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Il realismo è…

Il realismo in letteratura: una collana di citazioni dal recente saggio di Walter Siti, ospite domenicale di Studio in Triennale

di Cesare Alemanni

Domenica alle 16.30, ospitiamo a Studio in Triennale tre scrittori italiani, in conversazione con Mariarosa Mancuso: Vincenzo Latronico, Francesco Pacifico e Walter Siti. Parleremo di letteratura italiana e realismo.
Ecco una serie di citazioni a tema tratte dal saggio di Walter Siti, Il realismo è l’impossibile, edito da Nottetempo Edizioni.

 

Cosa si intende per realismo letterario quando la letteratura in fondo non è che una collezione di storie inventate, luoghi immaginati, gesti mai compiuti, parole mai dette in quel “mondo fisico” che per il senso comune è il mondo reale?

È una domanda limite, ultima per chi scrive. È una domanda molto intima anche, che impasta carta e carne e che produce risposte non convergenti in chiunque abbia sperimentato almeno una volta l’esperienza di mettere nero su bianco delle invenzioni. È una domanda che fa scorgere ulteriori domande a chiunque abbia speso del tempo empatizzando con delle vicende mai realmente accadute. Walter Siti si è posto le proprie domande e ha cercato le proprie risposte per un libro che si intitola Il realismo è l’impossibile, uscito qualche mese fa per Nottetempo. Realisticamente non penso di poter aggiungere nulla al sugo di una questione così complessa con una breve recensione del libro di Siti e dunque, dopo averci pensato un po’, sono giunto alla conclusione che la cosa più saggia per parlarne fosse rilanciare qui alcune delle citazioni che ho evidenziato mentre leggevo il saggio di Siti. Il che, in fondo, è estremamente realistico.

 

Perché, avendo a disposizione millenni di storia e decenni di cronaca, un narratore sente il bisogno di inventarsi una storia in piú, una storia che non è mai accaduta ma sarebbe potuta accadere? Perché questa storia fittizia, per qualche causa oscura, è piú esemplare delle storie vere

L’ universo alternativo della narrazione è composto da molti meno elementi dell’universo reale; il mondo rappresentato in un racconto fittizio è sempre il frutto di una selezione.

Il verosimile nasce da questa necessità di selezione: è il repertorio di tutte quelle parti di realtà a cui il lettore può credere senza inciampo perché assomigliano a cose che ha già sperimentato. Il verosimile è il regno del generale e del comune, contro ogni idiosincrasia e ogni pazzesca singolarità

Contro il diluvio stereotipico dei “romances”, il nuovo (e piú realistico) genere del “novel” esordisce attestando la propria verità contro ogni verosimiglianza letteraria: le cose che raccontiamo sono vere proprio perché non appaiono verosimili
Dove il realismo mostra con piú evidenza il bisogno di sganciarsi dalla realtà empirica è proprio nelle “storie vere”

L’ esigenza è quella di giocare col fuoco o, se si vuole, a nascondino con la realtà – stuzzicandola per trarne scintille che la realtà non sa nemmeno di avere

Ogni realismo declassa, in quanto invecchiato, il realismo precedente. John Donne fa sentire Petrarca troppo stilizzato e monolinguistico, Tolstoj fa circolare l’aria nei salotti di Puškin, il dialogo tra compare Alfio e Mena Malavoglia (mentre sminuzzano imbarazzati gli sterpolini della siepe) denuncia come rigida e troppo letterariamente composta la conversazione tra Renzo e Lucia

Ma quando si vuole che il lettore entri dentro il racconto come se lo stesse vivendo personalmente, allora i dettagli devono essere precisi, niente deve stonare, lo scrittore deve diventare uno scenografo assai pignolo

Quanto piú il realismo si fa liquido e pulviscolare, tanto piú evoca uno scatto, un’illuminazione improvvisa che dia senso al Tutto: “il significato”, scrive la Woolf, “che senza motivo, magari mentre escono dalla metropolitana o suonano un campanello, investe le persone rendendole simboliche”

Il realismo oppone la realtà alla Realtà; lo scrittore realista è una scimmia della natura ma anche uno stolto demiurgo che cerca di mimare una Creazione che non conosce; se non temessi di apparire ridicolo, parlerei di realismo gnostico […] un realismo che si fa preciso per accogliere il Sacro

 

Il realismo non è un copia ma un conflitto, una tensione irrisolta e interminabile.

 

(Foto tratta da Minima et Moralia)