Hype ↓
19:24 giovedì 20 novembre 2025
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.
Angoulême, uno dei più prestigiosi festival di fumetti al mondo, quest’anno potrebbe saltare a causa di scandali, boicottaggi e tagli ai finanziamenti L'organizzazione è accusata di aver provato a insabbiare un'indagine su uno stupro e centinaia di artisti hanno deciso di non partecipare in protesta. L'edizione 2026 è a rischio.
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.

La Stella della Senna

Perché la figlia di Paul McCartney si conferma la londinese più parisienne della Moda

09 Marzo 2012

Chioma rosso fuoco, volto perfettamente tondo e due occhi verdissimi da eterna bambina. A partire dai tratti preraffaelliti è facile continuare a chiamare Stella McCartney la figlia di papà Paul. Perché se invece del maglione girocollo di suo marito e delle décolletées zeppate indossasse un blazer blu con stemma e gonna a pieghe sembrerebbe appena uscita da un college privato. Pagato da papà.

Eppure ci voleva proprio lei, la figlia del Baronetto, che senza troppo scalpore ha frequentato il Central Saint Martin, per chiudere una stagione di moda che ha avuto più rumors che capolavori. La sua sfilata parigina, all’Hotel de Ville, ha riequilibrato quello che sta succedendo nella moda in queste settimane e forse, una volta per tutte, ha messo a tacere alcuni perché sul conto di Stella McCartney.

Secondogenita amatissima dal padre che la segue pedissequamente nella cultura del no meat (attraverso l’associazione che ha creato con lui, in ricordo della madre, Linda), e che per primo si vuole togliere dal ruolo scomodo di papà prestanome, è lo stesso che con nonchalance fa parte del parterre (front row) della figlia insieme a Gwyneth Paltrow e Liv Tyler. La sua sfilata però, dicevamo, è arrivata in sordina: non perché il brand in questi anni non abbia avuto il salto di visibilità, anzi, ma perché poche ore prima gli occhi erano puntati sull’ultimo show di Stefano Pilati fresco di non-rinnovo del contratto da Yves Saint Laurent, e prima ancora sui dieci anni festeggiati con una collezione autocitazionista di “Lanvin sotto il segno di Alber Elbaz”. E poi, soprattutto, perché Stella McCartney è un’inglese che si ostina a sfilare a Parigi.

Dall’ormai perenne triumvirato, Céline-Stella McCartney-Chloé, ci si aspetta più o meno sempre la stessa sana autenticità: abiti comodi da indossare, belli da portare per le stagioni polverose perché nei colori tenui, rétro il giusto per rievocare una cultura del brand e o arricchire il DNA di un marchio nuovo come nel caso di Stella. Questa stagione però, dimenticata una collezione con maxi stampe di agrumi e denim anni Settanta, la McCartney ha sentito l’esigenza di essere contemporanea. Perché questa volta avrebbe vinto su tutte.

Premesso che la sfilata di Céline è stato una breve presentazione in showroom (“Phenomeno” Philo sta portando a termine una gravidanza), Stella ha avuto l’onore e l’onere di avere gli occhi puntati su di lei. E il primo passo per non subire più la sindrome di figlia di papà è stato non avere ansia da prestazione nonostante la location neo gotica e il suo inverno ostinatamente no pelliccia e no pelle. E invece l’inglesissima stilista è partita con il codice linguistico più caro ai parigini: nero e blu, un fil rouge che durerà per tutta la collezione e che lei prima della sfilata definirà “il giusto equilibrio, come il notturno e il diurno”. Per andare sul sicuro si affida a una delle sue muse non solo estetiche ma di vita, la top Natalia Vodianova, madre di tre figli (come lei) che sfila ancora e nel farlo ha l’ipnotica capacità di rilassare chi la guarda. Stessa sensazione che lascia una collezione di Stella McCartney.

E siccome Stella sapeva di dover vincere, a Parigi ha portato l’artiglieria pesante: i maglioni da cottage, belli britannici, con sotto camicie in pizzo – tessuto che qui è ad appannaggio di Valentino. Invece no, Stella lo  impiega con parsimonia e osa addirittura un altro must da Ville Lumiére: i blazer boxy stile muta che rispondono al nome di Nicolas Ghesquière. Presuntuosa? No, ostinatamente understatement, così con lo stesso mood la McCartney torna a casa e si prepara a ultimare la divisa della nazionale britannica per le Olimpiadi 2012, un nuovo equilibrio tra fibre tessili e mixté tecnologiche, “accanimento” vegetariano che le verrà facile, lei che anche in questo show è partita dal suo integralismo. Con le zeppe biodegradabili.

Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.