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Cosa leggere per prepararsi alle elezioni europee

Un voto dalla portata storica visto da Francia, Spagna, Germania, Regno Unito (e dall'asse Italia-Ungheria).

11 maggio, un evento dedicato alle elezioni europee a Strasburgo (FREDERICK FLORIN/AFP/Getty Images)

La settimana prossima sarà la settimana delle elezioni europee: tra il 23 e il 26 maggio (in Italia si vota appunto il 26), i cittadini di tutti gli Stati membri della Ue, inclusa la Gran Bretagna, sono chiamati a votare i loro rappresentanti al Parlamento europeo. Si tratta di elezioni storiche, come le ha definite qualcuno, particolarmente cariche di significati, timori e aspettative: le prime dopo il voto sulla Brexit e le ultime dell’era Merkel, sono anche elezioni in cui gli occhi sono puntati sui partiti delle destre populiste, ma anche sui socialisti spagnoli, che potrebbero diventare un punto di riferimento per le forze liberali ed europeiste. Inoltre queste elezioni avranno un impatto anche sul rinnovamento della Commissione europea e sul Consiglio europeo. Aspettando il voto di domenica prossima, abbiamo raccolto alcuni articoli della stampa internazionale che rendono l’idea di come è vissuta questa tornata elettorale in alcuni del principali Paesi europei.

European elections may turn Brexit on its head – Financial Times
Cominciamo dal peggio, cioè dalla Gran Bretagna. Lì sì che le elezioni europee complicano una situazione già complicatissima di per sé. I britannici partecipano anche se stanno per lasciare l’Ue, per il semplice fatto che non si è trovato un accordo e dunque la Brexit è rimandata; intanto Theresa May ha annunciato che si dimetterà dopo il prossimo voto al Parlamento britannico sulla Brexit, presumibilmente a giugno; e come se non bastasse ci sono sondaggi catastrofici che danno il partito di Farage, che adesso si chiama proprio Brexit Party, al 34 per cento, davanti al Labour (21%) e ai Tory (un miserrimo 11%). In questo articolo del Financial Times si spiega come un parlamento europeo frammentato e con una forte presenza sovranista potrebbe peggiorare ancora la posizione del Regno Unito, allontanando per esempio la possibilità di trovare un accordo rapido sul commercio. L’autore, Tony Barber, ipotizza addirittura che queste elezioni europee potrebbero portare a una no-deal Brexit.

Acting PM uses election success to strengthen Spain’s position in the EUEl Paìs
Guardiamo il lato positivo, almeno tra i socialisti spagnoli domina un sentimento di ottimismo: dopo il successo alle politiche nazionali sono convinti di andare bene anche alle europee. Non solo. Pedro Sánchez «sta cercando di sfruttare il successo del suo partito alle elezioni dello scorso aprile per mettere la Spagna in posizioni chiave di potere nel Parlamento europeo». In patria e all’estero la ripresa del PSOE è stata letta come segnale di una possibile rinascita della sinistra e del fronte europeista. «In questo contesto di incertezza, la Spagna potrebbe aver trovato la sua finestra di opportunità», scrive El Paìs. Il punto, in parole povere, è che fino a oggi la Spagna, pur essendo uno dei più grandi Paesi dell’Unione, è rimasta un passo indietro ad altre nazioni come Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna. Ora però l’«l’instabilità politica nel Regno Unito e in Italia» potrebbe rappresentare un’opportunità per gli spagnoli. (Una versione dell’articolo in lingua spagnola, e leggermente diversa, è disponibile qui)

Elections européennes : Emmanuel Macron fait le choix de la dramatisation Le Monde
Viste da Parigi queste elezioni sono anche un referendum su Macron e sull’Europa, due concetti legati a doppio filo, almeno nel contesto francese. È lo stesso Macron a vederla in toni così drammatici: «Simbolicamente, questa elezione è una ripetizione del 2017», ha detto a Le Monde una fonte vicina al presidente. Se il Raggruppamento Nazionale di Marine Le Pen (che fino all’anno scorso era noto come Front National) dovesse superare La République en marche (detta anche LRM, o semplicemente En marche), infatti, «sarebbe un voto di sfiducia nei confronti del Capo dello Stato, che ha fatto dell’Europa uno dei suoi cavalli di battaglia», scrive il quotidiano francese.

Angela Merkel Doesn’t Want Either Of The EU’s Top JobsBuzzFeed
In tutto questo, anche il Consiglio europeo e la Commissione europea devono rinnovare la propria leadership. Donald Tusk ha confermato che i leader europei si incontreranno subito dopo le elezioni per iniziare il processo di nomina pre trovare un suo successore, nonché un successore di Jean-Claude Juncker. Da tempo circolano voci su una possibile nomina della stessa Merkel, il cui mandato finisce nel 2021 ma che potrebbe dimettersi prima, a una carica europea, però lei smentisce in maniera categorica. Attualmente tra i favoriti alla presidenza della Commissione europea ci sono il tedesco Manfred Weber, un conservatore sostenuto proprio da Angela Merkel, e Frans Timmermans, socialdemocratico olandese. Il problema è che il risultato delle elezioni europee potrebbero farli saltare entrambi, aprendo la strada a un terzo candidato.

Orbán, Salvini flirt with alliance after EU election Politico Europe
Uno dei peggiori timori di questa tornata elettorale è, ovviamente, quello di ritrovarsi un’ondata sovranista al Parlamento europeo. Infatti ci sono forze come la Lega e il Brexit Party che sono date in ascesa; mentre Salvini e Orbán stanno pensando a formare un gruppo parlamentare insieme a Marine Le Pen e altri. Nonostante il suo stile autoritario e anti-europeo, per il momento il leader ungherese sta nel Partito Popolare Europeo (detto anche PPE o EPP, secondo la sigla in inglese), che è molto più moderato e infatti include anche la CDU tedesca. A complicare ulteriormente le cose ci sono rumor di un’alleanza post-elettorale tra PPE e sovranisti. Attenzione a fasciarsi la testa prima di esserla rotta, però. Secondo questo articolo di Politico Europe i partiti sovranisti non dovrebbero ottenere più di settanta seggi e i membri del PPE non dovrebbero arrivare a 175: questo significa che, se anche Salvini e Orbán riuscissero a radunare la destra radicale (tutto da dimostrare) e anche se ci fosse un’alleanza col PPE (pure questo tutto da dimostrare), comunque non ci sarebbe verso di avere una maggioranza. Naturalmente, però, i sondaggi vanno presi con le pinze.