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L’account Instagram che si batte per la parità dei diritti dei capezzoli

La policy di Instagram vieta la pubblicazione di foto di capezzoli femminili ma non di quelli maschili: «Per diversi motivi non è consentita la pubblicazione di contenuti di nudo su Instagram. Sono incluse anche le foto di capezzoli femminili», si legge nelle linee guida del social network, che però poi specificano che «sono accettate le foto di cicatrici causate da una mastectomia e donne che allattano al seno». In altre parole i capezzoli maschili sono ammessi sempre, quelli femminili solo quando includono un neonato o testimoniano una malattia: secondo alcuni è un doppio standard sessista. Per sottolineare la contraddittorietà di questa policy e protestare contro di essa, tre ragazzi hanno aperto un account, Genderless Nipples, che pubblica solo primi piani di capezzoli, dove è impossibile capire se appartengono a un uomo o a una donna.

Una foto pubblicata da Genderless Nipples (@genderless_nipples) in data:

«Gli uomini hanno il permesso di mostrare i loro capezzoli, le donne invece sono bannate. Sosteniamo tutti i generi!», si legge nella descrizione dell’account, che ha 57 mila follower. Secondo quanto riportato dal Guardian, i tre gestori sono Evelyne Wyss, di 24 anni, Morgan-Lee Wagner, di 22, e il ventottenne Marco Russo, che si sono conosciuti durante uno stage in un’azienda newyorchese. Ogni foto di capezzolo è accompagnata da un motto o una citazione sull’uguaglianza tra i generi. Come: «Per tutta la vita facciamo distinzioni, bagni per uomini e bagni per le donne, abiti per uomini e abiti per le donne, ma alla fine le tombe sono uguali» (una frase della scrittrice sudanese Leila Aboulela). L’attività di Genderless Nipples s’inserisce all’interno della più ampia “Free nipple campaign”, una campagna globale di liberazione dei capezzoli femminili che punta ad abbattere i doppi standard che permettono, non solo sul web, agli uomini di mostrare parti del corpo che alle donne è invece proibito mostrare.

L’opera di Yoko Ono My Mummy Was Beautiful esposta sulla facciata di St Lukes a Liverpool, 2004 (Paul Barker/Afp/Getty Images) e, in evidenza, a New York nel 2003 (Evan Agostini/Getty Images)