Attualità | Rassegna

Perché il caso di Jussie Smollett è un racconto dell’America di oggi

L'attore è passato dal ruolo di vittima a quello di colpevole, mettendo in imbarazzo chi si era subito schierato dalla sua parte.

Jussie Smollett scortato dalle guardie prima che venga rilasciato su cauzione dalla prigione di Cook County il 21 febbraio 2019 a Chicago, nell'Illinois. Smollett è stato accusato di aver organizzato un attacco omofobico e razzista contro se stesso perché era insoddisfatto del suo stipendio (Foto di Scott Olson/Getty Images)

Se questa settimana si è parlato molto del caso Jussie Smollett è anche perché ha messo nero su bianco una serie di dinamiche che riassumono il clima di tensione politica e sociale in cui viviamo oggi. Cosa è successo esattamente: a quanto pare, l’attore della serie Empire avrebbe organizzato un finto attacco nei confronti di se stesso, con tanto di cappio al collo e aggressori ingaggiati – e pagati – per simulare l’assalto. Quello che sapevamo prima dei risultati delle indagini: il 29 gennaio, a Chicago, Smollett era stato aggredito da due uomini mascherati che gli avevano messo un cappio intorno al collo, gettato addosso della candeggina, fratturato una costola e urlato: «Questa è la nazione del Make America Great Again». Molto probabilmente si è trattato di una messinscena. TMZ ha pubblicato le foto dei sospettati, due fratelli nigeriani: uno ha lavorato sul set di Empire, l’altro è stato il personal trainer dell’attore. Come riporta la Cnn, entrambi hanno ammesso di essere stati pagati per simulare l’aggressione. Tutti coloro che si sono immediatamente schierati, esprimendo su Twitter la loro cieca e incondizionata solidarietà nei confronti della vittima e di tutto ciò che rappresentava, si sono trovati in una posizione abbastanza imbarazzante. Nell’attesa di conoscere lo sviluppo della vicenda, abbiamo selezionato gli articoli più interessanti tra quelli che ne hanno parlato.

Empire actor Jussie Smollett’s ‘faked’ racial attack: what really happened?The Telegraph
Il quotidiano pubblica una cronistoria dettagliata del caso: si parte dalla denuncia dell’aggressione, con  i due uomini che gridano insulti omofobi e razzisti. Nei giorni successivi, Smollett riceve un’ondata di sostegno da personaggi come Kamala Harris, Nancy Pelosi, Alexandria Ocasio-Cortez e Viola Davis. I primi dubbi emergono l’11 febbraio, quando un portavoce della polizia di Chicago precisa come Smollett abbia rifiutato di dare pieno accesso al suo telefono, dunque con l’arresto dei fratelli Obabinjo e Abimbola Osundairo. Il 15 febbraio due fonti dell’indagine riferiscono che l’attacco potrebbe essere stato orchestrato dall’attore, e avrebbe coinvolto altri due uomini, mentre il giorno seguente emergono dettagli su un pagamento di 3500 dollari ai fratelli, tre giorni prima dell’aggressione. Si arriva infine, negli ultimi due giorni, alla formalizzazione delle accuse di turbamento dell’ordine pubblico e presentazione di un falso rapporto di polizia a Smollett; la produzione di Empire rifiuta di commentare, ma valuta di sospendere la collaborazione con l’attore, che deve anche presentarsi al tribunale, dove viene fissata una cauzione di 100.000 dollari; quasi in contemporanea, i suoi legali diffondono una nota sul loro assistito, che afferma solennemente e con fervore la propria innocenza.

What the Jussie Smollett Story RevealsThe Atlantic
Secondo lo scrittore e professore di linguistica John McWhorter, la storia di Smollett rappresenta «una peculiarità dell’America del XXI secolo: il vittimismo chic»: l’attore avrebbe simulato l’aggressione «perché cresciuto in un’epoca in cui nulla di ciò che avrebbe potuto fare o dire sarebbe apparso interessante tanto quanto venire attaccato per il colore della sua pelle e del suo orientamento sessuale». Oggi, prosegue, «la politica razziale è diventata una specie di religione, nella quale i bianchi affrontano il peccato originale del privilegio», e Smollett avrebbe interpretato «il ruolo della vittima come una forma di status». In questa prospettiva, la storia dell’attore presenterebbe analogie con quelle di Tawana Brawley e Rachel Dolezal: la prima, dopo aver denunciato, nel 1987, uno stupro e altre violenze da parte di sei bianchi, dieci anni dopo ritrattò, parlando in modo vago di qualcosa «che le era successo»; la seconda, bianca, trascorse anni a tentare di «scurire la pelle», arrivando infine a «fabbricare episodi di discriminazione razziale contro di lei». Se una persona come Smollett può arrivare a giocare su tutto ciò, conclude lo studioso, è indice del fatto che «sulla questione del razzismo siamo avanzati più di quanto spesso fatichiamo ad ammettere».

Liberals didn’t believe Jussie Smollett because we’re stupid — we believed him because of what Trump has done to AmericaThe Independent
Su The Independent, il co-fondatore e direttore di Rantt Media Ahmed Baba riflette sul fatto che, nel clima d’odio coltivato dal presidente Trump, la vicenda di Smollett era pienamente credibile: le bugie dell’attore dunque, non sminuiscono le storie delle vere vittime, né la cultura della violenza razziale che il presidente porta avanti da quando ha lanciato, in campagna elettorale, la proposta del muro al confine o quella di bandire i musulmani dal paese. Negli Usa, sottolinea Baba, continuano ad aumentare crimini e gruppi d’odio, negli ultimi due anni in crescita rispettivamente del 17 e del 30%.Il presidente degli Stati Uniti continua a twittare sul falso resoconto di un crimine, intanto è stato arrestato un tenente della guardia costiera con l’accusa di aver raccolto armi e pianificato un attacco contro esponenti Democratici e importanti giornalisti, senza contare che un suo sostenitore ha spedito bombe artigianali ai media, e un altro ancora ha aggredito un cameraman della Bbc, mentre il governo ha difeso la monarchia dell’Arabia Saudita nonostante le prove del coinvolgimento nell’omicidio di Jamal Khashoggi.

Jussie Smollett “Has Screwed Over Everyone,” Says Trevor NoahVanity Fair
In uno degli ultimi video di Between the Scenes, il comico Trevor Noah ha preso di mira l’affaire Smollett: innanzitutto, ha ironizzato su un attore che non sa fare il suo unico lavoro, perché non è stato ripreso dalla telecamera, non sapeva in quale direzione fosse puntata (un riferimento alle dichiarazioni di Smollett riguardo, appunto, le immagini delle telecamere della zona, ndr); in secondo luogo, è riuscito a fregare tutti: «I membri della comunità gay, emotivamente terrorizzati per qualcosa che si è rivelata una bufala; i supporter di Trump, sconvolti per essere stati erroneamente accusati; e i candidati democratici, che si stanno incartando, stanno cercando di riavvolgere il nastro delle prime dichiarazioni». Noah ha poi notato come, «se si vuole fingere un crimine d’odio commesso da suprematisti bianchi, allora bisognerebbe assumere due bianchi». Secondo il presentatore del Daily Show, c’è tuttavia un risvolto “positivo”, perché «quando è iniziata, era una storia di persone che odiavano Jussie Smollett perché nero e gay. Ora, invece, la gente lo odia perché è uno stronzo. In altre parole, lo giudicano per il suo carattere e non per il colore della sua pelle. E questo, amici miei, è un progresso».

Dear Jussie Smollett: As a Gay, Black Survivor of a Violent Attack, I Feel Let Down – Variety
Questa column pubblicata da Variety e firmata dal giornalista ed esperto di cultura pop Jeremy Helligar è una lettera aperta a Jussie Smollett. Nell’articolo Hillegar racconta di un assalto vissuto in prima persona e di come si sia quindi sentito toccato personalmente dalle rivelazioni sulle presunte bugie di Smollter: «Come te, sono nero. Come te, sono gay. Come te, mi sono pubblicamente espresso contro il presidente Donald Trump a causa delle sue opinioni razziste, sessiste, xenofobe e anti-Lgbtq+. Non sono un attore né un musicista di talento. Ma ho assistito alle tribolazioni vissute da Jamal Lyon, il tuo personaggio, nel corso di cinque stagioni di Empire. Anche più delle nostre origini o dell’orientamento sessuale, il presunto attacco mi faceva sentire di avere qualcosa in comune con te in quanto sopravvissuto a un crimine violento».