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Come diventare ricchi con le canzoni di Natale

Dal grande classico di Mariah Carey all'edizione deluxe della Pausini. Viaggio nel business delle compilation natalizie.

di Mattia Carzaniga

“All I Want for Christmas Is You” di Mariah Carey, uscita il 1° novembre del 1994, è appena entrata nella Top 10 delle canzoni più ascoltate, vendute, streamate di tutti i tempi stilata da Billboard. Ogni anno incassa quasi mezzo milione di euro – 425.000, per la precisione – in diritti d’autore, laddove l’autore sarebbe la stessa Mariah insieme a Walter Afanasieff. Quest’anno ha ispirato il film d’animazione direct-to-video, vale a dire senza passaggio nelle sale, Mariah Carey’s All I Want for Christmas Is You, lo ha prodotto Mariah, la protagonista è una bambina di nome Mariah che sogna un cucciolo per Natale. Negli ultimi vent’anni non si ricordano altri instant classic delle feste capaci di creare un indotto così spaventoso. Ma l’America e il Natale hanno un rapporto speciale, se togli una Mariah resta comunque tutt’una galassia di standard natalizi dove buttarsi come dentro una miniera d’oro.

Chiunque c’ha provato, Ella e Louis come Christina Aguilera, Frank Sinatra come Leona Lewis. Nell’anno di magra piazzo il disco di Natale e con le vendite mi ci copro il mutuo. Oppure faccio la Christmas edition del mio album appena uscito e raddoppio gli introiti (ma questo è un altro discorso). La sopportazione dell’orecchio americano per classiconi come “Have Yourself a Merry Little Christmas” o “Santa Claus Is Coming Town” pare infinita, non si spiegherebbe altrimenti la consueta invasione di strenne discografiche. Ormai hanno convinto anche noi, vai all’Esselunga o da Intimissimi e troverai in sottofondo quelle stesse compilation, ci credo che Mariah fa l’albero di Natale a ottobre: ogni inverno è una festa vera. Tolti i Michael Bublé che fanno i Michael Bublé, le operazioni possibili sono un paio, sempre le stesse: gli standard natalizi applicati al genere e al gusto del cantante di turno (“Under the Mistletoe” di Justin Bieber) o il cantante di turno che molla il suo genere e gusto e s’inchina allo standard natalizio (“Kylie Christmas” di Kylie Minogue). Quest’anno l’operazione intermedia l’ha fatta Gwen Stefani, nata come diva indie con i No Doubt e diventata oggi una specie di Antonella Clerici che piace a grandi e piccini, a Natale si dice così. Fa il giudice a The Voice, si è messa con il collega giudice Blake Shelton (un cantantone country, per chi non lo sapesse), quest’anno ha pubblicato You Make It Feel Like Christmas, dentro ci sono i soliti pezzi – “Santa Baby”, “White Christmas”, “Silent Night” – e qualche inedito, tra cui il duetto con il fidanzato, e chi se no, che dà il titolo all’album. Pure Blake Shelton ha fatto uscire un disco di Natale, ovvero la riedizione per il quinto anniversario (capirai) del suo Cheers! It’s Christmas. Quest’anno la coppia si ripaga ampiamente tutti i regali ad amici e parenti.

Christina Aguilera Performs in The 2011 Disney Parks Christmas Day Parade

Nel mezzo delle macchine confezionate per fare, si spera, soldi – The Christmas Records dei Beatles, e pace alla buon’anima di John Lennon, Let It Snow dei 98 Degrees, parlandone da vivi – lo sforzo più interessante viene probabilmente da Sia, altra autrice bilionaria diventata popstar in proprio (per il grande pubblico: è quella con la parrucca che le copre la faccia). Dopo aver firmato le canzoni di quasi tutti i film dell’anno, ha chiuso il 2017 con Everyday Is Christmas, prodotto furbo ma delizioso, solo pezzi inediti, il primo singolo “Santa’s Coming for Us” si sente parecchio anche nei negozi italiani. «Abbiamo un sacco di vecchia musica di Natale, ma quella nuova non mi è mai piaciuta, perciò ho buttato giù delle idee, ho fatto una lista di parole, “mistletoe” (vischio), ok, e poi cosa, “ho ho ho”, va bene pure questa, tutto è nato così, per caso». L’evoluzione dell’album di Natale secondo l’autore moderno è questa: non lo faccio per i soldi, ma perché mi annoiavo della solita Mariah.

Inevitabile che quest’ondata di vischio e bastoncini di zucchero arrivasse anche da noi: abbiamo definitivamente importato Halloween, lo stesso è successo con gli album di Natale, inaugurati nell’epoca moderna da Canzoni per Natale di Irene Grandi, correvano le feste del 2008, c’era pure una versione di “Somethin’ Stupid” cantata insieme ad Alessandro Gassman. Quest’anno abbiamo il Natale swing di Christian De Sica, col titolo più bello di sempre: Merry Christian. Nel video diretto da suo figlio Brando che accompagna il singolo “Jingle Bells “c’è una specie di barbone che finisce in uno studio di registrazione e s’immagina (forse) l’attore che canta dentro al solito quadretto anni cinquanta, siamo eternamente condannati al Natale anni cinquanta. È la cosa più Stranger Things prodotta in Italia quest’anno. Poi c’è il Natale ska di Giuliano Palma (Happy Christmas), quello amicidimaria di Sergio Sylvestre (Big Christmas, complimenti per il titolo), quello acustico di Paola Iezzi, cioè la Paola di Paola e Chiara (A Merry Little Christmas, forse il migliore), quello pop Roma Nord di Thegiornalisti (Happy Christmas John, divertissement scritto per la festa aziendale di Radio Deejay). Non contenta dei dischi di platino collezionati l’anno scorso, Laura Pausini è tornata con l’edizione deluxe diciotto carati di Laura Xmas, italiano inglese spagnolo tutti insieme, a riconfermare che anche da noi c’è un’unica e sola Mariah.

 

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