Da piattaforma sobria, formale e necessaria per chi voleva lavorare in ambito corporate a versione brainrot di Facebook: come LinkedIn è diventato il social più strano e incomprensibile di tutti.
Come insegnare a una macchina che un pupazzo di neve non è un pedone
L’intelligenza artificiale deve fare esperienza per svilupparsi, partendo dalle abilità cognitive di un bambino di 18 mesi. Lo pensano i ricercatori dall’agenzia governativa Usa (Darpa), che punta a rivoluzionare il modo in cui le macchine vengono istruite. Perché? Per insegnare a distinguere un pedone da un pupazzo di neve, spiega Melanie Mitchell, professoressa di scienze computazionali alla Portland State University su Aeon. Dai 9 ai 15 mesi, infatti, i neonati possono capire cosa un’altra persona è in grado o meno di vedere. A 18 mesi, invece, possono riconoscere quando qualcuno chiede aiuto.
All’intelligenza artificiale, però, manca il buon senso dei bambini. E questo è uno dei principali ostacoli all’affermazione delle macchine con guida autonoma, commenta la professoressa. «Se sei in auto e vedi qualcosa in mezzo alla strada, cosa fai?» Si chiede Mitchell. «Dipende da cos’è», risponde. «Se si tratta ad esempio di piccioni non faremo nulla, perché sappiamo già che voleranno». Ma questa decisione è frutto di un mix di conoscenze e intuito umano, che ad oggi nessuna macchina riesce ad imitare perfettamente. Alcune però possono impararlo.
I sistemi di AI più intelligenti usano reti neuronali: algoritmi allenati a riconoscere schemi, basati su collezioni di dati umani raccolti ed etichettati. Questi sistemi però hanno mostrato i loro limiti. Se riuscissimo, invece, a trattare le macchine con modelli educativi simili a quelli umani, potremmo sviluppare gradualmente il buon senso di un’intelligenza artificiale. E a 18 anni, potremmo dargli in mano le chiavi della macchina.

Immagini generate con l'AI che ritraggono mostri antropomorfi che fanno e dicono cose senza senso. Nati su TikTok Italia, hanno accumulato milioni di visualizzazioni e condivisioni in tutto il mondo. E nessuno ha ancora capito perché.