Dopo molti anni e ancora più ripensamenti, ho ricomprato le Birkenstock. La notizia, già di per sé rilevante, acquista ulteriore interesse se iscritta nell’ampia fenomenologia del sandalo o ciabatta o insomma quellarobalì da uomo, giunto dalla notte dei tempi fino a noi. Posto che il maschio non dovrebbe mai avviarsi a piedi scoperti, qualcosa nell’evoluzione della specie è evidentemente andato storto, bisogna farci i conti e amen.
Dunque ho comprato le Birkenstock, di nuovo. E anche questo basterebbe a rendere il dato rilevante. Di nuovo. Perché c’è stato un momento in cui sembrava che la selezione naturale avesse fatto il suo giusto corso. Per anni il sandalo da uomo è stato dimenticato, o quantomeno confinato dentro categorie che tutto rappresentavano ma di certo non un riferimento nei colonnini di lifestyle cosiddetto. I montanari che andavano a passeggiare d’estate per le valli (il sandalo tecnico con gli strappi). I turisti crucchi che bastava ciò che sceglievano di mettersi ai piedi a definirli (il sandalo tedesco, non necessariamente Birkenstock, il più delle volte con calzino). I nerd diffusi, ma prima che pure i nerd tornassero di moda (il sandalo random, perché è comodo e i piedi non sudano: ai nerd solitamente sudano parecchio). Certi tentativi di nicchia omosessuale (il sandalo minimal alla greca, per dirne uno) sono rimasti appunto di nicchia omosessuale, e non si è mai sentita la necessità di discutere un decreto legge Cirinnà sulle calzature.
Iscriviti alla newsletter di : ogni settimana un punto di vista diverso su quello che sta succedendo