Attualità

Il vantaggio di Bollywood

Sognando Bombay. Impressioni dall'India rurale, dove i blockbuster diventano recite in carta pesta

di Claudia Astarita

Nuova Delhi. In India basta allontanarsi di qualche chilometro dai centri urbani più sviluppati o turistici per ritrovarsi in una realtà in cui tutto quello che non rispecchia la quotidianità locale viene accolto con grande curiosità e rimane a lungo oggetto di interminabili discussioni tra i bambini. Ecco perché, quando un parente lontano che ha avuto la forza e la fortuna di costruirsi una carriera altrove torna con una pellicola altrimenti introvabile, il villaggio lo accoglie come un eroe.

Le produzioni cinematografiche di Bollywood sono diventate lo specchio di una società dai mille volti. Mettendo in scena, pellicola dopo pellicola, amori proibiti, la corruzione della classe politica, l’attentato a Indira Gandhi, ma anche una quotidianità nascosta fatta di alcol, canne, gangster e mariti violenti. Senza dimenticare le danze tradizionali, le giravolte, il velo e i campanelli, che si mischiano a balli più moderni e ammiccanti, pur senza mai diventare volgari. Scene di vita interpretate da divi bellissimi che incarnano contemporaneamente i canoni estetici indiani e occidentali. Nei quali decine di migliaia di bambini, in campagna in città, tentano di immedesimarsi o di riadattare alla loro quotidianità.

A sognare di vivere, un giorno, un’avventura simile a quella dei loro idoli sono soprattutto i ragazzini che vivono nell’India rurale. Quelli che, per le mille contraddizioni del modello di sviluppo indiano, a Mumbai non andranno mai, per i quali il boom economico e la ricchezza della nuova borghesia indiana rimarranno un miraggio, una storia che, appunto, solo la televisione può raccontare.

Del resto, già avere la possibilità di guardare le produzioni bollywoodiane non è un privilegio da poco per chi vive nei villaggi del Subcontinente. E non solo in quelli più poveri e remoti del Bihar o del Tamil Nadu, ma anche a Deogarh e Ranthambhore, due località turistiche nel “ricco” Rajasthan, famose, rispettivamente, per vacanze rilassanti all’insegna del benessere e per i safari, o nei piccoli borghi della prima periferia di Agra, la città che ospita il Taj Mahal, una delle “meraviglie del mondo” selezionate dall’Unesco.

Bambini e bambine guardano riguardano con la massima attenzione ogni scena di qualsiasi pellicola capiti tra le loro mani, per memorizzarne tutti i dettagli in maniera da poterla reinterpretare, tutti i giorni, negli spazi aperti e abbandonati accanto alle loro case. Qualsiasi soggetto è degno di essere rimesso in scena anche quotidianamente. Lasciando correre la fantasia dei giovanissimi al giorno in cui potrebbero diventare ballerini, divi del cinema, gangster, agenti di polizia, impiegati di un call center o studenti universitari. O a quelli in cui potranno forse permettersi di acquistare un’automobile, un sari nuovo, degli orecchini preziosi, o anche una semplice bottiglia di birra.

Nelle reinterpretazioni rurali dei film bollywoodiani tutti questi oggetti sono fatti di carta o di stracci recuperati chissà come. O magari con i tessuti regalati dai turisti.
Il vantaggio di Bollywood è quello di essere riuscito ad assorbire elementi esterni alla cultura indiana riproponendoli al grande pubblico come parte integrante della stessa, permettendo quindi all’intera popolazione di sentirsi in qualche modo in sintonia e di trovare punti di contatto con i protagonisti dei film e con le loro storie. Ecco perché, soprattutto nelle campagne, nessuno apprezza le produzioni più recenti. Sono troppo vicine all’idea di Hollywood che gli indiani si sono fatti, e in quanto tali talmente lontane dalla loro quotidianità da non poter essere vissute nemmeno come un sogno.