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No, quello di Ankara non è un nuovo attentato di Sarajevo

20 Dicembre 2016

L’attentato di ieri ad Ankara, dove in una galleria d’arte l’ambasciatore russo in Turchia Andrei Karlov è stato ucciso a colpi di pistola, ha chiamato in causa diversi accostamenti al 28 giugno 1914, quando l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria-Ungheria, venne assassinato da un nazionalista jugoslavo: il celebre casus belli della Prima guerra mondiale. Ma il poliziotto poco più che ventenne che ha ucciso Karlov è davvero il nuovo Gavrilo Princip? Joshua Keating su Slate dice di no, provando a calmare gli animi e a prendere con le pinze questi paragoni.

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In realtà, spiega Keating, la guerra in Siria ha già i crismi della “guerra mondiale”; chi parla del 1914, di norma intende un’escalation che porti il conflitto combattuto a distanza a un nuovo livello, più diretto e in prima linea, simile, appunto, alla Prima guerra mondiale. Ma «tutto ciò sembra improbabile, ed è particolarmente poco probabile che venga scatenato da ciò che è successo». Questo perché le relazioni russo-turche in realtà negli ultimi tempi sono andate migliorando, specie dal fallito colpo di Stato in Turchia di quest’estate, ed è ben più probabile che l’attacco di un estremista contro un diplomatico russo in terra turca servirà da pretesto per una cooperazione più stretta tra i due Paesi.

Inoltre, il fatto che l’attentatore appartenga alle forze di sicurezza turche, oltre a fornire molta materia prima per i complottisti, è già stato inquadrato dai media russi come un tentativo dei “terroristi” di rovinare il rapporto tra la Russia putiniana e la Turchia di Erdogan. Quanto avvenuto, semmai, è una notizia pessima per ciò che resta dei ribelli anti-Assad in Siria, e anche per i civili: nel video dell’esecuzione l’assassino grida «non dimenticatevi di Aleppo», e di certo questo non avrà l’effetto di attirare le simpatie internazionali per la causa siriana, già abbastanza dimenticata.

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