Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Com’è cambiata la mamma di Piccole donne nei vari adattamenti

«Sono arrabbiata quasi ogni giorno della mia vita», confida Marmee March a Jo nell’adattamento di Piccole Donne diretto da Greta Gerwig. Eppure come mette in evidenza il New York Times, «mai, da bambine, ci è parso di leggere quella frase nel libro nonostante ci fosse davvero», considerando il fatto inoltre che non sia stata nemmeno inserita in (quasi) nessuno dei precedenti adattamenti della Alcott per il cinema e per la tv.
Il modo in cui è stata interpretata la madre delle quattro sorelle è infatti stato diverso a seconda del regista e del contesto storico in cui veniva portata sullo schermo. A differenza dei primi adattamenti, che nel rispetto delle norme sociali che intendevano le madri come «fonti di femminilità virtuosa e altruista» hanno reso le Marmee stucchevoli e piatte, l’ultima, quella a cui Laura Dern dà volto, è espressione di un nuovo atteggiamento. «Sono stata felice che Greta mi abbia permesso di interpretarla in questo modo», ha detto la Dern al Nyt. «C’è una crudezza di fondo che ci fa comprendere cosa non funziona e non ha funzionato nel modo in cui le donne sono state trattate».
La prima Marmee cinematografica a non essere sdolcinata è stata quella di Susan Saradon nel 1994 che l’ha resa un modello femminile allegro e vivace. Tuttavia, è stato solo con la mini-serie della Bbc del 2017 di Vanessa Caswill con Emily Watson che Marmee March ha pronunciato, per la prima volta, quella frase sulla rabbia, poi ripresa da Gerwig. Tutte le altre Marmee, invece, «non meriterebbero nemmeno di essere considerate», continua Kathryn Shattuck sul Nyt, poiché spesso rappresentarono le peggiori interpretazioni delle attrici che ne vestivano i panni. È il caso di Spring Byington che, dopo aver brillato nelle commedie di Broadway, nella versione di George Cukor del 1933 con Katharine Hepburn, ha dato vita a una Marmee «imbambolata, un po’ inutile». O come Mary Astor, che ha recitato nell’adattamento di Mervyn LeRoy del 1949: «Temo questo ruolo più di ogni altro», aveva detto. Ciò che rende e ha reso difficile l’interpretazione di Marmee sarebbe la dualità del suo carattere: a ispirare il suo personaggio è stata infatti la madre stessa della Alcott che, abbandonata insieme alle figlie dal marito per molto tempo, e senza un soldo, fu nota per la sua generosità e il suo forte temperamento da suffragista quale era.

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