Attualità

DSK, una domanda

di Anna Momigliano

Premessa. Se c’è una cosa che l’affaire Strauss-Khan ci ha insegnato finora, è che la presunzione di innocenza è un caposaldo di una stampa sana e troppo spesso dimenticato. E questo era il primo capitolo, quello in cui tutti si crogiolavano sulla storia dell’uomo potente umiliato dalla giustizia accorsa in aiuto di una povera cameriera africana. Poi c’è il secondo capitolo, quello della cameriera africana che forse così povera e innocente non era. E anche questo capitolo ci dovrebbe ricordare un’altra lezione di giornalismo. E cioè che la presunzione di innocenza vale non solo per l’accusato ma anche per l’accusa, che massacrare l’immagine di una cameriera “che ha molto da nascondere” a colpi di rivelazioni e indagini da parte della difesa forse non è meno grave che emettere una sentenza di condanna a mezzo stampa. A proposito, l’unico articolo veramente equilibrato che finora ho letto sull’argomento è quello di The Nation. E adesso parliamo di fatti.

 

Cosa dice l’accusa. La tesi degli avvocati della cameriera è abbastanza semplice. Riportando quanto scritto da RepubblicaLibération: “Un rapporto sessuale c’ è stato e ha lasciato, secondo l’esame condotto all’ospedale due ore dopo il ricovero, abrasioni e contusioni nelle parti intime della donna. Un legamento della sua spalla è stato leso in quella occasione da una violenta caduta a terra e dovrà essere operato, dicono le risonanze magnetiche.”
Ah, e l’articolo di Repubblicaquello di Libé riportano questa tesi praticamente a pie’ di pagina. Prima di arrivarci, Vittorio Zucconi aveva speso più di una facciata a elogiare “l’atteggiamento commendevole” di DSK, “un vero signore.” Stesso tono quello di Fabrice Rousselot, il titolo: “DSK, il giorno che il vento è cambiato.”

 

Cosa dice la difesa. La tesi degli avvocati di DSK è altrettanto semplice: “La teste non è attendibile.” Le prime indiscrezioni tutt’altro che lusinghiere nei confronti della cameriera erano trapelate sul New York Times: per cominciare, la donna avrebbe “mentito ripetutamente,” raccontando agli inquirenti di avere chiesto l’asilo dopo avere subìto violenza nel suo paese, mentre nella richiesta d’asilo non ci sarebbe alcun riferimento alla presunta violenza. In secondo luogo avrebbe chiesto consigli su come trarre un vantaggio economico dalla vicenda in una telefonata intercettata. Alle accuse riportate dal Nyt, se ne sono aggiunte altre, secondo cui la cameriera sarebbe anche una prostituta, peraltro recidiva.

 

La differenza tra accusa e difesa. Ora, fermo restando che resta la presunzione di innocenza fino a processo concluso, va notata una differenza importante tra le due versioni dei fatti. L’accusa basa la sua tesi sul fatto che esisterebbero prove concrete di uno stupro: contusioni vaginali e il legamento di una spalla lacerato, da operare. Fatti per ora avvallati da report medici ma che saranno tutti da confermare in tribunale. La difesa invece non punta tanto sulla confutazione di tali fatti, bensì sulla non attendibilità della teste. Domanda: ammesso e non concesso che, come sostiene l’accusa, la teste sia una bugiarda seriale, una prostituta e/o una donna in cerca di facili guadagni, questo come giustifica le lacerazioni alla vagina e la spalla lussata? In un mondo perfetto, dove la giustizia è più attenta ai fatti che ai clamori mediatici, gli avvocati di DSK dovrebbero concentrarsi su questo.

 

In conclusione. La presunzione di innocenza resta. Gli avvocati della cameriera devono ancora dimostrare davanti a un tribunale che i referti medici costituiscono una prova e gli avvocati di DSK devono ancora dimostrare davanti a un tribunale che tutte quelle voci dimostrano realmente che la teste non è attendibile. E, una volta convinta la giuria che la teste non è attendibile, devono comunque dimostrare anche la non attendibilità dei referti medici (tradotto: se i dati forensi dovessero provare che stupro è stato, poco importa che lei sia una prostituta o Santa Maria Goretti). Il processo ci sarà. E dovrebbe riprendere il prossimo 18 luglio.