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L’Eliseo è stato costretto a smentire il fatto che Macron stesse tirando cocaina con Merz e Starmer Fake news diffusa su Telegram anche dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.
Grazie alla serie Netflix sono ripartite le ricerche sulla famiglia di Héctor G. Oesterheld, il desaparecido autore dell’Eternauta I suoi nipoti, scomparsi 50 anni fa, potrebbero essere ancora vivi, hanno rivelato due associazioni.
Il litigio tra Elio Germano e il ministro Giuli non finisce più Va avanti ormai da quasi una settimana, dal giorno dei David di Donatello, e nessuno dei due sembra avere intenzione di arrendersi.
Blues Brothers avrà un sequel ma invece di un film sarà un fumetto Il primo tassello di quello che dovrebbe diventare un intero universo narrativo dedicato ai Blues Brothers.
Sul sito Steve Albini’s Closet si possono comprare tutti gli oggetti della collezione privata di Steve Albini Ogni venerdì, fino alla fine del 2025, verranno messi in vendita vinili rari, libri strani, magliette vintage, CD, cassette, singoli, fanzine, opere d’arte e chicche varie.
È stata appena lanciata Watermelon+, una piattaforma streaming dedicata al cinema palestinese Tanti dei migliori film palestinesi prodotti negli ultimi anni, quasi mai arrivati nelle sale italiane, adesso disponibili in streaming.
Pope Crave ha dato la notizia della fumata bianca prima di Vatican News L'account di meme ha dato l'Habemus Papam con ben quattro minuti di anticipo rispetto al profilo ufficiale del Vaticano.
È Papa da neanche 24 ore ma Leone XIV è già riuscito a far arrabbiare i trumpiani Perché in passato ha espresso delle cattolicissime opinioni sull'immigrazione, ma soprattutto perché ha osato criticare JD Vance.

Gli abitanti di una cittadina in Ohio dicono di essere neri, ma sono bianchi

26 Luglio 2019

L’ultima volta che avevamo sentito di persone che si identificavano come “nere” pur essendo “bianche” era stato quando il caso di Rachel Dolezal è salito agli onori delle cronache internazionali. La donna, che si definiva attivista e performer ed è oggi coinvolta in una complicata vicenda legale per frode, è infatti diventata celebre perché sosteneva di essere afroamericana, nonostante la sua famiglia fosse bianca. E se n’è riparlato anche a proposito di tutte quelle influencer che, sulla scia delle sorelle Kardashian, sono state accusate di “blackfishing”, ovvero di vestirsi e fotografarsi sui social per sembrare nere, pur non essendolo.

La discussione sull’appropriazione culturale, però, che spesso viene derubricata a polemica da Millennial, va ben oltre chi per moda vuole farsi le treccine oppure utilizzare lo slang dei rapper famosi, soprattutto in America, dove è profondamente radicata con la stratificazione sociale ed economica del Paese. Lo dimostra la bizzarra storia di East Jackson, piccola cittadina in Ohio, che ha recentemente raccontato Khushbu Shah sul Guardian in un reportage accompagnato dalle belle foto di Maddie McGarvey. East Jackson, infatti, è nata a metà dell’Ottocento come “cittadina-ghetto” separata dalla vicina (e bianchissima) Waverly. «I funzionari di Waverly hanno creato East Jackson recintandoci dentro qualsiasi nuovo arrivato che ritenevano “nero”, o perché era afrodiscendente, quindi per il suo aspetto, o perché apparteneva a una classe considerata inferiore, come nel caso degli operai o delle governanti», spiega Shah. È nata perciò una comunità mista, di bianchi e di neri, dove però tutti secondo la legge erano “neri”, ma solo perché considerati cittadini di serie B. Con il passare del tempo, soprattutto a causa del fatto che Waverly è conosciuta per essere una città fortemente anti-black, la popolazione di discendenza afroamericana (e cioè con la pelle nera) ha deciso di trasferirsi altrove, lasciandosi alle spalle i concittadini di East Jackson che, di conseguenza, è diventata sempre più bianca.

Così quell’illogica e assurda divisione razzista, con tutte le sue contraddizioni, è arrivata fino a giorni nostri. Gli abitanti di East Jackson hanno infatti continuato a vivere nella loro piccola cittadina rurale sentendosi neri (perché così erano considerati dalla legge, perché sono cresciuti in una comunità in cui, almeno nel passato, una forte presenza di afroamericani c’era stata) e sebbene la società intorno a loro sia cambiata, ancora oggi rivendicano una discendenza che in molti casi è dovuta alla segregazione razziale più che alla genetica. Alcune fra le persone intervistate, soprattutto le più anziane, mostrano alla giornalista le foto di famiglia con orgoglio, come fossero prove che ne attestino la blackness: il più delle volte, però, gli antenati sono bianchi o “mixed race”, di etnia mista. Ma loro si sentono neri e ritengono di aver vissuto da neri e, come nel caso di Roberta Oiler, si rattristano che alcuni dei loro figli abbiano poi deciso di farsi registrare nei documenti ufficiali come bianchi: «Non rinnegherò mai la mia razza, quella in cui mia madre mi ha cresciuto e in cui mi riconosco, fino al giorno in cui lascerò questa Terra», dice in un video che vale la pena di vedere.

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