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17:17 lunedì 10 novembre 2025
Lo scandalo che ha portato alle dimissioni dei capi della Bbc ricorda molto la trama di The Newsroom 2 di Aaron Sorkin Il video manipolato di un discorso di Donald Trump ha portato alle dimissioni del direttore generale Tim Davie e della Head of News Deborah Turness.
Alla COP30 non ci saranno i leader di Stati Uniti, Cina e India, cioè dei tre Paesi che inquinano di più al mondo Alla Conferenza sul clima di Belém, in Brasile non ci saranno né Trump né Xi né Modi: la loro assenza, ovviamente, è un messaggio politico.
Un imprenditore ha speso un milione di dollari per promuovere una collana AI a New York e tutte le sue pubblicità sono state vandalizzate Avi Schiffman voleva far conoscere il suo prodotto ai newyorchesi. Che gli hanno fatto sapere di non essere interessati all'amicizia con l'AI.
Stranger Things sta per finire ma ricomincerà subito, visto che Netflix ha già pronto lo spin-off animato S’intitola Tales From ’85 ed espande la storia ufficiale tra la seconda e la terza stagione, riprendendone i personaggi in versione animata.
Gli azionisti di Tesla hanno entusiasticamente approvato un pagamento da un bilione di dollari a Elon Musk  Se Musk raggiungerà gli obiettivi che l'azienda si è prefissata, diventerà il primo trillionaire della storia incassando questo compenso da mille miliardi.
Nel primo trailer de La Grazia di Paolo Sorrentino si capisce perché Toni Servillo con questa interpretazione ha vinto la Coppa Volpi a Venezia Arriverà nella sale cinematografiche italiane il 15 gennaio 2026, dopo aver raccolto il plauso della critica alla Mostra del cinema di Venezia.
Nel nuovo album di Rosalia c’è una canzone in italiano dedicata a San Francesco e Santa Chiara Si intitola "Mio Cristo Piange Diamanti", che lei definisce «la sua versione di un'aria», cantata in un perfetto italiano.
Si è scoperto che uno degli arrestati per il furto al Louvre è un microinfluencer specializzato in acrobazie sulla moto e consigli per mettere su muscoli Abdoulaye N, nome d'arte Doudou Cross Bitume, aveva un bel po' di follower, diversi precedenti penali e in curriculum anche un lavoro nella sicurezza del Centre Pompidou.

Cinquant’anni de Il Bisonte

Intervista a Luigi Ceccon e Felice Limosani, rispettivamente Amministratore delegato e Direttore artistico del marchio sinonimo di Made in Tuscany nel mondo.

di Studio
18 Dicembre 2020

Un anniversario importante, che capita in un anno complicato, il 2020, in cui la pandemia ha ridisegnato gli obiettivi e le strategie di tutti coloro che operano nell’industria della moda. Ma che non intacca la filosofia de Il Bisonte, marchio di alto artigianato fiorentino che da cinque decenni produce in Toscana borse e accessori in pelle. Fondato nel 1970 da Wanny di Filippo, oggi di proprietà della giapponese Look Holdings Inc., Il Bisonte è guidato dall’Amministratore delegato Luigi Ceccon con la direzione artistica di Felice Limosani. Il marchio, sinonimo di Made in Tuscany nel mondo, è distribuito in oltre 30 Paesi ed è presente con 60 boutique monomarca in quattro continenti e nelle più importanti città (Tokyo, Firenze, Roma, Milano, Parigi, New York, Hong Kong, Taipei e Seoul). La piattaforma di e-commerce ilbisonte.com, invece, è attiva in 54 Paesi. La sua identità si basa su valori resi autentici da una tradizione radicata nel passato, una creatività in continuo dialogo con il presente e una visione futura rivolta alla sostenibilità ambientale, sociale e commerciale. Tutte le pelli per la produzione di borse e accessori, infatti, derivano da animali allevati per uso alimentare, e avrebbero altrimenti uno smaltimento impattante. Una filiera tutta toscana, con l’80 per cento dei pellami proveniente dal distretto di Santa Croce, dove sono conciati al vegetale senza cromo né metalli pesanti: l’attenzione nei confronti dell’ambiente si conferma al centro di una filosofia i cui prodotti – concepiti per essere sublimati, invece che appassiti, dal trascorrere del tempo – superano il concetto di stagionalità che la crisi dell’industria ha messo in discussione, e incoraggiano, da sempre, il consumo responsabile.

Felice Limosani, direttore artistico de Il Bisonte. Fotografia di Massimo Listri

Tutti i processi artigianali sono ecosostenibili, sistematicamente ottimizzati e privilegiano l’impiego di materiali biodegradabili e il recupero de- gli scarti produttivi. La conciatura al vegetale è una tecnica antichissima che si serve del tannino, estratto, tra le altre fonti naturali, dal castagno, la mimosa e il quebracho. Oltre che una questione di responsabilità ambientale e di etica sociale, per Il Bisonte la sostenibilità è perciò anche una scelta di bellezza. «Il Bisonte esiste grazie alle maestranze locali», racconta l’Ad Ceccon, «cinquant’anni di storia hanno legato l’azienda in maniera profonda con il territorio circostante: un raggio di soli 30 km all’interno del quale si sviluppa tutto l’universo produttivo de Il Bisonte, nel territorio-simbolo del miglior sapere artigianale, la Toscana. Da sempre la nostra attività si esprime all’interno sia della sostenibilità ambientale che sociale con prodotti a concia vegetale realizzati esclusivamente nel territorio fiorentino. Sempre in dialogo con il tempo presente, oggi la creatività de Il Bisonte eleva la tradizione manifatturiera e le lavorazioni che da oltre cinquant’anni si trasmettono di padre in figlio (come ad esempio il “cuoietto fiorentino”), attraverso un filtro estetico fresco e leggero. Lo scopo de Il Bisonte è continuare a creare oggetti di design capaci di instaurare con chi li acquista una relazione emozionale che duri nel tempo, attivando idee e progetti sempre nuovi, a cura dell’ambiente e a sostegno delle persone, restituendo loro benessere e armonia». Quali saranno le sfide che il marchio dovrà affrontare nell’epoca post Covid-19? «Una sfida importante è stata in questi mesi sostenere costi di gestione e rallentamenti nelle attività produttive per adeguarsi alle nuove normative che la situazione sanitaria pone», spiega sempre Ceccon. «Nel nostro caso però possiamo ritenerci molto fortunati, perché i nostri storici fornitori non si sono mai fermati e ci hanno seguito al meglio nella realizzazione della collezione in tempi record. Per quanto riguarda i negozi, non abbiamo ridotto il personale in nessuna delle nostre boutique e non abbiamo intenzione di farlo in futuro, ma le strategie di vendita si sono inevitabilmente concentrate sul digitale, ampliando l’offerta di servizi online dedicata alla clientela affezionata e creando una collezione celebrativa pensata per le nuove fasce di mercato. I clienti hanno confermato la fiducia nei nostri prodotti e continuato a sostenerci. Stiamo pianificando il 2021 con convinzione investendo in prodotti e tecnologia, abbinando il sapere artigianale all’innovazione aziendale. Sostenuti dalla nostra storia stiamo progettando il futuro».

Una solidità invidiabile, insomma, conseguenza diretta dell’approccio che Il Bisonte ha mantenuto nel corso della sua storia, come riassume bene il direttore artistico Felice Limosani quando parla di heritage: «Un marchio non si deve adattare al mercato, ma adoperare a favore delle persone che lo animano. La contemporaneità richiede ascolto, presenza e significato rispetto al mondo in cui viviamo e operiamo. Con questa premessa, Il Bisonte rappresenta un universo di conoscenza e talento manifatturiero, concretamente centrato alla sostenibilità ambientale, commerciale e sociale. Questo è il patrimonio che vogliamo lasciare». Ne è un esempio la collezione per la Primavera Estate 2021, intitolata non a caso “Fifty On”, in edizione limitata, che reinterpreta alcuni storici pezzi d’archivio, con l’idea che il futuro possa appropriarsi dell’immaginario passato e rinnovarsi. «La collezione attualizza segni, simboli e forme che appartengono al nostro archivio creativo e artistico. Il filosofo Jacques Derrida diceva che “L’archivio è sempre una premessa di avvenire”. Allo stesso modo con la nuova collezione per la Primavera Estate 2021, Il Bisonte ribalta il concetto di archivio, ovvero non reperti anagrafici esauriti ma oggetti vivi in dialogo con la bellezza, la conoscenza e il futuro», come racconta Limosani. I primi cinquant’anni hanno scritto una storia di successo, ma quali sono le aspettative per il futuro? «Il Bisonte celebra questi primi cinquant’anni guardando avanti, con l’impegno che lo contraddistingue da sempre nel produrre eccellenza in termini sociali, commerciali e ambientali. Un impegno che l’attuale proprietà giapponese ha dichiarato di “voler custodire per i prossimi 100 anni”», conclude Ceccon.

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