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In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
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Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Io Buffy non l’ho mai capita

Torna la serie di riferimento per la Generazione X, una di quelle che hanno cambiato la Tv. Ma è proprio obbligatorio vederla?

17 Giugno 2019

Quando la storia della televisione è cambiata per sempre io non c’ero, e se c’ero dormivo. I critici sono abbastanza concordi, per quanto concordi possano essere i critici, sul fatto che l’età dell’oro della serie Tv è iniziata alla fine degli anni Novanta, con Buffy l’ammazzavampiri e i Soprano: sono quelli, dicono, i due show che hanno fatto delle serie quello che sono oggi. I Soprano, che sono del ’99, ci ho messo un po’ a capirli, e va bene così. Buffy (1997-2003) è stata, insieme a Dawson Creek (1998-2003), la serie di riferimento per i cosiddetti Xennials, raro caso di programma televisivo che ha messo d’accordo ragazzini scemi e critici blasonati. Eppure Buffy io non l’ho mai capita: il problema non è lei, sono io.

In principio, quando ero una ragazzina idiota e tutte le mie amiche impazzivano per l’ammazzavampiri, ho fatto spallucce: del resto le mie amiche impazzivano anche per gli Aerosmith. Poi, quando sono diventata un’adulta un po’ meno idiota e ho cominciato a leggere, e a rendermi conto che gente molto più adulta e colta e sofisticata di me diceva che Buffy ha cambiato tutto, ho provato a sforzarmi, però niente: era proprio più forte di me. Adesso se ne torna a parlare, visto che dal 10 giugno è nuovamente in onda su Spike, canale 49 del digitale terrestre, e che la notizia è stata registrata come una piccola bomba sui miei feed, dove gli Xennials sono orrendamente sovrarappresentati. E a me tutto questo entusiasmo fa un effetto ancora più strano che in passato, come una sorta di FOMO retrodatato. C’è anche un remake in corso, pare senza Sarah Michelle Gellar: la protagonista sarà afroamericana e la sceneggiatura è affidata a Monica Owusu-Breen.

La storia la conoscete tutti. Lei è un’adolescente normale, che però non è normale, visto che si scopre che è la prescelta per combattere contro i vampiri, e che il mondo è tutto infestato di mostri, vampiri e licantropi, anche se nessuno sembra accorgersene (a un certo punto la protagonista fa una battuta sul fatto che i vampiri si riconoscono perché sono vestiti fuorimoda). Messa così, la si potrebbe pensare nel filone delle serie femminil-fantasy di quel periodo lì, come Streghe (1998-2006) oppure, visto che al peggio non c’è mai limite, Xena (1995-2000). E invece no. Perché Buffy è stato qualcos’altro, un nuovo canone di serie tv scritta bene e pensate per il medio-lungo periodo, che coniuga la dimensione della puntata semi-autoconclusiva (“il mostro della settimana”, come la chiama qualcuno) alla serialità. È stata quella fusione tra telefilm e soap opera che ha dato vita a qualcosa di molto meglio dei telefilm e delle soap.

Lo spiega bene David Sims sull’Atlantic: «Oggi può sembrare ovvio che uno show sia centrato sia su ottimi episodi individuali che su un arco lungo e serializzato che si sviluppa nell’arco della stagione; ma quando l’ha fatto Buffy alla fine degli anni Novanta è stata una rivoluzione, una fusione di stili e generi che è diventato un modello per quello che oggi definiamo l’età dell’oro della Tv. Lo show di Joss Whedon, che non a caso ha messo la sua firma anche sulla saga degli Avengers, ha stabilito le basi che ci hanno portato i Soprano, Breaking Bad e The Good Wife. Anni prima dello streaming, Wheadon ha creato un racconto serializzato che si prestava al binge watching, un racconto che faceva di ogni episodio un evento speciale senza distogliere l’attenzione degli spettatori dalla storia più ampia».

Una fan sfegatata è la critica Emily Nussbaum, che nel 2014 ci ha scritto un pezzo per il New Yorker, dove, tra le altre cose, solleva alcune questioni interessanti sul perché non tutti capiscono Buffy.  «Ogni settimana, guardavo i Soprano e Buffy, li amavo entrambi, convinta che David Chase e Joss Whedon stessero trasformando la televisione in qualcosa di radicale e innovativo, il primo decostruendo il racconto della mafia, l’altro costruendo una nuova miscela di horror, commedia e teen drama, il tutto condito dal femminismo». Eppure in un primo momento Buffy era stata accolta con maggiore freddezza dalla stampa rispettabile: l’entusiasmo dei critici è venuto un po’ dopo, seppure non tardissimo. Nussbaum ipotizza che fosse, prevalentemente, una questione di estetica: mentre i Soprano erano uno show scritto benissimo e con un’estetica impeccabile, Buffy era uno show scritto benissimo, ma con un’estetica, insomma, proprio brutta. La Nussbaum, perfida, nota che era l’esatto opposto di House of Cards, serie dove tutto è impeccabile – dai costumi alla recitazione alla fotografia – tranne che la scrittura. Avete presenti quei vampiri col grugno plasticoso? Oppure i licantropi di peluche? Persino la critica del New Yorker, con tutta la sua ammirazione, ammette che fossero involontariamente comici. Questa cosa un po’ mi consola. Perché, ok, il problema sarò anche io, mica Buffy, però i costumi erano davvero imbarazzanti: preferivo quelli di Xena.

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