morta. Quando la notizia si è diffusa sui social, per le strade della capitale iraniana, e nei giorni successivi in quelle di tutte le grandi città del Paese, sono cominciate proteste di piazze contro la Gasht-e Ershad e contro il governo, proteste che vedono protagonisti moltissimi giovani e, soprattutto, donne.

Per il governo iraniano queste proteste stanno diventando una seria preoccupazione: è chiaro, ormai, che non basteranno le pubbliche condoglianze dell’ayatollah Khamenei né le assicurazioni del Presidente Raisi – che ha detto che le autorità condurranno indagini approfondite e accurate sulla morte di Amini – a calmare le proteste. È per questo, secondo quanto riporta IranWire, che il governo iraniano pare stia cercando di convincere il padre e la madre di Amini a concedere un’intervista alla Islamic Republic of Iran Broadcasting, la tv di Stato iraniana. Non per raccontare la loro versione dei fatti e spiegare al Paese cosa sia successo a loro figlia, non un’intervista vera e propria, insomma: si tratterebbe in realtà di recitare un copione, lo scopo quello di far dire pubblicamente e apertamente alla famiglia di Amini che la morte di loro figlia non ha nulla a che vedere con le violenze della polizia ma con una pregressa malattia cardiaca che avrebbe portato alla morte improvvisa della ragazza. Le autorità iraniane avrebbe chiesto alla famiglia, poi, di invitare le persone che stanno protestano a tornare a casa e a riportare la pace nelle strade. In un’intervista a Rouydad24 – tradotta dal Center for Human Rights in Iran – il padre di Amini, Amjad, ha detto che «la cosa più triste sono le bugie che le autorità stanno dicendo su mia figlia tutti i giorni. Dicono che aveva problemi al cuore, l’epilessia, ma lei non aveva proprio nulla. Era in perfetta salute. La persona che ha picchiato mia figlia dovrebbe essere processata. Ma in un processo vero, non in uno di quelli finti che finiscono con richiami formali e licenziamenti». Dieci medici, dopo aver visto le foto del corpo di Amini, hanno confermato che la morte è stata causata da un colpo inferto alla testa e non da un infarto, causa del decesso invece riportata sul referto ufficiale.

Amjad si riferisce ai vari tentativi e alla diverse iniziative del governo per evitare che le proteste – al momento pacifiche per la maggior parte – diventino violente. Migliaia di cittadini in questi giorni stanno partecipando a cortei, a Tehran, in segno di protesta, lo scorso venerdì la metà dei negozi sono rimasti chiusi nonostante la minaccia di pesanti multe da parte delle autorità. E le multe non sono nemmeno la peggiore delle minacce rivolte ai cittadini: alcune donne hanno rivelato di aver ricevuto telefonate in cui venivano invitate a «non parlare». Le città iraniane, Tehran in particolare, in questi giorni hanno visto un dispiegamento di forze dell’ordine con pochi precedenti nella storia recente: agenti antisommossa hanno impedito l’accesso all’ospedale nel quale era tenuto il corpo di Amini e alla casa dei genitori della ragazza. Le cerimonie funebri che si sono tenute presso la moschea di Chahar Yar Nabina Sarvabad, in Kurdistan, – la moschea che la ragazza frequentava – sono state trattate come un evento ad altissimo rischio per la sicurezza: sempre secondo quanto riporta IranWire, le forze dell’ordine avrebbero occupato una scuola elementare vicino alla moschea per usarla come base e assicurarsi che non ci fossero disordini durante il funerale.

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