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L’Albania non solo ha una ministra AI, ma questa ministra AI è anche incinta di 83 figli AI Ogni "figlio" di Diella fungerà da assistente personale per uno degli 83 parlamentari del Partito Socialista d’Albania.
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Le elezioni in Irlanda le ha vinte Catherine Connolly, un’outsider assoluta, psicanalista, pro Pal e sostenuta dai Kneecap Progressista, antimilitarista, pacifista, si è espressa contro il riarmo in Europa e ha condannato il genocidio in Palestina.
È morto Björn Andrésen, «il ragazzo più bello del mondo» diventato famoso per Morte a Venezia L’attore svedese aveva settant’anni e per tutta la vita ha lottato con la difficile eredità del film di Luchino Visconti.
I ladri del Louvre sono stati catturati anche perché hanno lasciato indietro un sacco di indizi, tra cui dei guanti, un casco, un gilet catarifrangente, una fiamma ossidrica e un walkie-talkie Un sospettato è stato fermato all'aeroporto Charles de Gaulle mentre tentava di partire per l'Algeria, l'altro mentre si preparava a partire per il Mali.
Da quando è uscito “The Fate of Ophelia” di Taylor Swift sono aumentate moltissimo le visite al museo dove si trova il quadro che ha ispirato la canzone Si tratta del Museum Wiesbaden, si trova nell’omonima città tedesca ed è diventato meta di pellegrinaggio per la comunità swiftie.
Yorgos Lanthimos ha detto che dopo Bugonia si prenderà una lunga pausa perché ultimamente ha lavorato troppo ed è stanco Dopo tre film in tre anni ha capito che è il momento di riposare. Era già successo dopo La favorita, film a cui seguirono 5 anni di pausa.

Perché Le forze della terra è diventato una leggenda della letteratura americana

Orville Press porta in Italia l'opera prima di Jo Ann Beard, pubblicata negli Usa nel 1998 e diventata immediatamente un classico.

17 Luglio 2023

Di cosa parla Le forze della terra? Di capelli. Una volta individuato il tema che torna e lega questi testi autobiografici ci possiamo rilassare, si fa per dire. Perché il punto è usare i capelli per entrare nel plasma, nel quarto stato della materia che dà il titolo al racconto più celebre della raccolta. Rifiutato da gran parte degli editori americani, uscì nel 1996 sul New Yorker acquisendo all’istante lo statuto di una leggenda. Intorno alla leggenda istantanea, Jo Ann Beard ha scritto altri capitoli della sua storia che reggono al confronto con l’esordio prodigioso. Insieme compongono un libro unico e struggente. Ti si para innanzi come fosse una persona, avrebbe detto mia nonna.

Il titolo originale è The Boys of My Youth. Per una volta l’editore italiano (Orville Press) non ha fatto la parte dei nostri vecchi distributori cinematografici: non ha scalciato un buon titolo per un’idiozia, s’intende, accattivante. Coscienziosamente si è rivolto all’autrice che ha stanato tra le righe quel “le forze della terra”. In italiano suona meglio del letterale “i ragazzi della mia giovinezza”, se non sei un vecchio distributore cinematografico. Già che siamo in tema, segnalo subito la bella traduzione di Milena Zemira Ciccimarra. Vale sempre la pena ricordare i nostri migliori traduttori, certo è difficile dimenticarne i nomi. Milena Zemira, Ilide Carmignani, Abramo di Balmes.

Capelli, si diceva, di bambole, di bambine, di ragazze, dei loro primi amori, capelli di madri, di sorelle, di zie, di cugine, capelli spesso imparentati, capelli schiacciati di mariti durante il weekend, capelli sotto i cappelli, capelli sudati, laccati, asciutti, bagnati, piastrati, cotonati. Infine i cani: così di famiglia che hanno capelli anche loro, più che peli. Bene, cosa può esserci di tanto interessante in questo catalogo tricologico? Chi cerca lezioni di vita in un libro se ne tenga alla larga. Sebbene i capelli, essendo indomabili e più che mai esposti alle forze della terra, ci rivelano la natura di un mondo in cui si lotta per il controllo mentre l’essenziale accade sempre non sorvegliato.

«Come stanno i capelli?», chiede ossessivamente una cugina all’altra cugina, le ragazze sono in macchina, stanno andando a un concerto. Non si tratta solo di insicurezza, di isteria tardo adolescente, di nostalgia. I capelli fanno il comodo loro, ci piaccia o meno. Abbiamo bisogno degli altri, sempre, di testimoni che ci aiutino a vedere ciò che noi non possiamo vedere e viceversa.

Le forze della terra è una love letter ai compagni di strada, dove un destino ha molti inquilini. Le alleanze indotte dalle circostanze contano quanto le affinità elettive. Senza rammarico, né rassegnazione. Il paesaggio di Jo Ann Baerd è radicale e ultra americano: l’individualismo è una patetica chimera, mentre l’adorato isolamento, il culto dello spazio personale e dei confini, valgono eccome, ma hanno bisogno di complici per sostenere l’impatto con quel magma indistinto che ci tira dentro la dimensione fisica della vita, per i capelli. Appunto: come stanno i capelli? Non è un capriccio, ma questione di vita o di morte.

In questa prospettiva reggono affiancate vicende dal peso specifico molto diverso: uno shooting nei corridoi di un dipartimento di fisica dell’Iowa – trauma comunitario di cui Jo Ann Beard è stata testimone e che è al centro del racconto “Il quarto stato della materia” può convivere con la cronaca di una sera passata a casa dei nonni, in cui Bonanza, il solito Bonanza, all’improvviso fa tristezza, è insostenibile. L’impasto è lo stesso, siamo immersi nella medesima materia. L’elusivo stato che avvolge il pianeta, proteggendolo da forze cosmiche, ha tratti di consanguineità che imparenta una strage a un magone, l’uomo agli astri, un’invasione di scoiattoli ai fili d’erba brucati, forse, dalle fan dei Beatles. Beard è una sexy, la sua scrittura accende tutti i sensi, compreso quello dell’umorismo. L’umorismo nudo e crudo che non si avvale di battute, ma di gesti, di chi è cresciuto accanto a tosatori di pecore.

L’esperienza mi ha insegnato che per conquistare eventuali lettori è bene restare seri. Dunque certe atmosfere di rischio incombente ricordano The White Album, Joan Didion. Non c’è bisogno di sottolineare l’influenza di quest’opera su qualsiasi “sguardo” scrivente, non solo statunitense e non solo femminile. L’allarme di Didion ha ancora un tratto di servizio, che personalmente apprezzo molto, è un capolavoro di reportage. Messi a confronto, al di là dei risultati e della classicità del primo, non si può non notare lo scarto ulteriore sul fronte dell’intimità che Le forze della terra impone al lettore. Al centro di questa prassi narrativa c’è il tema della frontiera, la Didion è arrivata al capolinea, oltre non si può più andare. Mentre la Beard ha rovesciato la linea di confine: lo spazio da conquistare non è fuori, laggiù, ma dentro qualcosa che è comunque un corpo, astrale, planetario, non importa. Al cinema è successo molto prima, con Alien.

Concludendo queste bollenti riflessioni, prima di implodere, aggiungerei l’importanza della noia come stato conoscitivo. Quando ci si annoia si fanno scoperte fondamentali. Nel paesaggio suburbano di Beard la noia è declinata fino allo spasimo. Dall’infanzia alla vecchiaia il filtro della noia aiuta a vedersi in una cornice larga in cui si respira il sospetto che l’evidenza delle cose sia un mistero. Confesso che non posso essere obiettiva nel consigliarvi la lettura di un libro in cui si legge: «A tre anni la mia relazione più riuscita era con Hal, un bambolotto maschio. Hal aveva capelli castani sagomati, un viso di vinile sorridente e due completi. La cosa stupenda di Hal era che oltre a essere il mio amico era anche il mio schiavo». Oppure: «Adoriamo Dave Anderson. Lo stiamo a guardare così tanto che ci viene sonno, e allora lo chiamiamo al telefono». Beard è più alla buona di Didion, meno prolifica di Joyce Carol Oates. Come molte voci inafferrabili è sempre più e al tempo stesso meno di qualcun altro. Un’eco senza sorgente. Dimenticavo il mio intento iniziale, per quel che vale: convincere anche i calvi a procurarsi una copia di Le forze della terra. Leggendolo possono illudersi di avere il bicchiere mezzo pieno.

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