Attualità

La classifica delle classifiche del 2016

Cultura pop, design, film brutti e gadget peggiori, storie di oceani: abbiamo raccolto il meglio delle classifiche di fine anno, rendendolo una classifica "meta".

di Redazione

La “classifica delle classifiche”, con poche eccezioni, è una tradizione che Studio porta avanti da tempo: ci piace allargare i nostri “best of” dell’anno appena finito alle liste più diverse, improbabili o interessanti, guardando con una prospettiva più ampia alla liturgia della classifica-di-fine-anno per raccoglierne gli esempi migliori usciti sul web. Vi auguriamo un buon anno nuovo, e anche, per ora, una buona lettura.

 

Videogame: Le dieci migliori uscite videoludiche dell’anno: le ha scelte Mashable, e secondo il sito ci entrano sia Pokemon GO – beh, vorremmo vedere – che il reboot di Doom, che, in prima posizione, lo sparatutto Overwatch.

Film brutti: Ok, non tutte le ciambelle possono riuscire col buco. Variety, tuttavia, ha scelto ciò che ha definito «i film di quest’anno veramente più terribili, maldestri, brutti, offensivi o – che non è un insulto secondario – i più mortalmente noiosi». Ci sono il flop-remake di Ben-Hur e La foresta dei sogni di Gus Van Sant, tra gli altri.

Architetture newyorkesi: Michael Kimmelman del New York Times ha scelto le più belle architetture newyorkesi erette nel 2016: della selezione fanno parte la nuova Washington Heights Library sulla Centosessantesima strada, il nuovo Jerome L. Greene Science Center, un centro di studi sulle neuroscienze progettato da Renzo Piano, e il Pyramid on the Hudson, il progetto realizzato dallo studio Bjarke Ingels all’altezza della Cinquantasettesima strada.

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Design: Il 2016 è stato anche l’anno del rebranding, suggerisce Fast Co.Design sul suo sito passando in rassegna il meglio e il peggio dei loghi apparsi negli ultimi dodici mesi. Il redesign di quella che gli esperti chiamerebbero “brand identity” di Mastercard, per citarne uno, è un esempio virtuoso, così come il nuovo logo di Instagram, votato al gradiente di colore; tra le cose peggiori che hanno deturpato i nostri occhi, dice Fast Co., il nuovo logo di Uber – il suo fondatore e Ceo Travis Kalanick ha dichiarato con candore che è stato realizzato internamente perché non si fidava di nessuno al di fuori dell’azienda – e il primo logo della campagna Trump-Pence, presto ritirato (e chissà perché, già).

Immagini false: Si è fatto un gran parlare di fake news, ma che cos’è una fake news senza una fake image? Gizmodo ha raccolto 69 immagini diventate virali nel 2016 che in realtà sono totalmente e incondizionatamente fasulle: dalla foto – meglio: dal fotomontaggio – di David Bowie con Lemmy dei Motorhead a quella cosa che Alan Rickman, scomparso quest’anno, non ha proprio mai detto, nemmeno per sbaglio.

Facebook: Dove abbiamo passato un sacco di tempo nel 2016? Esatto, proprio lì: il Telegraph parla degli argomenti che hanno maggiormente tenuto banco su Facebook nel Regno Unito e nel resto del mondo. A livello globale, abbiamo parlato moltissimo di, in ordine, elezioni americane, politica brasiliana (non andate a scrollare i vostri post, da bravi, è una statistica) e Pokemon GO; col movimento Black Lives Matter appena fuori dal podio.

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Oceani e mari: Spiagge ripulite grazie all’aiuto concertato di cittadini altruisti, nuove scoperte di buffe creature marine viola, l’uragano Matthew e la possibile (ed evitabile?) fine della barriera corallina australiana. È stato anche un anno di grandi storie che riguardano l’ambiente acquatico, i grandi oceani e i mari più sperduti. Il magazine dello Smithsonian ci ha fatto il favore di riunirle in un’unica pagina.

Arte: Un editoriale di fine anno del sito Artsy spiega quali sono stati gli artisti più influenti del 2016. I temi più toccati sono stati alcuni di quelli più sentiti della contemporaneità: la persecuzione politica, il sessismo, il razzismo e i cambiamenti climatici. Tra i nomi individuati da segnarsi, il franco-algerino Philippe Parreno, la newyorkese Cindy Sherman (che nelle sue opere assume le sembianze di personaggi storici, cinematografiche e, recentemente, celebrità invecchiate) e il cinese Ai Weiwei.

Gadget pessimi: Ok, avete cambiato l’iPhone e comprato quel termostato smart che vi piaceva tanto: ma negli ultimi dodici mesi sono stati immessi sul mercato anche assoluti abomini, ci ricorda Gizmodo. Dal Galaxy Note 7 – grande smartphone, per carità, se non per quel difetto di mettersi a esplodere a caso – allo Huawei MateBook – che avrebbe potuto fare concorrenza all’iPad, ma non è andata così – i flop hanno investito anche aziende che per il resto producono gadget più che affidabili.

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Cultura pop: Ma si potrebbe dire anche “meme”: ci sono state cose che ci faranno guardare al 2016 con un misto di imbarazzo e “beh, eravamo giovani”. Harambe, ad esempio. O Pepe The Frog, la rana riappropriata dai neonazisti americani dell’alt-right. Guardando allo spettro più ampio della cultura pop, The Verge inserisce nel calderone del peggio anche Mr. Church, il nemmeno passabile film di Bruce Beresford con Eddie Murphy, e l’hype per il decantato avvento della realtà virtuale, che finora ha tardato ad arrivare.

Libri fotografici: Il New York Times Magazine ha stilato una lista dei libri di fotografia più interessanti usciti nel 2016. Ci sono anche Zzyzx di Gregory Halpern, con scatti della California meridionale che il Times definisce «animati da un surrealismo gentile», e Modern Color di Fred Herzog, compendio del lavoro del maestro della street photography. Libri belli da esibire e bellissimi da sfogliare.

Scienza: È stato anche un grandissimo anno di storie e fatti a tema scientifico: ad esempio c’è stato lo storico atterraggio del razzo SpaceX, dopo tanti tentativi falliti, senza dimenticare quella minuzia della scoperta dell’esistenza delle onde gravitazionali (ma se l’avete dimenticato siete perdonati: era gennaio, dopotutto). Wired ha messo tutto insieme, dal global warming alla minaccia del virus Zika.