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La fine di Kiwi Farms, il luogo dove internet ha dato il suo peggio

Dopo anni di persecuzioni, istigazioni al suicidio e coinvolgimenti in attentati terroristici, il forum è ormai quasi irraggiungibile, grazie alla campagna online dell'attivista Clara “Keffals” Sorrenti.

di Studio

Lo scheletro di un kiwi (Foto via Reddit)

Dopo trent’anni di World Wide Web ci siamo convinti di averle viste e sentite tutte, che tutto è già successo almeno una volta in passato. Eppure le sorprese continuano a succedere, basta essere curiosi, cercare con insistenza e aprirsi alle possibilità. Per esempio: quante volte vi siete imbattuti in un sito reso inaccessibile perché rappresenta una «minaccia per la vita umana»? Da sabato scorso, Cloudflare ha affisso questo annuncio su quella che una volta era la homepage di Kiwi Farms, un simil-4chan che Margaret Pless del New York Magazine definì «la più grande community di stalker di tutto il web» in un pezzo del 2016. Alla decisione di impedire l’accesso degli utenti al sito, Cloudflare ci è arrivata dopo una – troppo, a dire di molti – lunga riflessione e in seguito alle denunce di Clara “Keffals” Sorrenti.

Sorrenti è un’attivista per i diritti delle persone transgender e content creator attiva soprattutto su Twitch. Fino a poco tempo fa viveva a London, in Canada, fino a quando non è diventata l’oggetto delle attenzioni degli utenti di Kiwi Farms. Lo scorso 5 agosto una persona ha finto di essere lei e ha inviato la stessa mail a tutti i consiglieri comunali della città: la mail diceva che aveva appena ucciso sua madre, che era in possesso di un’arma da fuoco e che si stava preparando per un assalto al municipio in cui avrebbe «ucciso tutte le persone cis». Poco dopo l’invio di questa mail, Sorrenti si è ritrovata un team Swat in casa e un agente che le notificava l’arresto puntandole un fucile in faccia. Ovviamente è stata costretta a trasferirsi, è andata in un albergo ma nemmeno quello è bastato a seminare gli stalker. È stata sufficiente una foto del suo gatto steso sul letto della stanza dell’hotel: confrontando le lenzuola visibili in quella foto con quelle che gli hotel della zona mostravano nelle immagini pubblicate sui loro siti web, quelli di Kiwi Farms sono riusciti a trovarla, hanno iniziato a ordinare decine di pizze a suo nome – col nome che aveva dieci anni fa, prima della transizione – e a fargliele consegnare sull’uscio della camera. Alla fine è scappata a Belfast, in Irlanda. Mentre tutto questo succedeva, sui social partiva una campagna in difesa di Sorrenti segnata da due hashtag: #DropKiwifarms e #CloudflareProtectsTerrorists. La risposta del Ceo di Cloudflare Matthew Prince è stata un cervellotico post pubblicato sul blog aziendale il 31 agosto spiegando le raffinatezze delle sue abuse policies. Il 3 settembre ha detto di aver cambiato idea ma si è premurato di precisare, in una dichiarazione concessa al Washington Post, che le pressioni e le campagne social non c’entrano niente con la sua decisione.

La ragione per cui la titubanza di Prince ha fatto arrabbiare molti è che Kiwi Farms non è una novità. Esiste dal 2007 ed è uno degli orrori nati dalla covata malefica di 4chan. Il suo fondatore si chiama Joshua Moon, nickname Null, residenza non confermata (le leggende lo vogliono nascosto chissà dove nelle Filippine), in una vita precedente uno dei moderatori di 8chan. Poi un giorno gli capitò di leggere un fumetto amatoriale intitolato Sonichu, le avventure di un personaggio che metteva assieme Sonic e Pikachu, scritto e disegnato da Christine Weston Chandler, in seguito ribattezzata dai suoi persecutori “Chris-chan”. Nella sua prima iterazione, prima di diventare l’hub di smistamento di buona parte dell’odio – soprattutto quello indirizzato contro la comunità Lgbtq+ – Kiwi Farms si chiamava CWCki, una wiki dedicata a Christine (C) Weston (W) Chandler (C) in cui veniva pubblicato e commentato ogni tipo di “contenuto” legato alla ragazza. Non solo i suoi fumetti amatoriali e le sue fanfiction, ma anche foto e messaggi privati, indirizzi e abitudini, incontri e acquisti. Col passare del tempo, gli utenti di CWCki si trasformarono in veri e propri aguzzini: alcuni di loro fingevano di essere amici di Chandler solo per farsi inviare da lei foto o messaggi imbarazzanti e in un caso convinsero un ragazzino di 13 anni a fingersi maggiorenne, a fare sesso telefonico con lei e a registrare tutto. La lista delle angherie subite da Chandler è talmente lunga che gli utenti dell’allora CWCki inventarono una parola per spiegare la funzione che la ragazza ricopriva nella loro vite: lolcow, una persona dalla quale si possono mungere risate come il latte dalle mammelle di una vacca. Nonostante siano passati anni dall’inizio di questa storia, Chandler continua a essere la lolcow prediletta dagli utenti del sito che nel 2015 è “rinato” sotto il nome di Kiwi Farms (CWCki continua a esistere, però, come memoria storica delle loro prodezze online). Nell’agosto del 2021 Chandler è stata arrestata con l’accusa di incesto dopo la diffusione online – ovviamente a partire da Kiwi Farms – della registrazione di una sua telefonata in cui raccontava nel dettaglio i rapporti sessuali che aveva con la madre quasi 80enne. L’arresto di Chandler è stato trasmesso in livestream da Ethan Ralph, internet personality nota per aver sostenuto il Gamergate e per la sua vicinanza all’alt-right.

La pericolosità di siti come Kiwi Farms è evidente ed è una delle cose che gli utenti trovano più attraenti, più divertenti, più stimolanti. I suicidi di tre persone sono stati collegati direttamente allo stalking e al doxxing degli utenti di Kiwi Farms. Julie Terryberry aveva detto di essere stata perseguitata dai frequentatori del sito a causa del suo aspetto e della sua relazione poliamorosa. Chloe Sagal aveva raccontato che su Kiwi Farms avevano scoperto che una campagna crowdfunding da lei organizzata per curare un avvelenamento da metalli pesanti le sarebbe servita in realtà per l’intervento chirurgico necessario al cambio di sesso. Un software developer noto solo con il nickname di Near/Byuu aveva rivelato di essere stato presa di mira dai Kiwi perché affetto da autismo, e che diverse persone sue amiche erano state istigate al suicidio solo per vedere come avrebbe reagito alla loro morte. Terryberry si è suicidata nel 2016, Sagal nel 2018, Near nel 2021. Alla morte per suicidio delle loro vittime, gli utenti di Kiwi Farms rispondono in modo codificato: esprimendo sempre il loro desiderio di partecipare al funerale indossando maschere di Guy Fawkes e costumi da cetrioli, i segni di quelli che secondo loro sono pronti a «PARTY HARD!!!» con musica forte, cibo e alcol gratis. Ogni volta che sono stati accusati di qualcosa, i Kiwi hanno sempre rimandato all’autodescrizione del loro sito-ritrovo: «Una community che si dedica alla discussione di persone eccentriche».

Quando gli è arrivata la notizia del blocco da parte di Cloudflare, Joshua Moon si è detto sorpreso e offeso perché la decisione è arrivata senza che prima ci sia stata «una discussione». Secondo Frank Figliuzzi, ex Assistant director dell’Fbi, Kiwi Farms avrebbe immediatamente provato a spostarsi su dei server russi, un movimento che dovrebbe portare le autorità a considerare Kiwi Farms come una possibile futura minaccia terroristica (d’altronde, l’attentatore di Christchurch Brandon Harris Tarrant era un frequentatore, le autorità neozelandesi chiesero a Moon di consegnare i post da lui pubblicati e Null rifiutò, portando così al blocco del forum nel Paese). Non è ancora chiaro di quale provider della Federazione il sito abbia provato a servirsi, ma stando a quanto riporta l’esperto di cybersecurity Kevin Beaumont su Twitter, la loro richiesta è stata respinta. Kiwi Farms, però, ha fatto presto a trovare una nuova casa in Vanwatech, un piccolo provider con sede a Vancouver che nel suo portfolio clienti vanta ritrovi di svitati complottisti come 8kun e pensatoi neonazisti come The Daily Stormer. E siccome su internet tutto è già successo almeno una volta in passato, Vanwatech è lo stesso provider che diede ospitalità ai fondatori di 8chan dopo che questi furono cacciati da 4chan per diffusione di materiale pedopornografico. Secondo The Daily Dot, per chi sa come arrivarci, Kiwi Farms resta raggiungibile.