Hype ↓
19:23 martedì 2 dicembre 2025
Anche stavolta il premio di Designer of the Year l’ha vinto Jonathan Anderson È la terza volta consecutiva, stavolta ha battuto Glenn Martens, Miuccia Prada, Rick Owens, Martin Rose e Willy Chavarria.
L’Oms ha detto che i farmaci come Ozempic dovrebbero essere disponibili per tutti e non solo per chi può permetterseli Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, in futuro bisognerà garantire l'accesso a questi farmaci a chiunque ne abbia bisogno.
Aphex Twin ha caricato a sorpresa su SoundCloud due nuovi brani ispirati a una vacanza in Sicilia Le tracce sono comparse a sorpresa e sarebbero state ispirate da una vacanza italiana del musicista, intristito dalla pioggia autunnale.
Il sindaco di Pesaro si è dovuto scusare perché ha coperto di ghiaccio la statua di Pavarotti per far spazio a una pista di pattinaggio Ma ha pure detto che Pavarotti resterà "congelato" fino a dopo l'Epifania: spostare la statua o rimuovere la pista sarebbe troppo costoso.
Siccome erano alleati nella Seconda guerra mondiale, la Cina vuole che Francia e Regno Unito la sostengano anche adesso nello scontro con il Giappone Indispettita dalle dichiarazioni giapponesi su Taiwan, la diplomazia cinese chiede adesso si appella anche alle vecchie alleanze.
È morto Tom Stoppard, sceneggiatore premio Oscar che ha reso Shakespeare pop Si è spento a ottantotto anni uno dei drammaturghi inglesi più amati del Novecento, che ha modernizzato Shakespeare al cinema e a teatro.
La tv argentina ha scambiato Gasperini per il truffatore che si era travestito da sua madre per riscuoterne la pensione Un meme molto condiviso sui social italiani è stato trasmesso dal tg argentino, che ha scambiato Gasperini per il Mrs. Doubtfire della truffa.
La parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary è rage bait Si traduce come "esca per la rabbia" e descrive quei contenuti online il cui scopo è quello di farci incazzare e quindi interagire.

Io Buffy non l’ho mai capita

Torna la serie di riferimento per la Generazione X, una di quelle che hanno cambiato la Tv. Ma è proprio obbligatorio vederla?

17 Giugno 2019

Quando la storia della televisione è cambiata per sempre io non c’ero, e se c’ero dormivo. I critici sono abbastanza concordi, per quanto concordi possano essere i critici, sul fatto che l’età dell’oro della serie Tv è iniziata alla fine degli anni Novanta, con Buffy l’ammazzavampiri e i Soprano: sono quelli, dicono, i due show che hanno fatto delle serie quello che sono oggi. I Soprano, che sono del ’99, ci ho messo un po’ a capirli, e va bene così. Buffy (1997-2003) è stata, insieme a Dawson Creek (1998-2003), la serie di riferimento per i cosiddetti Xennials, raro caso di programma televisivo che ha messo d’accordo ragazzini scemi e critici blasonati. Eppure Buffy io non l’ho mai capita: il problema non è lei, sono io.

In principio, quando ero una ragazzina idiota e tutte le mie amiche impazzivano per l’ammazzavampiri, ho fatto spallucce: del resto le mie amiche impazzivano anche per gli Aerosmith. Poi, quando sono diventata un’adulta un po’ meno idiota e ho cominciato a leggere, e a rendermi conto che gente molto più adulta e colta e sofisticata di me diceva che Buffy ha cambiato tutto, ho provato a sforzarmi, però niente: era proprio più forte di me. Adesso se ne torna a parlare, visto che dal 10 giugno è nuovamente in onda su Spike, canale 49 del digitale terrestre, e che la notizia è stata registrata come una piccola bomba sui miei feed, dove gli Xennials sono orrendamente sovrarappresentati. E a me tutto questo entusiasmo fa un effetto ancora più strano che in passato, come una sorta di FOMO retrodatato. C’è anche un remake in corso, pare senza Sarah Michelle Gellar: la protagonista sarà afroamericana e la sceneggiatura è affidata a Monica Owusu-Breen.

La storia la conoscete tutti. Lei è un’adolescente normale, che però non è normale, visto che si scopre che è la prescelta per combattere contro i vampiri, e che il mondo è tutto infestato di mostri, vampiri e licantropi, anche se nessuno sembra accorgersene (a un certo punto la protagonista fa una battuta sul fatto che i vampiri si riconoscono perché sono vestiti fuorimoda). Messa così, la si potrebbe pensare nel filone delle serie femminil-fantasy di quel periodo lì, come Streghe (1998-2006) oppure, visto che al peggio non c’è mai limite, Xena (1995-2000). E invece no. Perché Buffy è stato qualcos’altro, un nuovo canone di serie tv scritta bene e pensate per il medio-lungo periodo, che coniuga la dimensione della puntata semi-autoconclusiva (“il mostro della settimana”, come la chiama qualcuno) alla serialità. È stata quella fusione tra telefilm e soap opera che ha dato vita a qualcosa di molto meglio dei telefilm e delle soap.

Lo spiega bene David Sims sull’Atlantic: «Oggi può sembrare ovvio che uno show sia centrato sia su ottimi episodi individuali che su un arco lungo e serializzato che si sviluppa nell’arco della stagione; ma quando l’ha fatto Buffy alla fine degli anni Novanta è stata una rivoluzione, una fusione di stili e generi che è diventato un modello per quello che oggi definiamo l’età dell’oro della Tv. Lo show di Joss Whedon, che non a caso ha messo la sua firma anche sulla saga degli Avengers, ha stabilito le basi che ci hanno portato i Soprano, Breaking Bad e The Good Wife. Anni prima dello streaming, Wheadon ha creato un racconto serializzato che si prestava al binge watching, un racconto che faceva di ogni episodio un evento speciale senza distogliere l’attenzione degli spettatori dalla storia più ampia».

Una fan sfegatata è la critica Emily Nussbaum, che nel 2014 ci ha scritto un pezzo per il New Yorker, dove, tra le altre cose, solleva alcune questioni interessanti sul perché non tutti capiscono Buffy.  «Ogni settimana, guardavo i Soprano e Buffy, li amavo entrambi, convinta che David Chase e Joss Whedon stessero trasformando la televisione in qualcosa di radicale e innovativo, il primo decostruendo il racconto della mafia, l’altro costruendo una nuova miscela di horror, commedia e teen drama, il tutto condito dal femminismo». Eppure in un primo momento Buffy era stata accolta con maggiore freddezza dalla stampa rispettabile: l’entusiasmo dei critici è venuto un po’ dopo, seppure non tardissimo. Nussbaum ipotizza che fosse, prevalentemente, una questione di estetica: mentre i Soprano erano uno show scritto benissimo e con un’estetica impeccabile, Buffy era uno show scritto benissimo, ma con un’estetica, insomma, proprio brutta. La Nussbaum, perfida, nota che era l’esatto opposto di House of Cards, serie dove tutto è impeccabile – dai costumi alla recitazione alla fotografia – tranne che la scrittura. Avete presenti quei vampiri col grugno plasticoso? Oppure i licantropi di peluche? Persino la critica del New Yorker, con tutta la sua ammirazione, ammette che fossero involontariamente comici. Questa cosa un po’ mi consola. Perché, ok, il problema sarò anche io, mica Buffy, però i costumi erano davvero imbarazzanti: preferivo quelli di Xena.

Articoli Suggeriti
Secondo Guillermo del Toro persino Frankenstein può essere bello, amare ed essere amato

Contrariamente al romanzo, la Creatura del film non è affatto l’“abominio” descritto da Shelley, anzi. Ma questa non è l'unica libertà che Del Toro si è preso.

Aphex Twin ha caricato a sorpresa su SoundCloud due nuovi brani ispirati a una vacanza in Sicilia

Le tracce sono comparse a sorpresa sulla piattaforma e sarebbero state ispirate a una vacanza italiana fatta con la sua compagna.

Leggi anche ↓
Secondo Guillermo del Toro persino Frankenstein può essere bello, amare ed essere amato

Contrariamente al romanzo, la Creatura del film non è affatto l’“abominio” descritto da Shelley, anzi. Ma questa non è l'unica libertà che Del Toro si è preso.

Aphex Twin ha caricato a sorpresa su SoundCloud due nuovi brani ispirati a una vacanza in Sicilia

Le tracce sono comparse a sorpresa sulla piattaforma e sarebbero state ispirate a una vacanza italiana fatta con la sua compagna.

È morto Tom Stoppard, sceneggiatore premio Oscar che ha reso Shakespeare pop

Noto al grande pubblico come vincitore di un Oscar e di un Golden Globe per la sceneggiatura di Shakespeare in Love.

A Sanremo tiferemo per Sayf

Padre italiano, madre tunisina, una vita tra Rapallo e Genova, non riesce a scegliere chi preferisce tra Bob Marley e Fabrizio De André, ma soprattutto è una delle più interessanti novità del rap italiano: la nostra intervista, per arrivare preparati al Festival.

La parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary è rage bait

Si traduce come "esca per la rabbia" e descrive quei contenuti online il cui scopo è quello di farci incazzare e quindi interagire.

A giudicare dai nomi in gara, Carlo Conti vuole che Sanremo 2026 piaccia soprattutto ai giovani

Tanti nomi emergenti, molto rap e veterani al minimo: è questo il trend di Sanremo 2026, pensato per un pubblico social e under trenta.