Attualità
Molto rumore per Marte
È il pianeta su cui convergono scienza e allucinazione, tecnologia e utopia: da Elon Musk alle nuove scoperte, perché Marte oggi è la nuova Luna.
Le foto scattate dalle sonde che raggiungono Marte mostrano infiniti deserti inospitali. Di recente, grazie al rover della Nasa Curiosity si sono viste nelle foto formazioni simili a “cucchiai giganti”, anche perché ogni osservazione di Marte offre agli occhi la possibilità di ammirare ciò che non esiste: mari, ruscelli, vegetazione, canali, addirittura fontane e immagini di piramidi aliene che, secondo i dietrologi, la Nasa ritoccherebbe per nascondere all’umanità l’esistenza di civiltà extraterrestri. Le foto di Marte ritraggono soprattutto il nostro desiderio di sapere qualcosa di rassicurante sulla vita nell’universo.
Di fatto, Marte è sempre di più al centro dell’interesse planetario. Il piano Nasa Journey to Mars prevede lo sbarco su Marte dopo il 2030. I mezzi di informazione danno sempre più spesso notizie di studi e scoperte sul Pianeta rosso, l’ultima riguarda i ricercatori dell’Isafom-Cnr che hanno riscontrato affinità strutturali tra rocce terrestri di origine batterica e sedimenti marziani. Una mostra a Roma aperta fino al 28 febbraio 2016 si intitola Marte, incontri ravvicinati con il pianeta rosso (è un progetto dell’Agenzia spaziale italiana).
Ma l’interesse verso Marte è anche inevitabilmente una seduzione culturale, perché nel settore delle esplorazioni spaziali la scienza è sempre stata supportata dalla fantasia, se non proprio aizzata dall’immaginario. Negli ultimi mesi in Italia sono usciti tre libri che celebrano il pianeta della guerra. Minimum fax ha ristampato il classico di HG. Wells, La guerra dei mondi. Edizioni dedalo ha pubblicato Progetto Marte di Wernher von Braun e Utet ha portato in libreria un affascinante saggio sulla storia del pianeta, Rosso Marte, dove l’autore, Giovanni Caprara, premette: «Marte non solo è il pianeta vicino ma è anche quello su cui tentare un insediamento stabile cercando addirittura una sua trasformazione per renderlo più vivibile, tramutandolo in un’altra Terra».
Marte è il nuovo terreno di battaglie simboliche, è la nuova prospettiva di fuga dal pianeta. La vecchia rivalità sulla conquista dello spazio tra Stati Uniti e Russia è ora una competizione globale a cui partecipano la Cina e i paesi arabi, e che soprattutto prevede l’inedito intervento di privati. Elon Musk, il co-fondatore di PayPal, è stato il primo privato a investire nello spazio. Nell’aprile 2016 ha scritto su Twitter: «Ho in programma di mandare Dragon su Marte quanto prima, nel 2018». Come ricorda il libro Rosso Marte, nella fabbrica californiana di Musk si alimenta «l’ambizione e il sogno di essere protagonista anche della nuova grande sfida: sbarcare su Marte». Marte oggi è la nuova Luna.
Non è un caso che Elon Musk sia un ammiratore di Wernher von Braun, autore del libro Progetto Marte, scritto nel 1948, e finora rimasto inedito in Italia, seppure considerato «il libro più influente sulla pianificazione delle missioni umane su Marte». La storia di Marte, degli strumenti per osservarlo, e dei protagonisti che si sono consacrati al suo studio è inscindibile dalle leggende più strane, dai progetti bizzarri e faraonici. Marte nasce come luogo metaforico. Già per i caldei significava guerra, devastazione e pestilenza. La superstizione è ancora viva tra i greci e i romani. Nel Medioevo viene attribuito al pianeta un potere di influenza non solo sulle guerre, ma anche sulla violenza umana, sui tradimenti amorosi e sulle passioni.
La contrapposizione con la Luna si perde nella notte dei miti. La Luna è la malinconia, Marte è rosso d’ardore. Non c’è astronomo che non abbia trascorso notti puntando il telescopio per rapirne i segreti, lo osservarono Keplero e Galileo Galilei, già a metà del Seicento si pensava che fosse abitato. “L’Ottocento è stato il secolo di Marte”, scrive Giovanni Caprara in Rosso Marte, un saggio ricco di informazioni e attento a ripercorrere la storia delle esplorazioni affiancando sempre l’evolversi del mito.
Il volto di Marte è disegnato dall’italiano Schiaparelli intorno al 1860: Marte con un’aria terrestre, con i celebri canali costruiti da una qualche intelligenza, un ambiente in cui veniva naturale immaginare marziani all’opera. Le scoperte scientifiche di Schiaparelli alimentano la fantasia dell’epoca così come il racconto d’invenzione perseguita e preme sulla mente degli astronomi. Schiaparelli compare nel libro di H.G. Well La guerra dei mondi, un testo sacro per la fantascienza, che si apre con un incipit travolgente, in cui la Terra è guardata dai marziani: «Negli ultimi decenni del diciannovesimo secolo nessuno avrebbe creduto che questo pianeta fosse osservato col massimo interesse da intelligenze superiori alla nostra, seppure anch’esse mortali». Il romanzo di Wells esce nel 1898 e fonda un immaginario. Wells parte proprio dalle osservazioni di Schiaparelli per poi deragliare: «Studiosi come Schiaparelli» – si legge in La guerra dei mondi – «hanno osservato a lungo il Pianeta rosso […] senza però riuscire a interpretare la mutevolezza delle conformazioni che pure cartografano con tanta precisione».
Nel Novecento comincia l’era delle sonde, anche per stabilire se l’ambiente è o no adatto alla vita. Ma i serbatoi delle sonde si rompono, i segnali delle sonde si perdono nell’universo, le anomalie ai sistemi di controllo fanno tremare gli scienziati. In più, ogni volta che le sonde restituiscono immagini del pianeta, come ha fatto Mariner-7, il risultato è un’assoluta mestizia: «Il rapporto della Nasa sui risultati iniziava con una frase che nascondeva a fatica la delusione per i sogni del passato che si dileguavano: “Il pianeta Marte è un deserto freddo e inospitale”», si legge nel libro di Caprara. Ogni volta le illusioni crollano insieme ai razzi che ricadono sulla Terra. Nel 1969 l’uomo cammina sulla Luna, e intanto Marte – che svela di non avere canali, né piante e di essere spruzzato di aridi vulcani – pare proprio vuoto come la Luna. Eppure è proprio la passeggiata sulla Luna che rilancia nei decenni successivi l’interesse per Marte. Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush, nel 2004, promuove in un discorso una spedizione umana su Marte: «Sono contento di annunciare una nuova epoca dell’esplorazione che non ha solo come obiettivo lo sbarco su Marte, ma vanta anche una tabella di marcia: credo che prima che l’America celebri il suo cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna la bandiera americana dovrebbe essere piantata su Marte».
Nell’immaginario collettivo Marte è il punto in cui convergono rigore scientifico e allucinazione, tecnologia e utopia pura, progetti con finanziamenti colossali e progetti velleitari. L’astronomia è la storia delle credenze e dei desideri umani. È la storia di uomini che vagheggiano l’impossibile. Camille Flammarion, nato nel 1842, all’età di quindici anni scrisse un libro di 500 pagine, Cosmogonia universale, che lo rese subito apprendista presso l’Osservatorio di Parigi. Schiaparelli nei giorni di osservazioni non pranza, non fuma, dorme poco prima di salire a guardare l’universo; si interessa di spiritismo, studia l’arabo e il sanscrito. Percival Lowell, direttore di uno più importanti osservatori in Arizona, da giovane lascia Boston, va a Tokyo, abbraccia il buddismo, poi ritorna. Nel 1968, il sovietico V.G. Perminov racconta di aver progettato sonde marziane in Russia lavorando 24 ore al giorno, dormendo su brande in ufficio. Rosso Marte è anche un libro di psicologie eccentriche, di uomini che passano la vita a contemplare il buio in attesa di segnali sconosciuti.
Nella mostra a Roma su Marte, un pannello esplicativo definisce il paesaggio del pianeta come un misto tra la Death Valley e le Hawaii. Ambienti dove tutti vorrebbero vivere ma dove il fascino nasconde il disagio più profondo. Intanto, a livello teorico, si studia come renderlo abitabile per trasferire lì, un giorno, parte dell’umanità, quando si potrà vivere senza tute spaziali, solo con respiratori simili a quelli dei sommozzatori. Il libro di Caprara finisce con una panoramica sulla fantascienza, da Wells a Philip K. Dick, fino al film Mars Attacks! di Tim Burton. Anche la mostra romana dedica una vetrina ai classici della fantascienza, con le antiche edizioni Urania e i romanzi di Edgar Rice Burroughs. Ecco Marte, luogo che emana inquietudine e paura, e che seduce promettendo all’umanità una vita senza estinzione. L’altare del futuro in cui si sposeranno scienza e fantasia.