Mai come quest'anno abbiamo assistito a pubbliche manifestazioni di odio nei confronti dei turisti. Reazioni comprensibili a un problema che si fa sempre più grave, ma che non è così che risolveremo.
Tra Italia, Spagna e Portogallo si è tenuta una delle più grandi proteste del movimento contro l’overtourism
Armati di pistole ad acqua, trolley e santini, i manifestanti sono scesi in piazza per tutto il fine settimana appena trascorso.

Nelle scorse ore nel cuore di Barcellona i turisti che uscivano dai negozi dei grandi brand del lusso sono stati presi di mira da manifestanti armati di pistole ad acqua. A Genova i manifestanti hanno organizzato una rumorosa marcia delle valigie con le rotelle sull’acciottolato per protestare con l’impatto – anche acustico – dell’ondata di turisti che ogni primavera ed estate invade il capoluogo e le spiagge regionali. A Lisbona i residenti hanno portato un effige del santo patrono della città, Sant’Antonio da Padova, sul terreno sul quale si costruirà l’ennesimo hotel a cinque stelle della città.
Sono solo tre delle iniziative viste nelle piazze europee questo fine settimana, parte di una protesta tenutasi in tutto il Vecchio continente contro l’overtourism. La piazza più affollata è stata quella di Barcellona: la città catalana infatti è già da qualche anno la capitale di questo movimento “no turisti” che intercetta il malcontento delle popolazioni locali. Come ha spiegato una manifestante al New York Times: «La percezione generale è che queste persone [i turisti, ndr] abbiano molti più soldi di noi – vengono qui per fare festa, per affittare posti che noi non possiamo permetterci con i nostri stipendi. Il problema è il modello turistico stesso: si basa tutto sul servire da bere, sull’immobiliare e sull’industria alberghiera».
Il problema, oramai, è notissimo. Le richieste di chi manifesta sono sempre le stesse, cioè mettere un limite ai flussi turistici e limitare le conseguenze negative che questa industria ha sulla vita dei residenti. Finora, le soluzioni adottate dalle amministrazioni locali sono state diverse: c’è il “modello” Venezia, che ha introdotto e confermato il ticket per accedere alla città in giorni particolarmente affollati; c’è quello Barcellona, che dal 2029 metterà fine agli affitti brevi (o, almeno, così dice l’amministrazione comunale, così si spera); c’è anche quello Copenaghen, dove hanno deciso un approccio diverso, offrendo ai turisti che si comportano bene vari premi tra cui birra gratis; e la lista degli esempi potrebbe andare avanti a lungo e toccherà tutti i continenti. Finora, però, niente sembra aver funzionato davvero: l’industria del turismo non fa che crescere, i problemi a essa legati continuano ad aggravarsi.

È una parola vecchia che però sta tornando attuale per descrivere la straniante sensazione che tutti proviamo ormai da un pezzo: quella di dover continuare a funzionare come individui mentre il sistema attorno a noi crolla, tra guerre e crisi economiche.