Attualità

Il 2017 in rassegna

Alcuni fatti rilevanti dell'anno e gli articoli che aiutano a capirli. Dalla Catalogna ai missili coreani, da Rigopiano a Weinstein.

di Studio

L'anno di Putin

Cosa resterà di questo anno che se ne sta andando? Probabilmente lo ricorderemo come l’anno in cui il mondo ha lasciato che si compisse un genocidio, ma anche come l’anno della sconfitta del Califfato e di una presenza massiccia della Russia sulla scena internazionale. Ci sono stati l’elezione di Macron in Francia, lo sciagurato referendum in Catalogna, l’attentato al concerto di Ariana Grande, il caso Weinstein e molte altre cose. Quella che segue è una sorta di rassegna dell’anno: 12 fatti che consideriamo tra i più rilevanti (una scelta soggettiva, certa, ed è dispiaciuto lasciare fuori molte cose) accompagnati dai migliori articoli per ricordarli, capirli e inquadrarli. 

1. La valanga di Rigopiano

L’anno è iniziato con una tragedia italiana: era il pomeriggio del 18 gennaio, quando una valanga di neve e detriti travolge l’hotel di una piccola località abruzzese alle falde del Gran Sasso, Rigopiano. L’alta quota e le difficili condizioni atmosferiche resero difficili i soccorsi e i superstiti furono estratti soltanto due giorni dopo. Persero la vita 29 persone, molte uccise dall’impatto della valanga, ma alcune sopravvissute per ore. Di una in particolare, una donna di 46 anni di nome Paola Tomassini, si venne a sapere che era ancora viva a 40 ore dalla valanga, per via dei messaggi ritrovati sul cellulare (che però non erano stati inviati per mancanza di campo): l’ultimo diceva «Vi amo tutti salutami mamma». Il 17 novembre Guido Conti, l’ex generale dei carabinieri forestali che aveva firmato alcune delle autorizzazioni per il centro benessere dell’albergo, si è tolto la vita: «Quelle vittime mi pesano come un macigno», scrisse nella sua lettera di addio.
Cosa leggere: A febbraio La Repubblica ha inaugurato “Super8”, la sezione di longform settimanali pubblicati su carta e online. La prima puntata è dedicata proprio a Rigopiano un mese dopo.

2. Il genocidio dei Rohingya in Myanmar

Probabilmente il 2017 passerà alla storia come l’anno in cui ha lasciato che si compisse un genocidio. La persecuzione dei Rohingya, una minoranza musulmana del Myanmar (l’ex Birmania) è iniziata già negli anni scorsi, però a partire dal 2017 ha raggiunto proporzioni di una gravità inaudita. Le Nazioni Unite l’hanno definito «un caso da manuale di pulizia etnica». Quantificare i le violenze subite dai Rohingya è molto difficile, visto che il governo birmano fa di tutto per ostacolare giornalisti e organizzazioni umanitarie, però il Washington Post ha provato a farlo: 9 mila Rohingya, di cui almeno mille bambini, sono stati massacrati dalle milizie birmane e dall’esercito ufficiale che le sostiene (distinguere tra i due non è sempre facile); 626 mila sono i profughi, in fuga soprattutto verso il Bangladesh, dove i campi profughi si trovano in una situazione di emergenza sanitaria. Centinaia i villaggi bruciati: più di 300 soltanto nella seconda metà del’anno. Poi gli stupri etnici, sistematici.
Cosa leggere e guardare: La Reuters ha realizzato un ambizioso progetto speciale, con foto, video e mappe, che si concentra soprattutto sui villaggi bruciati e sulla fuga dei profughi. Utilizzando i fondi del centro Pulitzer, ha intervistato 29 donne e ragazze, tutte di età compresa tra i 13 e i 35 anni, che hanno raccontato degli studi sistematici: il risultato è questo video-reportage accompagnato dalle testimonianze scritte.

Gran Sasson

3. Il Russia-gate e altre ingerenze del Cremlino

È stato l’anno dell’influenza russa, da tanti punti di vista. I tentativi da parte del Cremlino di influenzare la politica interna degli Usa e di altre nazioni occidentali hanno dominato il dibattito per quasi tutto l’anno. Un macro-tema complesso che spazia dal cosiddetto Russia-gate, cioè i presunti contatti tra Mosca e la campagna elettorale di Donald Trump, su cui stanno indagando Fbi, dipartimento della Giustizia e Congresso, per arrivare alle pubblicità dei social network alle fake news e alla propaganda online, passando per attacchi informatici. In America l’anno inizia proprio all’insegna del Russia-gate: a gennaio il consigliere di Trump George Papadopoulos viene interrogato dall’Fbi circa i suoi contatti con la Russia ai tempi della campagna elettorale (sarà arrestato a luglio e a ottobre si dichiarerà colpevole). Un momento-chiave è rappresentato dalle udienze al Congresso di Google, Facebook e Twitter, tra settembre e novembre, da cui è emersa una netta intenzione di influenzare le elezioni.
Cosa leggere: per cominciare, uno spiegone del New York Times che riassume le varie tipologie di “Russia story”; poi il pezzo del Guardian sulla fabbrica dei troll russi, e infine l’ottima storia di copertina di Julia Ioffe per l’Atlantic su che cosa vuole veramente Putin.

4. La crisi missilistica della Corea del Nord

Nel corso dell’anno il regime di Pyongyang ha condotto una serie di test missilistici che hanno preoccupato non poco la comunità internazionale, soprattutto la Corea del Sud e il Giappone. Tra i vari test (la rivista Time ha una cronologia molto dettagliata) c’è stato un lancio del missile Hwasong-14, capace di portare testate nucleari.
Cosa leggere: la Reuters sulla presunta follia di Kim Jong Un, che in realtà è tutto fuorché pazzo. la Reuters sulla presunta follia di Kim Jong Un, che in realtà è tutto fuorché pazzo.

L'anno di Putin

5.  L’elezione di Macron in Francia

È stato un anno denso di elezioni per l’Europa: in Francia, dove c’è il doppio turno, si è votato ad aprile e maggio, in Germania a settembre, in Austria ad ottobre. Gli estremisti di destra si sono fatti notare, ma, per lo meno in Francia e Germania, sono stati respinti. La vittoria del trentanovenne Emmanuel Macron in Francia, in particolare, è stata salutata dai liberal come una ventata d’aria fresca. Già ministro dell’economia sotto il socialista François Hollande, Macron si è candidato da indipendente, con il suo nuovo movimento En Marche!, e in campagna elettorale ha tenuto una linea dichiaratamente europeista e filo-globalizzazione. Al secondo turno se l’è vista con il Front National di Marine Le Pen, che ha sconfitto (Le Pen ha però ottenuto il doppio dei voti di quanti ne ottenne suo padre, nel 2002). Alcuni l’hanno vista come una dimostrazione che la politica liberal può sconfiggere i populismi senza cedere su xenofobia e retorica anti-élite. A Berlino hanno nuovamente vinto i conservatori, ma a fine dicembre Angela Merkel non era ancora riuscita a formare un governo (probabilmente dovremo aspettare il 2018), e l’Afd ha ottenuto il 12 per cento dei consensi.
Cosa leggere: merita, naturalmente, il ritratto di Macron scritto da Emmanuel Carrère per il Guardian e tradotto in italiano da IL. Sulla Germania invece ha scritto un bell’approfondimento Timothy Garton Ash, che ha spiegato la peculiarità dell’estrema destra tedesca sulla New York Review of Books.

6. L’attentato al concerto di Ariana Grande a Manchester

La sera del 22 maggio, poco le dieci e mezza, un terrorista si è fatto esplodere nella Manchester Arena, dove migliaia di persone, soprattutto teeenager, erano andate a vedere un concerto di Ariana Grande: l’attentatore ha ucciso 22 persone. La più giovane delle vittime Saffie Roussos, aveva appena otto anni, ma non era l’unica bambina: hanno perso la vita anche due quattordicenni, Eilidh MacLeod e Nell Jones, due quindicenni, Megan Hurley e Olivia Campbell-Hardy, e la diciassettenne Chloe Rutherford. Non è stato l’unico attentato dell’Isis sul suolo europeo di quest’anno: a marzo c’è stato l’attacco al ponte di Westminster a Londra (cinque morti), ad aprile la bomba alla metropolitana di Mosca (15 vittime), ad agosto l’attacco del minivan su Las Ramblas, a Barcellona (16 vittime). Con la strage della Manchester Arena rappresenta un caso unico, per la prima volta in Europa, l’Isis ha preso di mira deliberatamente i bambini.
Che cosa leggere: Da Beslan a Manchester, perché i terroristi attaccano i bambini? The Conversation, un sito di divulgazione accademica, ha pubblicato un articolo su questo tema.

Macron

7. La caduta del Califfato

Lo Stato islamico continua a essere un’organizzazione terroristica ma non è più, praticamente, uno Stato: a luglio è caduta Mosul, ad ottobre è caduta Raqqa, a dicembre il territorio controllato dal gruppo terrorista tra Siria e Iraq era ridotto a qualche enclave (questa mappa della Bbc rende bene l’idea). È la fine dell’Isis? Beh, non proprio. Piuttosto sembra essere la fine del Califfato, il sedicente “Stato” che l’Isis sostiene di avere creato, a nome, sempre secondo l’Isis, di tutti i musulmani. Ora, come abbiamo già detto spesso, l’Isis è stato tre cose allo stesso tempo: un esercito, un’entità para-statale, un’organizzazione terrorista bene organizzata e attiva in tutto il mondo. L’entità para-statale sembra essere stata, per il momento, sconfitta, ma la il disegno terrorista resta. Quanto all’Isis-esercito (o meglio, l’Isis-milizia) la questione potrebbe essere ancora più complicata: sconfitti sì, ma non scomparsi e anzi pronti a riorganizzarsi.
Cosa leggere: L’analisi di Robin Wright, del New Yorker, sulla «fine del Califfato», poi il pezzo dell’Observer su cosa farà (sta facendo) l’Isis rimasto senza Stato.

8. L’Italia, la Libia, i migranti e le Ong

Quello dei migranti è stato uno dei temi dell’anno per l’Italia, nonché un tema che ha acceso sul nostro Paese i riflettori dei media e della politica internazionali, ma anche un tema che tocca da vicino soprattutto la Libia. La maggior parte dei migranti che raggiungono l’Europa, e in particolare l’Italia, via mare, passano infatti dalla Libia, anche se provengono dall’Africa sub-sahariana. Nel corso dell’anno l’Italia ha sottoscritto una serie di accordi con le autorità libiche, volte a fare diminuire il numero di migranti che attraversano il Mediterraneo su mezzi di fortuna. Gli accordi prevedevano, tra le altre cose, il sostegno alla guardia costiera libica e la creazione di centri di accoglienza nel Paese nordafricano. A luglio inoltre il governo italiano ha chiesto alle Ong coinvolte nelle operazioni di soccorso di sottoscrivere a un codice di condotta che alcune si sono rifiutate di firmare. C’è stato anche un sensibile calo degli sbarchi: 15mila persone nell’estate fra luglio e agosto del 2017, l’anno prima, nello stesso periodo erano state il triplo, anche se sul rapporto causa-effetto non tutti sono d’accordo.
Cosa leggere e guardare: il documentario della Cnn sulla vendita di schiavi africani in Libia; gli articolo del Washington Post e del New York Times sull’accordo tra Italia e Libia.

corea

9. Il referendum in Catalogna

È stata una delle pagine più imbarazzanti della politica europea: da un lato un referendum incostituzionale, illegale e pericoloso, dall’altro la reazione di un governo che non ha saputo reagire se non con le maniere forti. Il referendum si è tenuto il 1 ottobre, il terzo di una serie negli anni recenti, la dichiarazione d’indipendenza unilaterale c’è stata il 27 ottobre, il giorno successivo la Catalogna viene commissariata e il suo presidente, Puigdemont, destituito.
Cosa leggere: l’editoriale di Martìn Caparròs per il New York Times, tradotto in italiano da Internazionale. 

10. La strage di Las Vegas

Esattamente lo stesso giorno in cui si svolgeva il referendum catalano, a Las Vegas si consumava la più sanguinosa strage da arma da fuoco nella storia degli Stati Uniti: sparando da una camera dell’albergo del resort Mandalay Bay di Las Vegas, un uomo ha aperto il fuoco sul pubblico di un concerto country, uccidendo 58 persone.
Cosa leggere: citando la giovane sociologa turca Zeynep Tufekci, il New York magazine ha pubblicato un’interessante riflessione di come parlare sui media di stragi da arma da fuoco, per evitare di invogliare emulatori in cerca di gloria. Rolling Stone invece ha un pezzo su come sta cambiando l’attitudine alle armi nel mondo del country, dove un tempo le armi erano molto più amate.

profughi Bangladesh

11. Il caso Weinstein

Innescato quasi contemporaneamente dal New York Times e dal New Yorker, il caso di Harvey Weinstein, il produttore hollywoodiano accusato non soltanto di molestie ma anche di avere minacciato e intimidito alcune delle sue vittime, è esploso all’inizio di ottobre ma le sue conseguenze continuano a farsi sentire. Saltano le teste di Louis C.K. e di Kevin Spacey, il cosiddetto Harvey-effect ha travolto il mondo dello spettacolo, ma anche quello della politica e altri campi, uscendo dai confini statunitensi e raggiungendo Francia, Regno Unito e India. Per il Time la “persona dell’anno” sono le donne che hanno rotto il silenzio.
Cosa leggere e guardare: il pezzo di Time, corredato di video, sulle donne messe in copertina, l’inchiesta Jodi Kantor e Megan Twohey per il New York Times, e quelle di Ronan Farrow qui e qui.

12. L’attentato alla moschea sufi in Egitto

L’Egitto è un Paese, sfortunatamente, avvezzo al terrorismo: quest’anno però ha subito l’attentato più grave della sua storia moderna, più di 300 morti. Nel villaggio di Bir al-Abed, nel Sinai settentrionale, una trentina di terroristi jihadisti hanno attaccato una moschea, piena di fedeli. La moschea apparteneva alla corrente sufi dell’islam.
Cosa leggere: questo pezzo dell’Atlantic sul sufismo, spesso rappresentato a torto come un corpo esterno rispetto all’islam mainstream.