Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Livestream dall’apocalisse

Ma come, non era il 21/12/2012 e non l’avevamo scampata liscia? Beh, in un certo senso: quella era UNA apocalisse. Ma si sa, il melodramma umano non conosce limiti e allora possiamo già segnare un’altra data sul calendario della fine del mondo. Tale data dovrebbe essere il 13 aprile 2036, ma questa volta non per colpa di Maya o strani calcoli astrali: un asteroide, di nome Apophis (99942 Apophis, per la precisione) sfiorerà i cieli terrestri e lascerà tutti con il fiato sospeso per quella singola, remota possibilità di impatto (va da sé, disastroso).
La storia, in brevissimo: Apophis (diametro 325 metri) fu individuato nel giugno 2004, e in seguito a errati calcoli si stimò la possibilità percentuale di una collisione con il pianeta Terra al 2,7% (che non è poco, ma è tanto, straordinariamente tanto). Si rifecero i calcoli, e si scoprì con un sospiro di sollievo che non c’era nulla di cui preoccuparsi: ma una possibilità rimane. Ovvero, in seguito al passaggio del 2029, Apophis rischia di deviare la sua traiettoria ed entrare in risonanza orbitale con la Terra. Questo porterebbe a un impatto nel 2036.
Nel 2008, dopo varie analisi radar, doppler e ottiche, si è stabilita la possibilità di collisione su valori di nuovo estremamente ridotti, vale a dire 0,0022% prima e 0,0004 poi (1 possibilità su 250.000).
Nell’attesa, è possibile guardare Apophis pascolare nello spazio intorno alla terra attraverso il Virtual Telescope Project o o attraverso il sito Slooth Space Telescope, che proporranno un livestream del passaggio dell’asteroide (a 9 milioni di miglia circa) il 21 gennaio (a dire la verità è passato anche oggi, ma a causa delle nubi lo “spettacolo” live è stato rimandato). Aspettando, come sempre, il 2036 per la prossima apocalisse.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.