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08:26 martedì 11 novembre 2025
Dopo il flop di Megalopolis, Francis Ford Coppola è così indebitato che ha dovuto mettere in vendita la sua isola caraibica privata Dopo un orologio da un milione di dollari, Coppola è stato costretto a rinunciare anche all'isola caraibica di Coral Caye, suo ritiro estivo.
Si è scoperto che il Fedora Man, l’elegantissimo uomo fotografato il giorno della rapina al Louvre, è un 15enne che si veste sempre elegantissimo Non un giornalista né un detective né un cosplayer né un buontempone: Elias Garzon Delvaux è solo un ragazzo a cui piace vestire elegante e visitare musei.
Lo scandalo che ha portato alle dimissioni dei capi della Bbc ricorda molto la trama di The Newsroom 2 di Aaron Sorkin Il video manipolato di un discorso di Donald Trump ha portato alle dimissioni del direttore generale Tim Davie e della Head of News Deborah Turness.
Alla COP30 non ci saranno i leader di Stati Uniti, Cina e India, cioè dei tre Paesi che inquinano di più al mondo Alla Conferenza sul clima di Belém, in Brasile non ci saranno né Trump né Xi né Modi: la loro assenza, ovviamente, è un messaggio politico.
Un imprenditore ha speso un milione di dollari per promuovere una collana AI a New York e tutte le sue pubblicità sono state vandalizzate Avi Schiffman voleva far conoscere il suo prodotto ai newyorchesi. Che gli hanno fatto sapere di non essere interessati all'amicizia con l'AI.
Stranger Things sta per finire ma ricomincerà subito, visto che Netflix ha già pronto lo spin-off animato S’intitola Tales From ’85 ed espande la storia ufficiale tra la seconda e la terza stagione, riprendendone i personaggi in versione animata.
Gli azionisti di Tesla hanno entusiasticamente approvato un pagamento da un bilione di dollari a Elon Musk  Se Musk raggiungerà gli obiettivi che l'azienda si è prefissata, diventerà il primo trillionaire della storia incassando questo compenso da mille miliardi.
Nel primo trailer de La Grazia di Paolo Sorrentino si capisce perché Toni Servillo con questa interpretazione ha vinto la Coppa Volpi a Venezia Arriverà nella sale cinematografiche italiane il 15 gennaio 2026, dopo aver raccolto il plauso della critica alla Mostra del cinema di Venezia.

Berlino è ancora Berlino?

La capitale tedesca rimane il posto in cui vivere in Europa? Post-hipster, post-alternativa, ha fatto il giro mille volte per tornare al punto di partenza.

28 Luglio 2017

Quest’anno a Berlino l’estate non è arrivata. Lo dicono i berlinesi medesimi, e a quelli di passaggio come me spiace non poter sfoggiare le loro belle Birkenstock nelle strade in cui sono nate. E però no, alla fine io le ho messe. Qui, mi sono detto, l’estate dev’essere per forza una categoria del pensiero. I tedeschi, campioni di autoconvincimento, dicono che non esiste il brutto tempo, ma solo i vestiti sbagliati. Berlino tutta, del resto, è una categoria del pensiero, ed è sempre più vasta. Riguardate le immagini dei duchi di Cambridge in visita dalla regina d’Europa. Angela Merkel mostra a William e Kate il panorama dalla terrazza del suo ufficio, e quei transfughi della Brexit sono costretti a soccombere al nuovo mondo. Si saranno detti, i reali con i loro tè del pomeriggio, i cappellini pastello, la nobiltà da abbey di campagna: davvero è questa la capitale del continente? Come può un simile ammasso di rovine crucche ed edilizia sovietica essere il cuore del governo di questo (va bene: inutilissimo) pezzo di pianeta? Possiamo rifare il referendum, riprenderci le banche e le case farmaceutiche?

La domanda dei Millennial è invece un’altra: Berlino è (anche, ancora) il posto dove bisogna stare in Europa? Nel loro tormentone estivo i Thegiornalisti cantano «sotto il cielo di Berlino mangio mezzo panino». Il pezzo si chiama “Riccione”: dunque Berlino è l’altra faccia dello stesso turismo di massa? Lo è sempre stata, che discorsi, soprattutto per il pop italiano. L’ultimo video di Francesca Michielin, “Vulcano”, è ambientato qui. C’è lei che gira per la città di notte tra locali sottoterra e kebabbari turchi. Sei vuoi fare il giovane, allora vieni a Berlino. I berlinesi, si dice qua, iniziano a fare cartello. Prima ci ha pensato il governo locale, che ha pesantemente tassato i furbetti dell’appartamentino. Vale a dire la gente, perlopiù immobiliari italiane o scandinave, che comprava interi lotti a Prenzlauer Berg o quartieri simili e li trasformava in palazzi-ostello da piazzare su Airbnb. Giro di vite e, di conseguenza, aumento degli affitti per tutti. Il bilocale che una volta veniva via a 500 euro ora lo paghi quasi il doppio. È finita l’era dei monolocali a breve termine, quelli degli stranieri che venivano qui giusto un po’ «perché tanto si spende un cazzo, poi si vedrà», quella dei quarantenni in Erasmus tardivo? Forse sì. «Negli ultimi tempi, per dire, è notevolmente aumentato il numero di americani che vengono sì ad annusare l’aria, organizzandosi però per soggiorni esplorativi più lunghi», mi dice un amico che vive qui da qualche anno. «È un innamoramento più lento, ma che spesso apre a un progetto di vita concreto. Prima era un mordi e fuggi».

Summer In Berlin

Non sarà più il bengodi di qualche anno fa, ma la città non smette di allargarsi, di includere il più possibile. Sulla porta di un bagno di un ristorante vietnamita non ho trovato i numeri di telefono o i disegni di cazzetti: c’era scritto, tutto maiuscolo, «STOP GENTRIFICATION». La città senza centro ne crea di nuovi in un battito di ciglia. Oggi le più estreme propaggini di Neukölln, quelle che affacciano sull’aeroporto di Tempelhof riconvertito a parco (da noi vent’anni per bonificare gli scali ferroviari, se tutto andrà bene), hanno prezzi da Kreuzberg, metà fighetta e metà post-industriale, come si addice a questi luoghi da videoclip italiano. Il raggio è infinito, si scende e si sale, su fino a Pankow. Prenzlauer Berg, una volta regno degli squatter, oggi è un luogo per giovani famiglie con cane e reddito alto, gli ex alternativi che hanno fatto i soldi. In un confronto di Numbeo tra i prezzi berlinesi e quelli milanesi – i primi sono tutti sensibilmente più bassi, tranne che per i mezzi pubblici e il cappuccino – salta all’occhio la media per la retta dell’asilo: 56 euro tedeschi contro 634 italiani. Si capisce perché figliano tutti. (E lo stipendio medio è: 2000 euro a Berlino, 1500 a Milano.)

«È molto alternativa», commentava un altro amico milanese in visita per un paio di giorni, era la sua prima volta in città. Eravamo in un locale fatto di capanne di legno sulla Sprea, c’era il sole e i berlinesi erano tutti giù di testa, birrette e piedi nell’acqua (ma che dico: bagni! Nella Sprea!). La nostra idea di “alternativo” è la loro idea di “normale”. Per questo quando il turista Ryanair arriva in cerca di brividi – appunto – alternativi, il berlinese non ci sta. Stanno facendo cartello, si diceva. Proteggono la loro unicità. Si mormora che i gestori del Berghain, tempio internazionale della musica elettronica celebre per quanto ti fanno sudare l’ingresso, siano pronti a chiudere o a trasferirsi altrove. In realtà potrebbe essere solo un loro giochetto per confondere le acque: dopo dieci anni, hanno appena aperto una nuova ala dell’edificio, che, oltre al clubbing, si presta a concerti di musica classica, danza, sfilate, tutto ad altissimo tasso di puzza al naso. Ma ormai il weekend lungo in quella discoteca è diventato tappa obbligata per un certo tipo di turista, un’attrazione al pari del cambio della guardia a Buckingham Palace. Il berlinese non lo trova più così divertente.

Berlin Is Mecca For Street Art

Le cose che accadono qui (e solo qui) vanno ancora scovate. È questo che chiede la città. Oggi e domani al Festsaal Kreuzberg è in programma Yo! Sissy, festival a tema queer arrivato al terzo anno di vita. È uno di quegli eventi che possono accadere solo a Berlino. Vi immaginate una due giorni dedicata al gender che unisce concerti e dj-set – e però aperta al più ampio pubblico possibile – in un’altra città? Da noi è impossibile: siamo il Paese delle sagre e delle notti bianche. Ma pure a Parigi, a Londra, a Madrid. Non in piena estate, quantomeno. Chi ha lavorato all’organizzazione del festival racconta di una contaminazione che continua ad essere prodotto Dop di questa terra: «C’era una signora americana sui sessant’anni, aiutava a dipingere le scene. Era molto brava, e in effetti faceva la pittrice, o almeno così diceva. È nata in Texas, si è trasferita qui da poco insieme al marito svedese». Sarà una di quegli americani arrivati per restare. Una sessantenne in Erasmus prolungato. «Un altro, sempre americano, è arrivato per amore e poi è rimasto. Insegna inglese. Poi ce n’era uno di origine asiatica, ha detto che Yo! Sissy è il vero Pride, quello del weekend scorso era troppo mainstream». Ogni porzione di umanità cittadina cerca la sua nicchia, da condividere però con tutti gli altri. Come a dire: le differenze sono ancora un tesoro inestimabile. Nella line-up del festival ci sono nuovi deejay e le Chicks on Speed, è l’evento di punta del weekend, di questi weekend che non finiscono mai, vanno avanti fino al lunedì, chi può li fa tutti per intero, gli altri un pezzetto, poi si riprende il flusso tranquillo della città. Il quartier generale di Yo! Sissy è dentro Raw, altro concept-qualcosa dentro Kreuzberg, probabilmente era una fabbrica, oggi è sgarrupato quanto basta a renderlo hipster ma senza posa, in modo del tutto naturale, qui dietro questi posti non c’è mai un architetto passato dal mercatino vintage.

La domanda iniziale non l’ho persa: Berlino è ancora il posto in cui bisogna stare in Europa? Si direbbe di sì, o forse liquidarla semplicemente così è riduttivo. Non è giovane e non è hipster, non è cool e non è alternativa, è tutte queste cose insieme e non ha bisogno di ricordarlo. «È un’isola sostanzialmente ancora anticapitalistica», commentano qui, davanti a un avocado toast. È il posto che ha fatto il giro mille volte ed è tornato al punto di partenza, che forse è il tempo presente. Ora le case costano di più e i vecchi punk sono diventati padri di famiglia, i transessuali organizzano i festival con gli anziani e gli stranieri si confondono nella folla. Basta mangiare mezzo panino e perdersi. Alla fine il pop italiano ha sempre ragione.

Nelle immagini: alcune vedute di Kreuzberg e dei resti del muro in corrispondenza con l’East Side Gallery (Getty Images)
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