Hype ↓
07:32 mercoledì 30 aprile 2025
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.
Microsoft ha annunciato che dal 5 maggio Skype “chiude” definitivamente L'app non sarà più disponibile, chi ancora si ricorda le credenziali potrà usarle per accedere a Teams.
Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.
I fratelli Gallagher si sono esibiti insieme per la prima volta dopo 16 anni In un circolo operaio a Londra.

Firenze, Italia

Storie di made in Italy: dal fallimento alla celebrazione, riuscirà la moda (Gucci) a salvare la porcellana (Richard-Ginori)?

18 Aprile 2013

Il Marchese Carlo Ginori ha 30 anni quando, mani nel panciotto e piede sinistro puntato in avanti, guarda le colline toscane dinnanzi a lui. Una posizione perfetta per essere riprodotta nell’oro bianco del Settecento, la porcellana. Eppure, invece di diventare una statuina, Carlo Ginori crea un impero fragile ed elegante, la Manifattura di Doccia, un laboratorio dove il vasellame non basta più, perché urge arredare le case dei ricchi mercanti fiorentini con zuppiere, lampade e servizi da tè. Ha trent’anni anche Frida Giannini quando lascia Roma per varcare il portone di Gucci a Firenze. Biondissima, fisico da pallavolista e viso acqua e sapone, ha imparato a fare le borse e non le scarpe in quel di Fendi. A differenza di Carlo Ginori, Frida Giannini una volta entrata nel tempio della moda fiorentina non contempla nessuna collina ma svolta spedita alla direzione dell’ufficio accessori, che vuol dire soprattutto borse, lo zoccolo duro che ha permesso a Guccio Gucci, 81 anni prima, di diventare il commerciante di pelletteria più quotato di Firenze (e presto d’Italia).

La porcellana era uno status symbol di benessere: possederne di decorata da mani orientali significava aver viaggiato

Il marchese Carlo Ginori ha dalla sua una sfida aperta con il commercio via mare che porta sul territorio sottilissima porcellana fiamminga e decorazioni cinesi: mulini a vento che lui combatte con forni locali. Anche Guccio Gucci la ricetta segreta per il futuro della moda italiana se la costruisce nelle stesse terre: qui nascono le borse, tante, artigianali, costose. La porcellana era uno status symbol di benessere: possederne di decorata da mani orientali significava aver viaggiato, così come servire zuppe di squallido farro in piatti fondi dalle fantasie pastorali elevava la portata e il titolo dei proprietari di casa. Incastrare sull’avambraccio un manico di bambù (nel 1947) per Guccio Gucci significava vendere il glamour di Wallis Simpson a donne che prendevano stancamente il sole a Viareggio. Per tutto questo, il giorno in cui Frida Giannini varca il portone di Gucci sedendosi sulla poltrona di designer di accessori, sa perfettamente che non può avere paura dei fantasmi. Anzi, quei fantasmi deve abbellirli e mettersi a riprodurre, minuziosamente, icone del passato in versione contemporanea.

La carriera della designer è presto sfociata in una “tuttologia gucciana” quattro anni dopo, nel 2006, quando è diventata responsabile di tutto il mondo Gucci. Ha raccolto l’eredità di Tom Ford -che anche una volta andatosene sembrava non lasciare mai successori- ha dialogato con Fiat (Cinquecento e limited edition da viaggio) unendo così due dna in un solo coro di made in Italy. Frida Giannini è riuscita a inanellare uno scacco matto dietro l’altro alla galleria di fantasmi di Gucci, come l’ultimo dal sapore monegasco. Infatti, se il fondatore vestiva di foulard fiorati la malinconica Grace Kelly appena diventa principessa a Montecarlo, Frida sponsorizza la carriera della nipotina, l’eterna Lolita Charlotte Casiraghi, icona dell’equitazione sulla quale rilanciare morsetti e selleria (linea dedicata ai must da cavallerizza).

La partita poteva essere ardua per la Giannini. Invece è stata alquanto facile: complice il fatto che dall’apertura nel 1938 della boutique di via Condotti a Roma il marchio non ha mai perso icone da accessoriare dalla testa ai piedi. Nel 1938 invece, il mito del Marchese Carlo Ginori si era già ampiamente tramutato nel sogno imprenditoriale della famiglia Richard capitanata da Augusto Richard, quintessenza della milanesitudine con origini sabaudo-nizzarde.
I parallelismi tra le due maison fiorentine potrebbero finire qui, se non fosse per  una crescita del 60,6% che potrebbe legare per sempre due orizzonti del Made in Italy. Perché se Frida Giannini ha fatto del suo stakanovismo virtù che ha portato a un fatturato da capogiro (con 3,639 miliardi è secondo solo a Vuitton dello stesso gruppo, PPR), dal 22 aprile a beneficiare di questo lusso in cuoio e tricolore (verde-rosso-verde simbolo di Gucci) potrebbe essere la stessa Richard-Ginori finita dalle tavole italiane alle tavolate della magistratura in quello che è stato un rovinoso 2012 e un drammatico inizio 2013. Non è un caso che il fallimento del sogno del Marchese Ginori ha visto come unica presenza rilevante all’acquisto della maison di porcellana proprio il brand Gucci.

Moroso si affida a Diesel, Missoni si riappropria sempre più dei principi della casa. Gucci lo sa e per questo non lascia andare in rovina i forni che hanno dato vita al design italiano

L’AD e presidente di Gucci, Patrizio di Marco non si schiarisce più la voce quando parla di join-venture, termine che ha scelto di utilizzare spesso nelle varie acquisizioni di pelletterie che hanno permesso a Gucci di mantenere all’ombra delle Alpi le produzioni del brand. Il 22, giorno ultimo per le offerte “salva-Ginori”, potrebbero bastare i 13 milioni di euro che Gucci è pronto a mettere sul piatto (di porcellana) per l’acquisizione di una pedina fondamentale del capitalismo italiano passato dalla meticolosità di Gio Ponti (che ne è stato art director negli anni Trenta) alla follia felina di Franco Albini. All’ultimo Salone del Mobile di Milano la moda ha parlato chiaro:  Moroso si affida a Diesel, Missoni si riappropria sempre più dei principi della casa a discapito della bramosia del sistema delle passerelle. Gucci lo sa e per questo non lascia andare in rovina i forni che hanno dato vita al design italiano (i piatti-invito realizzati per la Bohème di Puccini nel 1896 sono method rilevato da Maurizio Cattelan per lanciare la sua collaborazione con Seletti nel 2013).

Riuscirà la coppia d’oro della moda italiana Giannini-Di Marco (fidanzati ufficiali ma poco tempo per il gossip, c’è da fatturare sulla filiera dell’artigianato territoriale) a far tornare attiva e, soprattutto, bianca la Richard Ginori? Che sia l’happy end dopo decenni in cui, da azienda di delicata manodopera è diventata una fabbrica italiana pericolosamente palleggiata tra consorzi e Michele Sindona (che negli anni Settanta la cede a sua volta a Salvatore Ligresti) per finire con un matrimonio (e divorzio) da record con Bormioli Rocco, fino all’agognata acquisizione (fallita) con la concorrente Sambonet?

Articoli Suggeriti
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Leggi anche ↓
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Le scorie del dibattito sul nucleare italiano

Tra ministri dalle idee non chiarissime, popolari pagine Facebook e cartoni animati virali su YouTube, la discussione sull'atomo in Italia è una delle più surreali degli ultimi anni.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.