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00:38 domenica 6 luglio 2025
C’è un nuovo problema con l’Odissea di Nolan: l’accento americano degli attori Nel primo teaser del film Tom Holland e gli altri attori utilizzano una marcata cadenza americana, particolare che ha indispettito molti fan.
Le acque del mar Mediterraneo ormai sono così calde che nelle mappe satellitari appaiono arancioni L’agenzia spaziale europea ha pubblicato delle mappe impressionanti in cui si vede che in certe zone la temperatura dell'acqua arriva quasi a 30 gradi.
La Grazia, il nuovo film di Paolo Sorrentino, aprirà la Mostra del cinema di Venezia Protagonisti Toni Servillo e Anna Ferzetti, il film sarà in concorso e punterà a vincere il Leone d'Oro.
È morto Michael Madsen, uno degli ultimi cattivi di Hollywood Stroncato da un infarto a 67 anni, è ricordato dal pubblico soprattutto per i cattivi interpretati nell’universo tarantiniano.
Andrea Bajani ha vinto il Premio Strega 2025 con L’anniversario Feltrinelli torna alla vittoria 20 anni dopo l'ultima volta.
La Bbc non ha voluto trasmettere un documentario sui crimini dell’Idf contro i medici di Gaza Documentario che la stessa Bbc aveva commissionato. Si intitola Gaza: Doctors Under Attack e alla fine è andato in onda su Channel 4, tra le polemiche.
Per vincere le elezioni adesso Marine Le Pen punta sull’aria condizionata per tutti Una proposta che ha acceso il dibattito politico, in uno dei Paesi, la Francia, meno climatizzati d'Europa.
Luca Guadagnino sta cercando delle comparse molto specifiche per il misterioso film che girerà quest’estate in Piemonte Se avete la carnagione molto chiara o siete amanti di videogiochi, potrebbe essere la grande occasione per esordire al cinema.

Macao

Impressioni a caldo dopo un giro alla Torre Galfa, il palazzo occupato il 5 maggio scorso a Milano

11 Maggio 2012

La Torre Galfa (101 metri, trentadue piani) è uno di quegli edifici “vorrei ma non posso” che alla fine degli anni ’50 venivano spacciati per grattacieli International Style agli italiani del boom economico. All’incirca come oggi si spacciano per centri direzionali all’avanguardia gli slanci verticali in via di ultimazione proprio lì di fronte, in zona Melchiorre Gioia/Garibaldi. Un amico li ha definiti «le torri di plastica che costruiscono a Nairobi» e credo non abbia tutti i torti: la striminzita impressione che se ne ricava guardandoli è più o meno quella.

Ma torniamo alla Torre Galfa. Attualmente di proprietà della SAI di Ligresti (che l’ha comprata nel 2006 per 48 milioni di euro), il palazzo, architettato da Melchiorre Bega nel 1956, risulta essere abbandonato al suo destino da oltre quindici anni.  Poi, il 5 maggio 2012, un gruppo di – come si auto-definiscono – “lavoratori dell’arte” ne ha preso possesso occupandolo. Non coltivando nessun particolare preconcetto rispetto alla parola “occupazione”, la mia prima reazione alla notizia è stata: «Beh, interessante». Purtroppo o per fortuna sono e resto ingenuamente convinto che la “bellezza possa salvare il mondo” e sia un fine che giustifica sempre i mezzi. E, in trentadue piani, se ne può progettare di bellezza. Diamine se se ne può progettare. Trentadue piani inutilizzati, ma anche solo tre, sono uno spazio immenso per esprimere talento e idee. E del resto mi dicevo: se occupi trentadue piani e attiri su di te gli occhi di un’intera città, te la sarai studiata bene prima, avrai milioni di idee, avrai in mente una direzione da seguire, avrai un progetto chiaro. Vediamolo.

E così ieri pomeriggio sono andato a Macao – come è stato ribattezzato il grattacielo dagli occupanti – con la speranza, anzi la precisa intenzione di farmi investire da questa freschezza, da questa voglia di pensare e progettare qualcosa di bello, nuovo e possibilmente duraturo. Sono andato così, inerme e senza pregiudizi, e ci hanno lanciato dietro le parole “dispositivo biopolitico”. C’era un’ “assemblea cittadina” e ci hanno lanciato addosso espressioni come “repressione poliziesca”. Mi aspettavo di sentire “comitato scientifico” e invece mi sono giunte alle orecchie cose come “assemblea senza un fronte”, “riattivazione del soggetto”, “riappropriazione del logos“. Mi aspettavo di sentire parlare di progetti e idee, artisti e curatori, eventi e iniziative. E invece ho ascoltato solo distinguo tra un non meglio precisato “noi” e  un ben definito “loro”, i cattivi senza volto là fuori. Ovvero, pareva di capire, tutti quelli che non usano “dispositivo biopolitico” nel loro italiano base. Più che l’alveo di un neonato fiume di cultura contemporanea, una risacca del peggio che si può ricavare mandando di traverso l’opera di Michel Foucault. Non lo nego, ci sono rimasto male. Specie perché sono quindici anni che assisto in varie forme e contesti a questo genere di sproloqui, vanesi e senza un punto, e speravo sinceramente che, per una volta, Macao fosse qualcosa di diverso da un’Okkupazione con il placet semi-ufficiale del Comune.

Può darsi che la mia sia una critica prematura, in fondo Macao esiste da una sola settimana e ancora non si sa cosa sia destinato a diventare, ma se giunge così presto è anche perché vuole o vorrebbe essere costruttiva. Spero ancora che ieri si sia straparlato per il caldo e mi auguro che Macao sia composta al suo interno anche da altro e che questo altro sappia esprimersi in modi meno dispersivi. Spero che le mie impressioni e quelle di altri con cui ho discusso saranno smentite dai fatti. Mi auguro che ci si affranchi presto dalla retorica “dei padri” e si cominci a progettare con serietà, a esprimere il talento che c’è, se c’è, e a premiare le idee, se ci sono. Altrimenti per l’ennesima volta occorrerà constatare come Milano sia una città eccezionalmente abile ad allevare frustrazioni ma pessima quando si tratta di trasformare queste frustrazioni in alternative concrete e funzionanti. Se Macao diventerà solo un simbolo intorno a cui combattere risse politiche da qui fino all’eventuale sgombero si sarà persa l’ennesima occasione per uscire dal passato e verrano bruciate le ultime calorie di entusiasmo rimaste nel corpo di Milano. Così, tanto per farle fare la solita corsetta sul posto.

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