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16:57 mercoledì 5 novembre 2025
La nuova serie di Ryan Murphy con Kim Kardashian che fa l’avvocata è stata demolita da tutta la critica All’s Fair centra lo 0 per cento su Rotten Tomatoes, in tutte le recensioni si usano parole come terribile e catastrofe.
Un giornalista italiano è stato licenziato per una domanda su Israele fatta alla Commissione europea Gabriele Nunziati ha chiesto se Israele dovesse pagare la ricostruzione di Gaza come la Russia quella dell'Ucraina. L'agenzia Nova lo ha licenziato.
Lo Studio Ghibli ha intimato a OpenAI di smetterla di usare i suoi film per addestrare Sora 2 a crearne delle brutte copie Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.
Nel suo discorso dopo la vittoria alle elezioni, il neosindaco di New York Zohran Mamdani ha sfidato Donald Trump Nelle prime dichiarazioni pubbliche e social, il neosindaco ha anche ribadito la promessa di ridisegnare NY a misura di migranti e lavoratori.
Ogni volta che va a New York, Karl Ove Knausgård ha un carissimo amico che gli fa da cicerone: Jeremy Strong E viceversa: tutte le volte che l'attore si trova a passare da Copenaghen, passa la serata assieme allo scrittore.
È uscito il trailer di Blossoms Shanghai, la prima serie tv di Wong Kar-wai che arriva dopo dodici anni di silenzio del regista Negli Usa la serie uscirà il 24 novembre su Criterion Channel, in Italia sappiamo che verrà distribuita su Mubi ma una data ufficiale ancora non c'è.
È morta Diane Ladd, attrice da Oscar, mamma di Laura Dern e unica, vera protagonista femminile di Martin Scorsese Candidata tre volte all'Oscar, una volta per Alice non abita più qui, le altre due volte per film in cui recitava accanto alla figlia.
L’attore e regista Jesse Eisenberg ha detto che donerà un rene a un estraneo perché gli va e perché è giusto farlo Non c'è neanche da pensarci, ha detto, spiegando che a dicembre si sottoporrà all'intervento.

I maggiori brand occidentali, tradotti in cinese

15 Novembre 2011

Il mercato interno cinese cresce annualmente del 13%. Quello del lusso del 25%. Non è un caso che le maggiori aziende occidentali facciano di tutto per entrarvi, anche se l’accesso al business dell’oriente li costringe a cambiare il proprio nome, traducendolo sulla base della cultura locale.

Il cinese premia infatti i nomi enfatici e densi di emozioni, forse perché non si basa su un alfabeto fonetico ma su dei caratteri che, soli, rappresentano interi concetti. Il New York Times ha fatto recentemente un viaggio le divertenti traduzioni che alcuni dei brand più iconici d’Occidente hanno dovuto accettare per sperare di solcare l’onda della Cina. Nike, per esempio, è nota come Resistere e perseverare. La BMW, è Precious Horse (Cavallo prezioso) mentre la Coca-Cola viene nominata in modo quasi letterario, Tasty Fun (Divertimento gustoso), che fortunatamente in cinese si dice Kekoukele, piuttosto simile al nome originale.

E che dire di una bella barretta di Shi Li Jia, che significa Honorary powerful support ed è la traduzione di Snickers? Queste scelte, per quanto possano sembrarci bizzarre, garantiscono spesso il successo di giganti americani nel nuovo mercato – un successo basato su un’alta dose di emotività e un messaggio chiaro ed esplificato.

Certo, le due lingue spesso non vanno d’accordo, ma a tutto si può porre rimedio. Lo sa bene Microsoft, che quando ha dovuto lanciare il suo motore di ricerca Bing si è resa conto che era una parola che esisteva nel lessico cinese: significa “virus, malattia”. O la Peugeot (Biao zhi) che suona molto simile a un termine slang con cui ci si riferisce a una prostituta. Proprio per questo a Pechino è nato un vero e proprio business che offre consulenza linguistica alle imprese straniere che decidono di entrare nel mercato locale. Con risultati spesso irresistibili.

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