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12:51 martedì 23 dicembre 2025
Il neo inviato speciale per la Groenlandia scelto da Trump ha detto apertamente che gli Usa vogliono annetterla al loro territorio Jeff Landry non ha perso tempo, ma nemmeno Danimarca e Groenlandia ci hanno messo molto a ribadire che di annessioni non si parla nemmeno.
Erika Kirk ha detto che alle elezioni del 2028 sosterrà J.D. Vance, anche se Vance non ha ancora nemmeno annunciato la sua candidatura «Faremo in modo che J.D. Vance, il caro amico di mio marito, ottenga la più clamorosa delle vittorie», ha detto.
A causa della crescita dell’industria del benessere, l’incenso sta diventando un bene sempre più raro e costoso La domanda è troppa e gli alberi che producono la resina da incenso non bastano. Di questo passo, tra 20 anni la produzione mondiale si dimezzerà.
È appena uscito il primo trailer di The Odyssey di Nolan ed è già iniziato il litigio sulla fedeltà all’Odissea di Omero Il film uscirà il 16 luglio 2026, fino a quel giorno, siamo sicuri, il litigio sulle libertà creative che Nolan si è preso continueranno.
Il ministero della Giustizia americano ha fatto prima sparire e poi ricomparire una foto di Trump con Epstein Il Department of Justice sostiene che tutto è stato fatto per «proteggere delle potenziali vittime di Epstein» ritratte nella foto.
Di Digger di Alejandro G. Iñárritu non sappiamo ancora niente, tranne che un Tom Cruise così strano e inquietante non si è mai visto La trama della nuova commedia di Iñárritu resta avvolta dal mistero, soprattutto per quanto riguarda il ruolo da protagonista di Tom Cruise.
C’è un’estensione per browser che fa tornare internet com’era nel 2022 per evitare di dover avere a che fare con le AI Si chiama Slop Evader e una volta installata "scarta" dai risultati mostrati dal browser tutti i contenuti generati con l'intelligenza artificiale.
Kristin Cabot, la donna del cold kiss-gate, ha detto che per colpa di quel video non trova più lavoro e ha paura di uscire di casa Quel video al concerto dei Coldplay in cui la si vedeva insieme all'amante è stata l'inizio di un periodo di «puro orrore», ha detto al New York Times.

L’era glaciale

Dall'anorak agli scarponi: per l'autunno inverno 2013-2014 l'uomo sfida il gelo e raggiunge la quota. Divisa da lavoro permettendo.

15 Gennaio 2013

Il lingua inuit  vento si dice anorak, e per difendersi da quella bestia brutale e improvvisa gli eschimesi hanno iniziato a coprirsi con pelli di foca costruendo il prototipo di quello che oggi chiameremmo giaccone. Realizzata la solida difesa contro il vento il termine anorak è passato a indicare l’indumento e non solo il vento malefico. Secoli dopo, più precisamente sulle passerelle del prossimo autunno inverno 2013-14, si attinge ancora a mani piene ai metodi della sopravvivenza eschimese: il concetto moderno di anorak da tempo ha il suo mercato (quello sportivo e “base” per esperimenti sartoriali con materiali ultra tecnologici vedi Stone Island) ma per il futuro inverno si torna alle origini per cui è nato – il freddo estremo – e quindi si ricorre a pellicce di marmotta, renna, volpe.

Vecchio scarpone. Brand per natura montanari e maison sartoriali: entrambi mostrano uno slancio verso l’esplorazione degno delle più audaci compagnie alpine di inizio secolo scorso. La strana sensazione, dopo decenni di minimalismo e neoprene, è che il freddo, quello che dovrà ancora arrivare, faccia paura. Meglio coprirsi bene che si attendono tempi rigidi. Meglio imparare a sopravvivere che un’era glaciale è in arrivo. Tra i più espliciti c’è Bally, il brand svizzero che a Milano ha costruito un tunnel buio dagli spigoli iceberg per portarci verso la vetta, quella dell’Everest conquistato 60 anni fa e a cui dedica una collezione, la Everest appunto. Lo sherpa Tenzing Norgay e Sir Edmund Hillary il 29 maggio 1953 toccavano uno dei tetti del mondo: ai piedi avevano stivali in pelliccia di renna creati a mano dalla casa svizzera, il Reinder-Himalaya boot, che per il 2014 è stato riprodotto identico all’originale (richiamando i produttori tedeschi che nel ’53 si erano occupati degli elementi metallici). Non servono gli Ottomila: il vecchio scarpone conquista un’intera ala del palazzo da Santoni che, messe le loafers in stand-by, per il prossimo inverno riedita la calzatura da alpinista con pellami ricercati abbinamenti azzardati,  estetica nostalgica ma grip attualissimo.

Pelliccia, bosco e tartan. Il miraggio della calotta polare artica e i venti che limano la Terra del Fuoco: il mito dell’esploratore scalda gli animi degli uomini di Fendi dove (quasi) tutti sfilano con scarponi di pelliccia ai piedi e l’anorak originario è omaggiato alla perfezione nella versione dal manto selvaggio, e poi capospalla da steppa siberiana, scaldamano e stole di volpe. Dalla scenografia innevata e dall’heritage del brand si direbbe che Thom Browne giochi in casa. E invece no: nonostante i pini bianchi alla sfilata di Moncler Gamme Bleu Mr. Browne fa sfilare uomini in kilt, gamba nuda e piumino. Niente pelliccia ma tartan in tutte le forme anche “a costo” di imbottirlo. Gli uomini di Umit Benan da Trussardi, non sono ancora vicini al campo base ma camminano in una terra di mezzo, in quella fase tecnicamente chiamata “avvicinamento”, persi in un bosco di conifere e foglie secche che frusciano a ogni passo tra anorak tecniche bordate di vitello, borsoni ripieni di legna e maxi mantelle di pelle. Ripararsi (meglio) dal freddo torna a essere una necessità e non un vezzo anche da Marni, dove ci si sofferma a toccare i capi in cerca dei segni di cambiamento dopo la recente acquisizione del brand da parte di Renzo Rosso per poi imbattersi  nel giubbotto squadrato con la schiena ricoperta da pelliccia corvina accompagnata dalle classiche muffole di pelliccia (evergreen del brand) a cui si associa lo zainetto da alpinista anni Trenta in vitello vinaccia.

Nuovo normale vs working class. Tra creste di ghiaccio e labbra spaccate spicca l’eccezione, il nuovo normale come è stato chiosato dalle penne dell’alta moda. L’eccezione è tutta nell’armadio dello studente di Miuccia Prada («una delle collezioni più sofisticate che abbia mai fatto»), chiuso in una casa di bambola lo scolaretto ha il pallino per la geometria e i retroscena dandy anni Settanta vedi forme, colore, e quella camicia con il colletto vezzosamente scomposto. Intanto fuori, a causa del freddo, anche l’epoca d’oro del Jolly, il più comune anfibio anti infortunistico in pelle ma con suola nitrilica simbolo del sartorial-worker anni Zero, non basta più: non si esplora più sull’asfalto cittadino, ma altrove, in un mondo dove anche la working class (e il suo abbigliamento comodo e di protezione) non difendono abbastanza dalle intemperie. Così la classica salopette di Caruso omaggia ancora le pellicole di Petri ma si fa più calda in flanella, mentre la giacca maoista il brand la ripropone stondata in morbidissima lana (provocazione ironica del comfort della divisa?). La classe operaia di Kenzo invece sì che va in paradiso in quella che sarà una delle collezioni che vedremo (neanche a dirlo) a pioggia: cumulonembi su caban e nuvole incendiate da tramonti per cappotti doppiopetto.

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