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Challengers è stato il miglior esordio al botteghino della carriera di Guadagnino

Attualmente c’è lo stesso film in cima al box office italiano e a quello americano: Challengers di Luca Guadagnino. Uscito il 24 aprile, il film ha incassato sin qui 15 milioni e 200 mila dollari in tutto il mondo (circa un milione e mezzo gli incassi registrati nelle sale italiane). Come riporta Tom Smyth su Vulture, si tratta del migliore esordio nella carriera di Guadagnino, battuto il record stabilito nel 2022 con Bones and all. Resta da vedere però se Challengers riuscirà a incassare abbastanza da rientrare dell’investimento fatto per realizzarlo: il film è costato 55 milioni di dollari e non è detto che nelle prossime settimane, prima di entrare nel catalogo Prime Video – a produrlo è stata tra gli altri la Metro Goldwin Mayer, da qualche anno una Amazon Company, come si legge nel rinnovato logo dell’azienda – riesca a colmare la distanza che separa il flop dal successo.

I dubbi vengono dal fatto che negli Stati Uniti Challengers ha goduto di un primo fine settimana di programmazione in cui non aveva granché competizione (ma il discorso vale anche in Italia, dove l’unico avversario era Confidenza di Daniele Luchetti, uscito anch’esso il 24 aprile): al secondo posto del botteghino americano si è infatti piazzato Unsung Hero, ennesimo biopic musicale, questo dedicato al duo christian rock For King & Country, fortunatamente ancora non distribuito in Italia. Non sarà così nel prossimo, di fine settimana: Challengers dovrà vedersela con The Fall Guy, film molto atteso, action comedy con protagonisti Ryan Gosling ed Emily Blunt.

In ogni caso, a prescindere dagli incassi, Challengers sta riscuotendo un gran successo di critica, soprattutto negli Stati Uniti. Durante il fine settimana sono arrivate anche le entusiastiche recensioni di altri registi: tra i primi ci sono stati Edgar Wright e Rian Johnson. Johnson ha definito il film «intelligente e sofisticato ma allo stesso tempo scoppiettante ed esaltante», mentre Wright ha scritto che con Challengers è «il grand slam» cinematografico del «mio amico Guadagnino». Il film è riuscito a convincere persino un critico schizzinosissimo come Paul Schrader, che però un appunto a Guadagnino lo ha fatto lo stesso, ed è un appunto che sempre più spesso ci sentiamo di fare anche noi ai film di questi anni: «Ma perché dura 131 minuti, quando ne sarebbero bastati 100 al massimo?».