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I distributori indipendenti americani riporteranno al cinema i film che non ha visto nessuno a causa del Covid Titoli molto amati da critici e cinefili – tra cui uno di Sean Baker e uno di Kelly Reichardt – torneranno in sala per riprendersi quello che il Covid ha tolto.
La presidente della Tanzania Samia Suluhu Hassan ha nominato il nuovo governo e ha fatto ministri tutti i membri della sua famiglia In un colpo solo ha sistemato due figlie, un nipote, un genero, un cognato e pure un carissimo amico di famiglia.
Sally Rooney ha detto che i suoi libri potrebbero essere vietati in tutto il Regno Unito a causa del suo sostegno a Palestine Action E potrebbe addirittura essere costretta a ritirare dal commercio i suoi libri attualmente in vendita.
In Francia è scoppiato un nuovo, inquietante caso di “sottomissione chimica” simile a quello di Gisèle Pelicot Un funzionario del ministero della Cultura ha drogato centinaia di donne durante colloqui di lavoro per poi costringerle a urinare in pubblico.
Dopo quasi 10 anni di attesa finalmente possiamo vedere le prime immagini di Dead Man’s Wire, il nuovo film di Gus Van Sant Presentato all'ultima Mostra del cinema di Venezia, è il film che segna il ritorno alla regia di Van Sant dopo una pausa lunga 7 anni.
Un esperimento sulla metro di Milano ha dimostrato che le persone sono più disponibili a cedere il posto agli anziani se nel vagone è presente un uomo vestito da Batman Non è uno scherzo ma una vera ricerca dell'Università Cattolica, le cui conclusioni sono già state ribattezzate "effetto Batman".
Secondo una ricerca dell’università di Cambridge l’adolescenza non finisce a 18 anni ma dura fino ai 30 e oltre Secondo nuove analisi neuroscientifiche, la piena maturità cerebrale degli adulti arriva molto dopo la maggiore età.
I fratelli Duffer hanno spiegato come settare la tv per guardare al meglio l’ultima stagione di Stranger Things I creatori della serie hanno invitato i fan a disattivare tutte le “funzioni spazzatura” delle moderne tv che compromettono l'estetica anni '80 di Stranger Things.

Il Gargano e l’eredità di Enrico Mattei

Sosta a Pugnochiuso, splendida località vicino Vieste scoperta all’inizio degli anni Sessanta dal presidente dell’Eni, in cerca oggi della sua nuova identità.

17 Agosto 2020

Nell’anno delle vacanze autarchiche e distanziate, che nessuno ha ancora capito se saranno veramente vacanze, sulle orme di illustri predecessori letterari (Pasolini in primis), abbiamo deciso di raccontare questa strana estate italiana con un viaggio a tappe lungo le spiagge e i luoghi più famosi della costa della Penisola, in un periplo che partirà dalla Liguria e arriverà al Friuli Venezia Giulia. Qui le puntate precedenti.

Le piscine, olimpionica e non, il corso di yoga, l’estetista, il tennis, il corso di sub, le escursioni, l’animazione per bambini, per i grandi e per tutti gli altri, chiunque essi siano. Senza contare le conversazioni non richieste con i vicini di tavolo, perché ingenuamente ho accettato la punizione della pensione completa. Come per il menù la scelta (degli argomenti) è triplice: virus, tempo, cibo, con una spiccata propensione per quest’ultimo, almeno finché il sole tiene. Benvenuti al resort di Pugnochiuso, splendida baia all’interno del parco nazionale del Gargano, vicino ai confini con la Foresta Umbra, a 20 km da Vieste. Un luogo davvero scenografico, la roccia bianca, il mare turchese, una collina di pini che degrada verso la baia, ma dove se non sei avvezzo a un certo tipo di dinamiche da villaggio pop rischi attacchi prolungati di claustrofobia.

Ma questo è niente di fronte al tentativo implicito di proibire ogni forma di camminata. Come uno prova a mettere un piede fuori dall’hotel, elegante ma dal sapore vagamente ospedaliero, ecco che una navetta, non saprei bene come altro definirla, una sorta di caddy che ha il compito di spostarti come un bagaglio da un punto all’altro del resort, appare magicamente davanti ai tuoi occhi. Vuoi andare all’edicola, situata a circa 300 metri? Non ti affaticare inutilmente, ti ci porta la navetta. Hai bisogno di andare in spiaggia, seguendo una stradina in discesa, lontana non più di 500 metri? La famigerata navetta è in arrivo, anche se in questo caso potrebbe esserci qualche minuto di attesa, vista la fila. Hai fretta di prendere posto sulle gradinate per l’animazione serale? Ecco la navetta, digerire camminando è severamente sconsigliato. Poi, certo, puoi anche incontrare tipi più avventurosi, li riconosci subito dalle loro scarpe da trekking, nuove e mai utilizzate (invernali, non si sa mai), pronti a lanciarsi in marce solitarie, incitati dal resto della truppa come se dovessero affrontare l’ultima curva del Col du Galibier. Ma anche in questi casi l’euforia ha vita breve. Partono convinti di potercela fare ma sul lungo rettilineo cedono senza particolari rimorsi alle sirene della navetta che gli passa davanti. Troppa è la tentazione. Provano a salire al volo, allungando la mano come a New York per prendere un taxi in corsa. «Oggi uno ci ha provato quattro volte senza mascherina, sono stato costretto a non farlo salire. Come giustificazione ha spiegato che lavorava alla Asl», dice con un sorriso Antonio, di Vieste, che da quasi dieci anni lavora al resort Pugnochiuso, di proprietà del gruppo Marcegaglia dal 2001. Chiacchieriamo un po’, mi racconta vizi e abitudini di questo strano popolo da resort. Sono curioso. Gli chiedo quanti spostamenti giornalieri compia con il suo caddy: «tra i 1500 e i 1800», risponde.

Mattei aveva intuito prima di altri, non era una novità, che si poteva lavorare a qualcosa di altrettanto redditizio. E che quel pezzo di costa del Gargano, selvatica, apparentemente impervia e priva di attrattive, sarebbe stata perfetta per lanciare una nuova attività: l’industria del turismo.

In realtà non sono venuto fin qui per verificare lo stato di salute dei vacanzieri di Pugnochiuso – chiamasi effetto collaterale – ma perché ero curioso di visitare la baia scoperta da Enrico Mattei, il lungimirante presidente dell’Eni che nel 1959 si innamorò della bellezza selvatica di questa costa sorvolandola per la prima volta con il suo aereo privato (lo stesso Morane-Saulnier con cui precipitò nel ’62 nelle campagne di Bascapè). Poi una seconda, e ancora una terza. Non c’era niente allora, neanche le strade, al massimo qualche mulattiera. Ci si spostava in barca. E lui in barca ci tornò, accompagnato da Francesco Trimigno, detto Santinuccio, soprannominato il Caronte del Gargano, per verificare sul campo che quello fosse davvero un paradiso, come aveva ipotizzato dall’alto. «Lo portai da Vieste a Pugnochiuso, ci vollero diverse ore di navigazione, raccontò poi il pescatore in un’intervista, non sapevo chi fosse quel signore dai modi cortesi e con tanti soldi. Poi cominciai a conoscerlo e a capire. Con lui c’era una commissione dell’Eni. Cercavano il petrolio».

In realtà l’Eni stava già aprendo una raffineria a Manfredonia, l’obiettivo non era l’oro nero. Semplicemente Mattei aveva intuito prima di altri, non era una novità, che si poteva lavorare a qualcosa di altrettanto redditizio. E che quel pezzo di costa del Gargano, selvatica, apparentemente impervia e priva di attrattive, sarebbe stata perfetta per lanciare una nuova attività: l’industria del turismo. Tornato a Milano il presidente Eni ordinò ai suoi collaboratori di contattare il Comune di Vieste, allora proprietaria dei terreni di Pugnochiuso, e dopo una lunga trattativa riuscì a comprare la terra, circa 250 ettari, per 25 lire al metro quadro, una cifra oggi considerata ridicola anche per quei tempi.

Secondo Giannino Anselmi, responsabile della costruzione del centro estivo di Pugnochiuso, l’idea di Enrico Mattei era quella di realizzare un centro vacanze per i dipendenti Eni, dove accogliere i lavoratori del Sud, simile a quello di Bocca di Cadore, vicino a Cortina d’Ampezzo, dove villeggiavano le maestranze del Nord. Ma il progetto, che Mattei non fece in tempo a veder realizzato, subì alcune modifiche rispetto all’idea originale e fu trasformato in un centro turistico privato, molto di moda durante le decadi Settanta-Ottanta. Fu in questa baia che si formò il primo animatore turistico italiano: si chiamava Giancarlo Magalli. Poi, lentamente, iniziò il declino del centro, che andava di pari passo con quello del colosso italiano degli idrocarburi. Fino all’acquisto del Gruppo Marcegaglia, che ristrutturò la vecchia struttura, realizzando in aggiunta una trentina di villette a schiera che ti aspetteresti di vedere alla periferia di Gallarate, non nel parco nazionale del Gargano. La mattina della mia partenza, mentre mi dirigo verso il parcheggio, incontro Antonio, già indaffaratissimo, e ci scambiamo un segno di saluto. Sono quasi le 10 e la spiaggia è ancora semi deserta. Mi viene il sospetto che siano tutti troppo occupati ad andare con la navetta da un punto all’altro del resort. Buona fortuna, Antonio.

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