Come recentemente notava Emily Shire a proposito di Betty Draper, i personaggi più idiosincratici delle serie TV sono quasi sempre cattive madri. Generalmente è di cattive madri che si parla, quando si parla di persone che non sono tagliate per fare i genitori: se la maternità (o la paternità) non fa per te, deve essere perché saresti un pessimo genitore, e di riflesso sei una brutta persona.
Quando Jeanne Sefer scrive «la maternità non fa per me» intende tutta un’altra cosa. Saggista e psicoterapeuta newyorchese di mezza età, Sefer ama i bambini ed è convinta che, probabilmente, sarebbe stata una buona madre. Una delle cose che ama di più del suo lavoro è proprio aiutare i suoi pazienti ad essere buoni genitori. Semplicemente, ha scelto di non avere figli perché ha preferito fare altro: scrivere, per esempio, ma anche concentrarsi sul lavoro e sulla relazione col marito. Sefer è uno dei sedici autori – tutti “writers” nell’accezione anglosassone del termine, tutte persone cioè che hanno fatto della scrittura una forma di reddito: romanzieri, saggisti, giornalisti – che hanno contribuito alla raccolta di saggi Selfish, Shallow and Self Absorbed: sixteen writers on the decision not to have kids, curata da Meghan Daum e da poco pubblicata negli Stati Uniti da Picador. È «un libro sul decidere di non avere figli», spiega Daum nell’introduzione, dove «il punto è che l’essere genitori non fa per tutti».
Uscito nel 2009 per Feltrinelli, Mamma o non mamma è in libro dove le due scrittrici – Susani è madre, Stancanelli no – si confrontano sulle rispettive scelte. «Il libro è partito dall’idea di un’opposizione che non è reale. Nessuna di noi due ha mai avuto una posizione ideologica: la maternità è una scelta assolutamente individuale, non c’è un giusto un sbagliato, né una vittoria o una sconfitta», racconta Susani in un’intervista telefonica. «C’è un giudizio pesante su chi sceglie di non fare figli, ma c’è anche un giudizio pesante e costante sul come fare la madre. Per esempio è assurdo che si debba combattere col coltello su questioni come l’allattamento al seno: non c’è libertà di muoverti, devi seguire uno schema rigido», prosegue Susani. «Secondo me sono due facce della stessa medaglia. In entrambi i casi l’origine è il modello, tutto ideale e inventato, di madre identificata soprattutto con la pazienza e il sacrificio. Questo modello è usato per criticare le donne che non hanno figli tanto quanto le madri: alle prime viene imputato di non volere neppure entrare in questo modello, alle seconde di non conformarsi ad esso».
Questa sacralizzazione della maternità, per paradosso, rischia di sortire l’effetto opposto: non a caso l’Italia, paese dove il culto della maternità è particolarmente radicato, detiene anche il record di donne che non hanno figli. Mettere la Mamma sul piedistallo fa passare la voglia di essere mamma.
Nell’immagine: una giostra a Chennai, India. (Foto di Mark Kolbe/Getty Images)
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