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17:28 giovedì 20 novembre 2025
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.
Angoulême, uno dei più prestigiosi festival di fumetti al mondo, quest’anno potrebbe saltare a causa di scandali, boicottaggi e tagli ai finanziamenti L'organizzazione è accusata di aver provato a insabbiare un'indagine su uno stupro e centinaia di artisti hanno deciso di non partecipare in protesta. L'edizione 2026 è a rischio.
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.
Gli scienziati hanno scoperto che il primo bacio sulla bocca è stato dato 21 milioni di anni fa E quindi non se l'è inventato l'homo sapiens ma un ominide, un antenato comune di uomini, scimpanzé, gorilla e orango, animali che infatti si baciano.

Marco De Vincenzo

Intervista al designer: breve spaccato di che fine potrebbe fare la moda in Italia

09 Dicembre 2011

La modella indossa uno chemisier di seta che riproduce fedelmente un mantello di zibellino. Qualche stagione prima ancora il colpo di fulmine: una gonna a raggi che poteva benissimo essere la ripresa dall’alto di una giostra di cavalli. Marco De Vincenzo, messinese poco più che trentenne designer degli accessori di Fendi e stilista dal 2009 della sua omonima griffe, confessa che l’artificio in un abito è ancora il segreto sul perché disegnarli, che la crisi fa paura perché tarpa le ali a qualcosa che non è ancora nato, che una gonna al ginocchio dobbiamo ancora “impararla”. Un nome (non più) nuovo che parla chiaro, su come l’Italia abbia scoperto di avere il tallone d’Achille proprio sulla moda e perché, futuro a parte, uno show è da costruire come si realizzasse la collezione must-have.

Hai paura dei prossimi anni, economici e non?
Ho paura di dovermi fermare ancora prima di averlo deciso. Trovo terribili le frustrazioni, e non c’è frustrazione peggiore per un creativo, di quella di non trovare uno spazio per esprimersi.

Parigi, Londra, New York, perché sono (lo sono?) realtà diverse da noi quando si tratta di fashion biz?
In Italia c’è un problema di ricambio generazionale. Altrove è stato compreso già da molto tempo che le giovani leve, nel design come in altri campi, vanno tutelate perché rappresentano l’unica arma contro l’omologazione. Basti guardare all’Inghilterra. Sono bastati 10 anni di sana dedizione verso i propri “pargoli”, e si è tramutata in una delle settimane della moda più stimolanti. Fino a quando la stampa italiana continuerà a supportare sempre i soliti noti, o a coltivare una certa esterofilia, tutti continueranno a credere che il dopo Armani sarà un buco nero, e che i giovani hanno smesso di sognare.

Alta Roma (dove De Vincenzo ha vinto il Who is on Next nel 2009) esiste ancora come idea o è una vetrina di “altro” rispetto alla Moda tout court vista nelle fashion week?
Credo che la moda abbia il dovere di stare al passo coi tempi. Alta Roma è stata troppo a lungo distante dal mondo circostante, e ha fatto del passato un limite, invece di trasformarlo in un punto di forza. Oggi i pregiudizi degli addetti al settore sono molti e leciti, e Silvia Fendi, in veste di Presidente, sta facendo un lavoro ricostruttivo molto interessante per sfatarli.

Credi che un giorno si smetterà di realizzare show  “fisici”?
Credo ancora nella formula della sfilata, mi affascina, rappresenta la sfera ideale su cui si muove ogni designer quando progetta una collezione. E anche se si dovessero trovare forme alternative, credo che l’abito resterà sempre legato ai concetti di fisicità e di movimento.

I tuoi riferimenti più forti: chi sono al di fuori del linguaggio della moda?
Amo molto le poesie. Quelle di Emily Dickinson su tutte. Mi insegnano sempre qualcosa sulla ricchezza dei punti di vista.

Cosa non ha ancora espresso o si è perso nel corpo di una donna?
Trovo che troppe donne oggi scelgano di non valorizzarsi, o forse è la moda stessa a imporre la cosa sbagliata. Sicuramente sono un nostalgico degli anni ’50, di quel gusto quasi ossessivo per l’artificio.

Se fossi obbligato a riprodurre all’infinito un capo, quale sarebbe?
Una gonna al ginocchio.

Quando hai capito che ti stava succedendo davvero? E cosa ti è successo?
Non ho mai troppa consapevolezza di ciò che mi accade. Sono un grande sognatore, agisco quasi sempre d’istinto, le conseguenze delle scelte che faccio si collocano in mezzo a un flusso che scorre a prescindere da tutto. Mi è successo tutto da piccolo, disegnare è sempre stata la mia via di fuga, un dono che niente e nessuno poteva portarmi via. Il resto era fuori.

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