La guerra, in un certo senso, fece bene a Slim Aarons: tornato dal fronte europeo (sbarcò anche ad Anzio, con gli Alleati) dopo la fine della Seconda guerra mondiale, non cadde nel pozzo del ptsd, né rimase intrappolato in romanticismi sulla bellezza della guerra. Decise invece di non vivere mai più quello che aveva vissuto sul fronte. Di dedicare la sua vita al contrario della guerra, ciò che verrà descritto poi nel suo motto: fotografare «attractive people doing attractive things in attractive places».
L’Italia, ancora una volta, svolse un ruolo fondamentale nella sua vita, contribuendo a formare il particolare stile di ritratti che lo renderanno uno dei più iconici fotografi del Novecento. Il magazine Life aprì una sede a Roma, e gli offrì un posto. Qui iniziò a frequentare «stelle del cinema, gangster e il Vaticano». Una foto in particolare segnò un punto di svolta nella carriera di Aarons: fu quando Life gli chiese di scattare un ritratto di una allora diciannovenne Betsy von Furstenberg per una copertina. Aarons raccontò: «Dovevo portarla via da Roma e dalla vita notturna di Roma, farle sparire le borse sotto gli occhi. Allora la portai in un piccolo hotel a Ravello, sulla Costiera amalfitana. La lasciai a dormire e riposare per due giorni interi. Pranzavamo insieme, e chiamavo continuamente i suoi genitori per assicurare che non stessi approfittando della figlia». La copertina uscì nel gennaio del 1951 e catapultò Slim Aarons, immediatamente, tra i migliori fotografi di Life e del momento. Da lì in avanti, sarebbero state centinaia le altre Betsy von Furstenberg fotografate.
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