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23:18 venerdì 19 dicembre 2025
Di Digger di Alejandro G. Iñárritu non sappiamo ancora niente, tranne che un Tom Cruise così strano e inquietante non si è mai visto La trama della nuova commedia di Iñárritu resta avvolta dal mistero, soprattutto per quanto riguarda il ruolo da protagonista di Tom Cruise.
C’è un’estensione per browser che fa tornare internet com’era nel 2022 per evitare di dover avere a che fare con le AI Si chiama Slop Evader e una volta installata "scarta" dai risultati mostrati dal browser tutti i contenuti generati con l'intelligenza artificiale.
Kristin Cabot, la donna del cold kiss-gate, ha detto che per colpa di quel video non trova più lavoro e ha paura di uscire di casa Quel video al concerto dei Coldplay in cui la si vedeva insieme all'amante è stata l'inizio di un periodo di «puro orrore», ha detto al New York Times.
I Labubu diventeranno un film e a dirigerlo sarà Paul King, il regista di Paddington e Wonka Se speravate che l'egemonia dei Labubu finisse con il 2025, ci dispiace per voi.
Un reportage di Vanity Fair si è rivelato il colpo più duro inferto finora all’amministrazione Trump Non capita spesso di sentire la Chief of Staff della Casa Bianca definire il Presidente degli Stati Uniti una «alcoholic’s personality», in effetti.
Il ministero del Turismo l’ha fatto di nuovo e si è inventato la «Venere di Botticelli in carne e ossa» come protagonista della sua nuova campagna Dopo VeryBello!, dopo Open to Meraviglia, dopo Itsart, l'ultima trovata ministeriale è Francesca Faccini, 23 anni, in tour per l'Italia turistica.
LinkedIn ha lanciato una sua versione del Wrapped dedicata al lavoro ma non è stata accolta benissimo dagli utenti «Un rituale d'umiliazione», questo uno dei commenti di coloro che hanno ricevuto il LinkedIn Year in Review. E non è neanche uno dei peggiori.
C’è una specie di cozza che sta invadendo e inquinando i laghi di mezzo mondo Si chiama cozza quagga e ha già fatto parecchi danni nei Grandi Laghi americani, nel lago di Ginevra e adesso è arrivata anche in Irlanda del Nord.

I volti del Salone: Sabine Marcelis

Un'intervista alla designer olandese che firma collaborazioni che spaziano dal design alla moda: si è parlato di colori, sperimentazioni e progetti futuri.

05 Aprile 2017

Una laurea alla Design Academy di Eindhoven conseguita nel 2011 e un passato da snowboarder a livello agonistico. Questo l’identikit della talentuosa designer Sabine Marcelis, classe 1984, nata in Olanda e cresciuta in Nuova Zelanda, oggi di base a Rotterdam dove ha sede il suo studio nel quartiere di Delfshaven. L’approccio di Sabine al progetto è multiforme, fatto di ricerca, sperimentazione e indagine sulle proprietà dei materiali. Caratteristiche che in poco tempo le hanno consentito di avviare collaborazioni trasversali che spaziano dal design alla moda. Tra queste ultime spiccano Céline, Isabel Marant e Stella McCartney. E poi tante mostre e riconoscimenti internazionali, come il Braun Prize ricevuto nel 2012.

ⓢ Quest’anno a Milano presenti Voie Lights – The stone edition, una collezione di lampade-scultura in edizione limitata. Come è nata la serie?

Il progetto ha preso forma come evoluzione naturale della mia serie di lampade in resina Voie Lights. L’incipit è stata la traslucidità, una proprietà condivisa da resina e marmo. Insieme a Bloc Studios ho realizzato una collezione in edizione limitata in marmo e onice che mette in risalto le sfumature uniche della pietra. Se con la resina sono riuscita a tenere tutto sotto controllo, in questo caso ogni pezzo interagisce in modo diverso alla fonte di luce. Il risultato è inaspettato e questa cosa mi piace molto.

ⓢ Qual è il tuo metodo di lavoro? Parti dai materiali oppure da un’idea?

Parto sempre dai materiali oppure dal processo di produzione, cerco di portarli al limite per creare nuovi scenari possibili. Solitamente i miei schizzi sono sempre molto semplici, quando ho raggiunto l’effetto desiderato, dopo le varie sperimentazioni con i materiali, mi sposto al computer per dare forma al design.

ⓢ Quando hai capito di voler diventare una designer?

Sono sempre stata affascinata dagli oggetti e ho sempre cercato di analizzare ciò che mi circondava. Ho iniziato a creare cose molto presto, sin da quand’ero piccola. Ti faccio un esempio. Per un periodo i miei genitori hanno coltivato fiori in Nuova Zelanda, io li seguivo pedissequamente nei vari mercati e allestivo il mio piccolo chiosco, dove vendevo gioielli e borsette. Con questo non voglio dire che ho sempre saputo di voler fare la designer. Ho capito che era la mia strada seguendo le orme di mia sorella, che in quel periodo studiava disegno industriale. Quando ho visto quello che faceva ho pensato: “Ecco, voglio farlo anche io!”.

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ⓢ Nei tuoi progetti il colore cattura la vista. Sperimentare con il colore è una tua prerogativa?

Il colore è un termometro che mi permette di misurare l’intensità di un’opera. Nella vita personale non amo circondarmi di troppo colore, ma nel lavoro lo considero uno strumento primario. Rende tutto più interessante ed è l’elemento extra con cui giocare.

ⓢ Quali sono i tuoi maestri di riferimento?

Sicuramente Helen Pashgian, Robert Mangold, Julio Leparc e Anish Kapoor. Più in generale ogni artista che spinge i materiali e il processo di produzione al limite e che sperimenta con gli effetti ottici. Ogni artista che mi fa riflettere e stupire su come sia riuscito a fare ciò che ha fatto.

ⓢ Dopo il Salone del Mobile cosa viene?

In cantiere ci sono un po’ di progetti che svelerò a breve. Posso anticipare che al momento sto lavorando a un padiglione commissionato da EYE Filmmuseum per il festival di Cannes. Il tema di quest’anno è dedicato al centenario di De Stijl. A maggio invece presenterò una nuova collezione di lampade realizzate per Gallery Bensimon. Ho realizzato anche la mia prima seduta, che verrà svelata alla Chamber Gallery come parte della Collection #3 Par 4 curata da Matylda Krzykowski. Inoltre la galleria danese Etage Projects presenterà a Monaco una serie di miei nuovi pezzi. E per finire quest’estate terrò una serie di workshop presso il Domaine di Boisbuchet.

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