Cose che succedono | Cronaca

La condanna di Harvey Weinstein a New York peggiorerà la sua situazione a Los Angeles

A conclusione del processo iniziato i primi di gennaio a New York, lunedì 24 febbraio Harvey Weinstein è stato dichiarato colpevole di violenza sessuale di primo grado nei confronti dell’ex assistente di produzione Miriam Haley e di stupro di terzo grado nei confronti di Jessica Mann, verdetto raggiunto dopo 26 ore e mezzo di consultazioni tra i membri dalla giuria del tribunale penale di Manhattan. Confermati, dunque, 2 dei 5 capi d’accusa che pendevano su di lui, i meno gravi: è stato infatti assolto dall’accusa di aggressione sessuale predatoria che avrebbe comportato una possibile condanna all’ergastolo.

Ora Weinstein, che è stato iscritto nel registro dei molestatori sessuali, rischia una condanna che può variare dai 5 ai 25 anni di carcere per quanto riguarda il crimine sessuale di primo grado (sesso orale con la sua ex assistente) e fino a quattro anni di carcere per il reato di stupro. Al momento rimane in custodia fino alla sentenza dell’11 marzo, nonostante i suoi legali abbiano già annunciato il ricorso in appello per richiedere i domiciliari a causa delle sue condizioni di salute (richiesta precedentemente negata).

Come rileva Sam Levin sul Guardian, comunque, la sentenza di New York complica la situazione del 67enne ex produttore cinematografico, perché dopo l’11 marzo arriverà a Los Angeles con una condanna da stupratore alle spalle. In California, Weinstein è accusato di aver violentato una donna in un hotel dopo essere entrato nella sua stanza: i fatti risalgono al 18 febbraio 2013. I procuratori hanno dichiarato in tribunale che Weinstein e la donna si trovavano entrambi allo stesso festival cinematografico. Non si conoscono le generalità della donna che lo accusa, ma nei documenti ufficiali è descritta come un’attrice e modella italiana (qui un riassunto del caso del Los Angeles Times). Considerando poi le tecniche utilizzate dagli avvocati di Weinstein, che durante il processo di New York hanno ripetutamente cercato di mettere in cattiva luce le vittime accusandole di essere alla ricerca di soldi, la sentenza ha inoltre un valore simbolico fondamentale, perché pone l’accento sul sistema di coercizione che Weinstein aveva costruito e sulla difficoltà di denunciare crimini di questa natura.

Nello stesso processo, Weinstein dovrà affrontare anche le accuse di Lauren Young, una modella che ha già testimoniato a New York. Young ha raccontato di essere stata invitata da un’amica all’Hotel Montage di Beverly Hills nel febbraio 2013 con la speranza di poter mostrare a Weinstein la sceneggiatura che aveva scritto. Weinstein ha quindi invitato entrambe le donne nella sua camera e dopo che l’amica in comune si è dileguata (una modalità che molte collaboratrici del produttore mettevano in atto), Young ha raccontato di essersi trovata da sola nel bagno con lui, che a quel punto era già nudo. La modella ha raccontato di essere rimasta pietrificata dalla scena, mentre l’uomo l’ha aggredita, spogliata e si è masturbato su di lei. «Questo è quello che fanno tutte le attrici per fare carriera», le avrebbe detto.

Non è ancora chiaro in che modo i procuratori di Los Angeles intendono procedere dopo il verdetto di New York: Weinstein potrebbe essere infatti immediatamente portato in California dopo la sua condanna dell’11 marzo a New York. Laurie Levenson, professore di diritto penale alla Loyola Law School, ha detto al Guardian che l’ex capo di Miramax potrebbe perseguire un patteggiamento oppure potrebbe finire per affrontare un secondo processo.