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02:24 domenica 9 novembre 2025
Un imprenditore ha speso un milione di dollari per promuovere una collana AI a New York e tutte le sue pubblicità sono state vandalizzate Avi Schiffman voleva far conoscere il suo prodotto ai newyorchesi. Che gli hanno fatto sapere di non essere interessati all'amicizia con l'AI.
Stranger Things sta per finire ma ricomincerà subito, visto che Netflix ha già pronto lo spin-off animato S’intitola Tales From ’85 ed espande la storia ufficiale tra la seconda e la terza stagione, riprendendone i personaggi in versione animata.
Gli azionisti di Tesla hanno entusiasticamente approvato un pagamento da un bilione di dollari a Elon Musk  Se Musk raggiungerà gli obiettivi che l'azienda si è prefissata, diventerà il primo trillionaire della storia incassando questo compenso da mille miliardi.
Nel primo trailer de La Grazia di Paolo Sorrentino si capisce perché Toni Servillo con questa interpretazione ha vinto la Coppa Volpi a Venezia Arriverà nella sale cinematografiche italiane il 15 gennaio 2026, dopo aver raccolto il plauso della critica alla Mostra del cinema di Venezia.
Nel nuovo album di Rosalia c’è una canzone in italiano dedicata a San Francesco e Santa Chiara Si intitola "Mio Cristo Piange Diamanti", che lei definisce «la sua versione di un'aria», cantata in un perfetto italiano.
Si è scoperto che uno degli arrestati per il furto al Louvre è un microinfluencer specializzato in acrobazie sulla moto e consigli per mettere su muscoli Abdoulaye N, nome d'arte Doudou Cross Bitume, aveva un bel po' di follower, diversi precedenti penali e in curriculum anche un lavoro nella sicurezza del Centre Pompidou.
La Presidente del Messico Claudia Sheinbaum è stata molestata da un uomo in piazza, in pieno giorno e durante un evento pubblico Mentre parlava con delle cittadine a Città del Messico, Sheinbaum è stata aggredita da un uomo che ha provato a baciarla e le ha palpato il seno.
Una foto di Hideo Kojima e Zerocalcare al Lucca Comics ha scatenato una polemica internazionale tra Italia, Turchia e Giappone L'immagine, pubblicata e poi cancellata dai social di Kojima, ha fatto arrabbiare prima gli utenti turchi, poi quelli italiani, per motivi abbastanza assurdi.

Kobe Bryant

Cronaca dell'infortunio che stroncherebbe qualsiasi carriera sportiva. Ma non quella del marziano in gialloviola probabilmente.

27 Maggio 2013

Tratto dal nuovo numero di Studio, ora in edicola.

Non esiste altra franchigia Nba che possa vantare di aver regalato ai propri tifosi tante stelle e in così tante ere diverse quanto i Los Angeles Lakers: l’ultima in ordine cronologico – per alcuni addirittura la più luminosa e rappresentativa della storia gialloviola – è Kobe Bean Bryant.

Per celebrarne la bravura e raccontarla ai pochi che ancora non lo conoscessero, si potrebbero citare i cinque anelli vinti o il fatto che sia divenuto il miglior marcatore della storia dei Lakers e il quarto miglior marcatore di sempre della Lega, arrivando a segnare 81 punti in una singola partita. E poi il salto dal college ai professionisti quando ancora non lo faceva nessuno, il titolo di MVP della Lega, i due titoli di MVP delle Finali, le due medaglie d’oro Olimpiche e tanto altro ancora. Misurarne la grandezza coi soli numeri e trofei, però, non gli renderebbe completamente giustizia.

Nel suo caso, infatti, le vittorie e i riconoscimenti personali sono sì un ottimo argomento, ma è il “come” che conta e, a mi quanti atleti sono stati celebrati romanzandone il momento sportivo più elevato, quello del record, della vittoria? Tanti. I libri, i film e i tributi, in genere, raccontano i trionfi. Quelli la cui grandezza è invece emersa, prepotente, anche e soprattutto nel momento più drammatico, tra le lacrime, sono molti meno. Uno di questi è proprio il buon Kobe. Il suo incubo sportivo si è consumato il 12 aprile scorso, con i Lakers che ospitavano i Golden State Warriors in una partita dove si giocavano le ultime speranze di accesso ai playoffs. Con poco più di cinque minuti da giocare, con i Lakers sono sotto 107 a 101, Kobe aveva preso in mano la situazione infilando due triple consecutive e riportando alla sua maniera il punteggio in parità. Ma non era finita. Dopo un canestro di Jack, play avversario, i Lakers erano tornati nuovamente sotto, di due punti, a due minuti dal termine. Palla nuovamente a Kobe, sperando nell’ennesimo miracolo. È l’inizio della fine. Tenta una penetrazione, ma scivola, senza contatto col difensore. Si tocca la caviglia, è preoccupato, resta giù.

È famoso per la sua soglia di sopportazione del dolore altissima e per il suo giocare nonostante gli infortuni. La prima reazione è, perciò, preoccupazione mista a un: “Ce la farà anche questa volta”. Pare bionico, lui che si che lo separa dal resto della Lega. Ne ha più di tutti. Stavolta, però, è diverso. Zoppica, non si regge in piedi, è costretto a uscire dal campo per farsi vedere la caviglia durante il time-out. In teoria gli toccherebbero pure due tiri liberi, ma chiunque, al posto suo, a quel punto e con quel dolore, chiederebbe il cambio facendosi trasportare in barella negli spogliatoi e lasciandoli tirare a un altro (avete presente l’infortunio occorso a Javier Zanetti?).

È il come, però, che lo rende speciale, dicevamo. Kobe no, lui rientra in campo, non lo accetta. Arriva all’altezza della lunetta, respira, fa una smorfia e realizza il primo libero. Il piede infortunato è piantato, non lo muove più. Il pubblico ancora non l’ha capito, ma lui già sa, da un pezzo, che la sua stagione è finita e, non fosse Kobe Bryant, pure la sua carriera. Resta al suo posto e, ignorando il dolore, fa un’altra smorfia impreca, soffre e realizza anche il secondo. Poi esce, lasciando i compagni in parità a 109, grazie al suo due su due ai liberi. Si era rotto il tendine d’Achille. Col senno di poi ci ripensi e ti domandi: ma come avrà fatto a restare in piedi? E a segnare, poi? Ma soprattutto: chi gliel’avrà fatto fare? Non è eroismo, né pazzia. È che rifiuta la sconfitta: questo è Kobe. È quello che, negli spogliatoi, appresa l’entità dell’infortunio, un giornalista ha avuto il coraggio di chiedergli se avrebbe giocato lo stesso la partita successiva. Ovviamente una scemenza senza senso, che però rende l’idea.
È la determinazione, la voglia di vincere. Più tutte le altre cose e gli anelli.
P.S. Tornerà. Il quando non si sa ancora, il perché si.

Foto di Jeff Gross / Getty Images Sport

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